El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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pap khouma

Cari lettori d’Italia e del mondo,

Il 1 marzo 2010 gli immigrati d’Italia hanno organizzato uno sciopero che ha avuto un’adesione di più di 300.000 persone. Tanti italiani hanno dato il loro sostegno e hanno partecipato alle manifestazioni pacifiche, alle iniziative culturali e ai raduni di piazza che si sono svolti in 60 città. I sindacati tradizionali che erano inizialmente titubanti hanno dato alla fine il loro appoggio.
L’idea era nata soltanto due mesi prima da un gruppo di giovani donne italiane e straniere residenti a Milano. Avevano saputo che anche in Francia gli immigrati avevano scelto il 1 marzo come giornata nazionale di protesta. Spontaneamente sono nate dei comitati promotori in varie città italiane che hano contributo al buon esito dell’evento chiamato anche “Una giornata senza di noi”, cioè senza immigrati. Immigrati residenti in Grecia e in Spagna si sono fermati anche loro il 1 marzo 2010.
Lo sciopero del 1 marzo era un ennesimo modo per attirare l’attenzione delle istituzioni e delle opinioni pubbliche europee ed internazionali sulle discriminazioni, sulle strumentalizzazioni, sullo sfruttamento, sulle carenze giuridiche, in sostanza sulle reiterate violazioni dei diritti dell’uomo di cui gli immigrati e le loro famiglie sono vittime nei paesi sopra elencati. L’abbiamo già scritto sul el-ghibli, perché si cessi di confondere di proposito l’immigrato disonesto, l’individuo come esistono in tutti i ceti delle società, con la massa di immigrati che si sacrifica quotidianamente per la crescita economica, sociale e culturale dell’Europa.

Cari lettori, insistiamo perché drammi, non tanto isolati, come quelli successi a Rosarno, in Calabria nel gennaio 2010 vengano prevenuti e scongiurati nel bene e nella dignità dei rosarnesi, degli immigrati e degli italiani.
Sono andato a Rosarno, il 1 marzo 2010 e ho detto al numeroso pubblico presente nel corso di un dibattito imbarazzante che loro, i rosarnesi, hanno organizzato un pestaggio e una caccia ai negri, come facevano gli affiliati del ku klux klan nell’Alabama degli anni 30’, 40’ e 50’ e i boeri del Sudafrica fino all’inizio degli anni 80’. Erano presenti Fausto Bertinotti, ex Presidente del Parlamento italiano, Laura Boldrini, rappresentante dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati, Tito Boeri, docente di economia all’Università della Bocconi di Milano ed esponenti dell’Arci locale e nazionale che avevano organizzato l’incontro. Ho sottolineato che le immagini filmate e le frasi razziste pronunciate contro i neri a Rosarno e diffuse dalle televisioni, reti informatiche e giornali del mondo intero sono ignobili per i rosarnesi, calabresi, italiani, europei, africani e per gli individui di qualsiasi origine che ritengono sacra l’inviolabilità della dignità dell’essere umano.
Ai rosarnesi, ho ricordato le parole del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella che in maniere semplice aveva affermato a Milano durante la presentazione del suo libro “Negri, froci e ebrei (consiglio vivamente la lettura): “A Rosarno sono stati sfruttati e cacciati degli immigrati per bene. Nell’Italia di oggi, soltanto delle persone oneste lavorano nei campi più di dieci ore al giorno per circa 3 euro all’ora ed accettano (ndr: o sono costrette) a vivere in condizioni disumane nelle fabbriche diroccate senza acqua né elettricità”.
L’attuale ministro degli Interni della Repubblica italiana ha affermato senza ridere che: “I rosarnesi sono stati troppo tolleranti con gli extracomunitari (africani!?)”. Sembra una battuta da cabaret ma quando un ministro indossa i panni del giullare, l’ironia diventa funesta.
Vi chiedo di permettermi questa seguente digressione.
Nella storia recente tanti giullari hanno indossato i panni dei potenti e li hanno derisi, suscitando in noi un riso amaro. Possiamo citare gli esempi di Charlie Chaplin in tanti ruoli tra cui quello del “Grande dittatore” e più vicini a noi, il menestrello Dario Fo e l'istrione Roberto Benigni. Nelle tradizioni dei popoli era permesso ai giullari deridere tutti compresi il re e la sua corte. Oggi nel nostro paese i ruoli si sono invertiti. Il potere e il re e la sua corte in testa sono scesi in campo con gli abiti dei giullari, hanno designato al popolo il nemico di turno da aggredire. Attualmente il bersaglio è l’immigrato o il rom, nemici che valgono per tutte le stagioni. Il potere o il re hanno gli strumenti, anche coercitivi, per ripararsi dalle raffigurazioni dei giullari. L’immigrato non ha voce, perché non ha diritto di voto, non può nemmeno mettere il naso sui fatti che riguardano la sua vita e quella della propria famiglia. L’immigrato non ha strumenti per ripararsi dalle insinuazioni del re giullare. Deve soltanto subire e tacere.

