El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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sei proiezioini sull'asse parola

federico federici

stacca, parola,
il nome ai vivi,
dei morti non
rimanga nulla
andandosene l’ombra,
rimessi schiena
a schiena a non
lasciare spazi,
accumulino in sé
le ossa della terra

ripeti, sì, riprendi
pelle alla corteccia
e vertebra alla pietra
e sàtura varici all’erba
trita e ritraduci strenua
nei movimenti rigidi
del bosco i nervi,
alterna i muscoli
alle foglie e i rami
agli arti stesi uniti
fossili nel sonno

scava, per fame di silenzio,
il solco intorno alle radici
rugose e calcinate ai muschi,
perimetra le cose nelle dita,
afferra, affèrrati dai bordi
ad ogni cavità di terra,
sporgi, dirada la forbita
foga delle voci, le nubi
dei rumori che coprono
brusìo di sciami

accòrdati nel freddo
a questa opaca, querula
memoria che trasuda
senza requie e sàtura
loquace lo spessore
dei discorsi, addestra
alla misura infinitesima
il pensiero e per difetto
accoglilo nel nulla, dài
prima fiato, voce poi
e spinta a che ritorni
sempre al mondo,
traspari più lucente,
più trafiggi cose arse
più ti chiedono del fuoco

ma tu addentrati,
chiamata a nome dell'addio,
nell'incuria delle brine,
nei grumi aridi del freddo,
nelle radure rase a zero,
nella cattiva erba annuncia
il nero del giorno e scuoti
i pullulanti assalti d’api
ai fiori, le linee e i punti
convergenti sulla fine

nel lungo, estenuante elenco
scaccia in ogni luogo
il suono in ogni cosa
il nome inutile morente
penultimo morso prima
della fine

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Anno 10, Numero 40
June 2013

 

 

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