El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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lontano dagli occhi _storie di tratta e prostituzione

elena bellei

Adesso in fondo al mare non si sente più niente, nè sonno nè fame.
Le bocche catturano le alghe, e mantengono giovani le anime, che non sono mai stanche, e non si fermano neanche per dormire.
Camminano, sollevando coi piedi la sabbia finissima che disegna una mezza luna e ricade, senza intorpidire l’acqua. Urtano i cespugli di posidonia e sprigionano bolle d’ossigeno. Ora sono le piccole a giocare con le bolle. Camminano, sui fondali pietrosi che feriscono i piedi, e confondono la vista, se una manta immobile finge di essere roccia….
Devi essere svelta, buttarti subito, in modo che rimanga solo il corpo sulla strada…
Il richiamo dei mostri delle profondità marine, così familiari, e le correnti gelate che consolano le balene ferite, i rumori assordanti delle maree, producono una nostalgia così forte da non poter resistere.
Qualcuna scende in mare dalla spiaggia, trascinando il risciò, qualcuna si cala dalla roccia approfittando della schiena di un onda...
Galleggiano sugli abiti gonfiati dall’acqua…

Tatiana non l’ho mai vista sorridere. Lei non parlava. Era come se vivesse senza respirare. Dura come le sue mani da contadina. E zitta. Voleva solo arrivare, non le importava di stare in venti in una stanza e mangiare solo biscotti.
“Lidya taci Non gridare. Se fai casino ti ammazzano.”
Eravamo partiti da Stefanvode. Alina aveva venduto la casa. Olga era piccola, sembrava una bambina, veniva da Rostov, sul mare ghiacciato di Ucraina. Vendeva il pesce al mercato, quando ce n’era.
Qualcuno dice che è ancora sulla strada….. …lei nessuno l’ha salvata.

Veniva per fare la cameriera.
Avevamo tutte risposto all’annuncio…..Tremila euro tutto compreso, viaggio, visto e lavoro assicurato…..
Una famiglia aspettava me, per tenere i bambini.
“Pronto. Certo mamma tutto bene. Sai il viaggio è lungo. Il viaggio è più lungo. Si si, tutto bene. E’ che c’è molta neve, non si va avanti, c’è troppa neve. Aspettiamo una corriera. Si Una corriera per la neve. Poi c’è da attraversare la Polonia poi la Germania, sai è lunga la Polonia non è mica corta. … ma se non l’hai mai vista , cosa vuoi sapere…
Si va piano per via della neve…… Certo certo tutto bene. Adesso? Bè Questa notte siamo in un albergo, bellissimo, con la doccia. Ciao mamma ciao ciao.”

Perché siamo fermi qui da 15 giorni? Ma dove siamo? Dov’è l’Italia? Dove sono i nostri documenti? Perché stiamo qui in mezzo alla campagna? Ascoltami.
Ah la principessina russa alza la voce. La Principessina protesta. Vieni a ballare con noi. Vieni a bere con noi Votka. che scalda anima…dicono al mio paese Scalda anima.
Tu ce l’hai anima principessa? Ce l’hai?
non ti serve a Italia, non serve anima.

Una notte ci mettono sul camion …, che porta lavatrici, tutte in piedi, in mezzo alle lavatrici. Il telo non chiude, sbatte, fa un rumore pauroso, entra il gelo. Julia trema perde le forze sta per svenire. Tatiana la prende, la strattona “Hei, adesso ti sei trovata il momento di svenire?” E la rimette in piedi con uno schiaffo.
Per il resto del viaggio restiamo mute con la testa bassa, non ci guardiamo per non vedere i nostri occhi perdere l’umanità.

Se un uomo di buona volontà cercasse adesso l’anima di Olga dovrebbe arrivare alla tenebra del mare, il mare gelato di Azov.
Laggiù è notte, tanto che i pesci che vivono in queste zone sono ciechi. I raggi di luce che penetrano l’acqua non hanno colori, perchè la forza dell’onda li frantuma e il rosso diventa nero, e se l’anima di Olga è ferita il sangue non si vede. Al suo posto appare una lunga scia nera che attraversa gli oceani, e se si avesse la pazienza di percorrerla, si scoprirebbe abitata da donne bambine. Ma lui non cerca l’anima di Olga. Nè delle altre che non si sono salvate, che si muovono con passi lunghi sul fondo del mare, con capelli danzanti per via delle correnti. E’ lì che vivono le anime e non hanno altro compito se non quello di stare nascoste, in modo che il mondo non si accorga di loro.

