Nota biografica | Versione lettura |
L’αγαπη ove si spande
il tuo profumo nell’alba
innamora i cuori:
buze, buze cu linişte
care zic, cuvînt albastra,
sbocciare nel chiarore
dei tuoi occhi.
L’amore conosce la lingua dell’amato.
Come il cavo della mano
conosce la pelle e la carezza;
come il labbro conosce
la piega che lo curva nel sorriso;
come l’ombra conosce
l’essenza del suo essere
nell’essere chinata
su un raggio di luce;
così l’amore conosce
la lingua dell’amato.
La voce dice il proprio desiderio,
l’essere soltanto quell’attesa
dove l’amato rompe, si dischiude,
si circonda come il centro e la rosa:
l’amore è l’essere più intero,
perché è l’essere l’altro
che è in lui com’è il pieno
di senso dentro il vuoto
nel corpo a lui donato.
Sei il segno segnato dentro me,
semn în cenuşă, sămînţă din cenuşă,
semnătură nella carne dell’anima,
nel nulla che diviene
vita, che diviene
nulla; floare care înfioră.
Se il niente era per Lui una ferita
e medica la nostra vita l’eterno dolore,
che cosa medica per noi il non esser
più, parola del profumo quando
è svanita la rosa?
Parola: congiunzione
dell’essere e del nulla,
curva sinuosa delle braccia
equidistanti dal fuoco
del proprio cuore.
Sei il senso che nasce in me,
inimă şi creieri
în sufletul în vîntul:
divengo la tua lingua
a pronunciarti, divengo lingua
per trovarti in me.
Si poveşti.
La morte che abbiamo attraversato
per congiungerci in questa
mensa battezzata di luce
niente di noi ha risparmiato
– i volti, i baci, le mani.
Ne plibam pe bulevarde,
vîntul ne-azvîrlea îm păr.
Sono trascorsa in te, la terza sillaba
dopo la seconda e la seconda
dopo la prima, la prima sul silenzio,
come tu nella carne
mia. Sono trascorsa dal tempo
a ciò che lo trascende,
voce di voce, voce di ragione,
respiro. Il nostro nulla
è l’onda che canta sul fondo
del pensiero. E questa morte
è la rosa oltre il verbo
muto di Dio.
Per ogni labbro che nella pace dice.