"Nonna Nora, che masticava un po' di tedesco, diceva di presentarsi anche ai nemici come si è: appartenente ad una famiglia perbene, benpensante, degno membro della famiglia Coen". "Per tutto questo, io, Selma Coen, confermo che il mio racconto non è influenzato da nessun senso di colpa."
Queste due frasi sono una sorta di manifesto del senso della narrazione sottesa al romanzo di Sarah Zuhra Lukanić. Perbenismo borghese da una parte, rifiuto
Essere moglie di Omar, un dottore mussulmano addetto al tribunale di Sarajevo, desiderare di arredare la propria casa con mobili veneziani e riprodurre nella camera da letto la laguna veneta, sono chiari indizi di una vita fatta di totale assenza di valori, che genera a sua volta una "anestesia morale", così profonda da non lasciar filtrare nessun senso di colpa per ciò che si compie. E' lo scarico delle responsabilità, è la incapacità di compiere delle scelte è la fuga in un esaspèerato estetismo che lascia quasi inebetiti e non permette nemmeno agli altri di scernere con compiutezza il proprio comportamento. Anche la musica, la divina musica di Mozart, serve alla edulcorazione estetica della vita che produce la completa assenza di senso etico
Il romanzo di Sarah Lucanić si snoda nel raccontare la progressiva anatomizzazione dell'io della protagonista nel disvelamento di un amore, che, sopito per il marito in q1uel clima di perbenismo borghese, rivive per chi è carceriere della sua esistenza.
Siamo nella Sarajevo della guerra civile balcanica della metà degli anni '90 e la casa di
Le atrocità della guerra, dall'assedio di Sarajevo, alle stragi al mercato, alla barbara azione dei cecchini che sparavano su persone inermi che camminavano per la via, rimangono sullo sfondo e sono appena avvertite perchè l'insistenza del narratore è sui moti psicologici di Selma, sullo scoprire che il suo cuore batte di nuovo per il carceriere e non più per il marito.
"Io, Selma Coen, confesso che mi mancano quelle lunghe chiacchierate nel mio salone
La fine della guerra significa per
Il romanzo, o forse lungo racconto, si legge con trasporto, perchè, pur in assenza di azioni, il lettore è desideroso di scoprire come il rapporto fra carceriere e carcerato si sviluppa, quale esito riserva. Sotto questo punto di vista il romanzo è pienamente riuscito. Forse il senso ultimo è una condanna durissima - questo ci pare di capire - nei confronti dell'anestesia
La tecnica è direi pressocchè cinematografica, quella alla Visconti di "Morte a Venezia", perchè è lenta e insistente su particolari che danno poi senso e significato a tutta la narrazione.