Ci scaricano vicino a una stazione di benzina, fuori Berlino
Ci danno del pane e delle sigarette… quelle non ce le fanno mai mancare.
Per la prima volta vedo riflessa la mia immagine nella vetrina sporca del benzinaio. Mi mostro spavalda….. La spavalderia che viene dalla paura.
Poi le macchine arrivano, una per volta. Un tipo scende e pulisce il vetro. Quello è il segnale per noi e noi dobbiamo salire.
Ogni auto ne porta quattro. Non sappiamo dove andiamo, non sappiamo se ci rivedremo.
Dopo un’ora siamo in un monolocale dall’altra parte della città. Di nuovo insieme.
Ci dividiamo i biscotti che restano ….Quattro dormono sul divano… le altre in terra.
“Tieni duro Alina non è niente è solo un po’ di febbre, smettila di tremare, devi essere forte. Metti due paia di calze e prova a dormire che domani è tutto passato”

Dopo una settimana c’è una specie di smistamento, come si fa con i pacchi alla dogana. Ci dividono.
In quattro saliamo su un autobus. Ci danno un biglietto e ci spediscono a Parigi….. lì ci aspettano altri uomini…. altri cani da guardia.
Passiamo una notte in macchina in un parcheggio vicino alla stazione. Al mattino ci danno un cartone di latte e un pacchetto di sigarette.

“Pronto. Sì, Bene tutto bene. Si a Parigi, poi andiamo in Italia. Si passa di qua per andare in italia.
Sì, si passa di qua Ma cosa ne sai che non sei mai uscita da Rostov. Fammi parlare con Igor……
Igor hai mangiato? Stai bene?……… Stai bene?

Con un gesto lento da sembrare dipinto Olga scioglie il nodo dei capelli e sbottona la camicia. Ha inventato un rituale speciale che mette la cattiveria all’inguine e alza la febbre dell’uomo che vorrebbe imprecare se lei non si muove più in fretta. Ma adesso è’ lei che comanda. A volte aggiunge un supplemento di lentezza, così, per umiliazione.
Adesso sì che Olga è brava. Lo dicono tutti. Vale più di cento euro……. e nessuno la salverà.
Non ha sempre vissuto nel mare gelato di Azov l’anima di Olga. Prima stava al suo posto, dentro il filo puro del suo respiro. Poi per disgrazia una sera è diventata bella e più pregiata del pesce del suo mercato.

Idris? Lei sì l’ho vista ridere, quelle risate generose delle donne africane. Era lei a fare coraggio a noi. Aveva quattro figli in Nigeria. Era partita per loro. per lasciare dietro la miseria e trovare qualcosa…. In un posto o in un altro del mondo. Sulla strada di notte abbracciava le donne per scaldarle.
“Sai non ci capiti nella strada –diceva- capiti al supermercato sì, passi di lì ti serve un pollo, vai al supermercato.
tutti ci possono andare al supermercato
Tutti possono mangiare un pollo, sulla strada no, non ci capiti”.
Quanto avevano pagato per comprare Idris? Quanto costava Olga? Chi aveva comprato me? Cos’era che alzava il prezzo? Le gambe? La bocca? Chi mi avrebbe rivenduta?
Idris aspettava i clienti sul ponte, lì a pagare la presunzione imperdonabile di aver avuto un sogno.
“il mio sogno?-diceva - Cucinare per i miei figli , coprirli quando dormono, ridere con loro. Sì ridere con loro. Questo mi manca”

Devi andare sù in Europa - dicevano a Idris- devi andare su.
Ma dov’ è sù Dov’ è? sù in Europa, su.
C’è un altro mondo sù, e da sù puoi guardare giù. E da su vedi l’Africa. E tutti quelli che stanno là sotto
Lei lo immaginava di cristallo questo mondo che stava sù, lucido, brillante, come un bicchiere lavato bene.
Lo immaginava un paradiso. Un paradiso pulito…
Sono sicura che adesso sta bene. in una casa con la cucina, col forno , le tende.. e tutto.