Cari lettori, el-ghibli ha più volte sottolineato la paradossale dicotomia quando l’Europa deve affrontare i diritti dell’uomo all’interno o fuori dai propri confini. E’ difficile mettere in dubbio che in questi cinquant’anni le istituzioni sovranazionali europee si sono dotate di strumenti adeguati per garantire ai propri cittadini l’accesso ai diritti e libertà fondamentali: libertà di movimento, di residenza, di espressione, di culto, diritto di ricongiungimento famigliare, di cura, di assistenza, di voto, di espressione, di lavoro, di avere dignità, ecc. Alcuni paesi dell’Unione Europea spesso vivono queste disposizioni come dei limiti alla loro sovranità nazionale. Altri, compreso il nostro, riservano l’applicazione della maggior parte di queste disposizioni soltanto ai propri cittadini e non ritengono di doverle stendere ai residenti stranieri, soprattutto se essi provengono dai paesi detti del terzo mondo. A quest’ultimi, in tutti i sensi, sono specialmente riservate delle normative nazionali sempre più punitive. Tanti paesi europei, il nostro in prima fila, si sono autoproclamati paladini dei diritti fondamentali negati ai popoli delle aree definite sud del mondo. Mentre proibiscono alle loro navi di soccorrere centinaia di migranti alla deriva su imbarcazioni di fortuna nel mar Mediterraneo, mandano i loro soldati a combattere ed a morire per “l’affermazione di una giustizia universale”, sic. E’ più o meno in questi termini che sono state giustificate le guerre in Afganistan e in Irak.

Concludiamo con queste due poesie.

NOI E LORO

noi e loro: separati da un foglio di carta,
duro e buio come la cattiveria.
noi e loro,
transennati in code incomunicanti
per accedere ai comuni incubi delle questure.
noi e loro,
lacerati da un debito plurisecolare:
loro non lo sanno calcolare,
noi non sappiamo come fare per ripagare!
noi e loro,
intimiditi da timori subliminali,
ch’a volte montano in paure e terrori.
noi e loro:
racchiusi in recinti dialettali,
con apposite, separate, pietanze e preghiere e rosari e candele.
noi e loro, distanziati:
nei cud, nei rid, nei bot e cct e nella frequenza
dei test di gravidanza.
noi e loro, divisi, sembriamo un triste fenomeno da baraccone
e ci ammaliamo di vergogna.
noi e loro, uniti e mescolati,
saremo, almeno per un giorno, una novità strabiliante.
ci sarà, tra noi e tra loro, qualcuno
che più degli altri ci prenderà gusto
e pretenderà di replicare la mescolanza unita
ogni santo giorno:
è quello che si chiama “il punto di non ritorno”.

Pabuda detto Paolo di "Todo cambia"

OMBRA

E' l'altro lo vedi!

Quello là venuto da fuori
come un pescatore senza bussola,
su una piroga
con gli ormeggi rotti

E' lui quello là

in balia di un mare
capriccioso
di un tempo
agitato.
Vento di sabbie,
tempeste di neve.

E' il tuo vicino di casa...
lo vedi!
quello là
il cui nome sembra strano e
la sua parlata di laggiù
disturba...

E' l'altro. Lo sai!
questa palma del Teneré
venuta a piantarsi
nel tuo giardino nel Tevere
cambiando per sempre
il paesaggio.

E' l'altro
quello là
diventato te, legato
allo stesso carro dal destino
e mai più
te ne separerai.

Pap Khouma
Milano 1991

In questo numero ospitiamo. Per la sezione racconti e poesie: felicitas burgi, artur spanjolly, candelaria romero, darien levani; per la sezione stanza degli ospiti: domenico margiotta, elena spagnoli, ennio abate; per la sezione parole dal mondo: Imtiaz Dharker, Antjie Krog, Adaobi Tricia Nwaubani; per la sezione generazione che sale: Benedict Fritze; per la sezione interventi: masturah alatas, emilio giacomo berrocal, sabatino annecchiarico, daniele barbieri.

Buona lettura
Pap Khouma

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Anno 6, Numero 27
March 2010

 

 

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