Pare si stia affermando un nuovo senso-comune: una certa "nuova destra", derivata dalla "vecchia sinistra", emette, a partire dai luoghi di potere che ora occupa, pareri negativi sui tentativi di democratizzazione delle nostre società. Uno dei bersagli preferiti è stato il "multiculturalismo". Ma si tratta di demagogia, dato che il parere negativo è emesso sulla base della completa omissione degli antecedenti (nazionalismi, razzismi,ecc.) contro cui il "multiculturalismo" era stato promosso. Tuttavia neppure la sinistra può sottoscrivere acriticamente modelli (come "multiculturalismo") senza procedere a una valutazione delle loro potenzialità e limiti. E' attraverso ciò che desidero iniziare, con un testo (ironicamente) scritto nel giorno dell'indipendenza di Timor Est
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Cos'è il Qene? È una figura retorica etiopica, che consiste nel dire una cosa implicandone un'altra allo stesso tempo e nella stessa frase. Può sembrare di difficile comprensione per chi non abbia familiarità con la lingua. Il Qene si applica sia alla poesia che alla prosa, e si compone delle due parti sem e werk (cera e oro) all'interno della stessa espressione.
[...]In occasione del decimo anniversario del genocidio in Rwanda, che cade nel aprile 2004, pubblichiamo una intensa testimonianza dello scrittore senegalese Boubacar Boris Diop, raccolta da Joshua Massarenti, che lo ha incontrato all'ultimo Festival di letteratura di Mantova, nel settembre 2003.
Due anni dopo il genocidio lo scrittore ha trascorso un periodo in Rwanda. In seguito a quella devastante esperienza ha scritto un romanzo - "Murambi - Le livre des ossements"- testimonianza di una discesa agli inferi che ha "stravolto" la sua esistenza, modificando la sua visione politica e, di conseguenza la sua poetica.
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