Un uomo sudava su di lei e un ciondolo d’acciaio che gli pendeva dal collo, legato a un laccio di pelle nera, le sbatteva sul naso, con ritmo uguale. E lei pensava che fosse il luccicchio del ciondolo che si allontanava e si avvicinava agli occhi a darle il vomito, a bruciarle la pancia, e a farla sanguinare sotto. Aveva provato a chiudere gli occhi ma anche gli occhi dondolavano avanti e indietro dentro le orbite e senza liberarsi un momento da quel ciondolo lucido, che ormai sentiva conficcato in una piega del cervello. Pensò che per salvarsi avrebbe dovuto buttare la sua anima nel mare gelato di Azov, giù. Devi essere svelta Olga in modo che resti solo il corpo sulla strada

Arrivo di mattina dalla famiglia che cerca una baby sitter dico Dove sono i bambini? Eccoli i bambini - dice l’uomo….
Mi guardo intorno…. Il più piccolo ha 18 anni….
“Prova a scappare ti riempio di botte, - mi dice l’uomo -300 euro a notte ok? Ai clienti chiedi i documenti. Solo italiani. Siamo intesi!”

Tutte, chi più chi meno, conservano nel limbo del cervello, il fotogramma del giorno in cui hanno buttato l’anima. Il cruscotto della macchina, una cintura di cuoio che si sfila dai passanti dei pantaloni. Un repertorio che non fa più male. Perchè lì dove sono ora non può succedere niente. Sono al sicuro. Anche quando passano grosse nuvole e la tenebra si fa ancora più buia, lì non provano spavento. Sono Arpie senza vendetta. Pescicani senza ferocia.
Devi essere svelta Idris, Buttarti giù, nel mare caldo di Ibadan spazzato dal vento umido dell’equatore, in modo che resti solo il corpo sulla strada….Solo il corpo sulla strada.

“Quindici minuti, 30 euro, bocca figa! Non devi dire altro. Ehi troia… Non metterti in testa di scappare…. che ti ritrovo” Un tipo mi paga, non vuole sesso, e mi picchia.
Uno mi copre di insulti …. mi scaraventa dalla macchina Un altro torna a cercarmi, mi dice ti amo.Sei bella Vieni con me. Scappa da questo inferno Le sue parole mi scaldano il corpo ….e sono senza difese Ti amo Sei bella…..
Anch’io ti amo gli dico ….e vado con lui. Sono nella sua casa…e sono schiava….. per mesi. Ora è lui il mio padrone, e tutto ricomincia da capo.
Ho visto la sua faccia in Questura quando ho denunciato. Ho visto tutte le facce in Questura. Una ad una sfilavo le foto dal mazzo e le mettevo sul tavolo. In fila… una dopo l’altra… E’ questo E’ questo E’ questo….

Poi succede che l’anima di Olga si mette davanti a tutte, scombinando con un moto repentino l’immenso nero. La gigantesca scia disegna una curva imprevista, abbandona il percorso circolare della terra e comincia a salire. E’ dalla spiaggia più lunga dell’ emisfero sud che escono le anime, perchè qui il vento è forte.
I primi giorni il viaggio è scomposto. Salendo si urtano, disperdono senza prudenza fitti banchi di pesci, i capelli si impigliano. Mano a mano che il nero si scolora e la luce comincia a filtrare, la salita si fa più rapida e possono contare sull’aiuto delle meduse per spingerle in superficie. La marea si ingrossa e avanza di notte, per abituare gli occhi alla luce. Mentre gli umani dormono un sonno satollo, toccano la riva. Un fiume d’anime, vomitato dal mare, percorre le spiagge dell’emisfero sud. Attraversa i porti, i mercati del pesce, i centri abitati, le campagne coltivate, i parchi con gli scivoli e le altalene, e le chiese. Un frastuono accompagna la marcia con lo stesso battito, per l’emozione di quello che succederà. Quando il primo a vederle cadrà per terra scosso da un sentimento di vergogna.
Visto da qui appare un immane corteo, che non si è mai nemmeno immaginato prima, di cui solo vagamente si intusce l’intenzione. Si ingrossa, si abbellisce di alghe per rendersi visibile, rovescia le meduse come fossero ombrelli, a riparare la testa per quando uscirà il sole. E si rimette in marcia, innarrestabile, per farsi guardare. In modo che il mondo si accorga di loro.In modo che il mondo si accorga di loro.

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Anno 7, Numero 30
December 2010

 

 

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