El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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dieci pezzi facili d'amore finito

saverio fattori

uno

Il cielo s'arrangia come può, trattiene le sue stelle, gli aerei del Marconi e i nostri pensieri lanciati dai nasi all'insù. Ma ce la può fare. Lara ha la testa tra le mie gambe incrociate; le stelle cadenti ci stanno ignorando, nemmeno un attentato dinamitardo nella città giù in basso movimenta la serata. Le grosse braci rosse di joint e qualche lucciola nella prima parte della serata. Ce le dobbiamo far bastare. Tu nomini questo Moreno, io cerco di disturbare il tuo pensiero inventandomi un'esplosione celeste e una probabile invasione aliena. Riconosco che Moreno nella notte ha un suono robusto, sa di cose solide: di uno che saprebbe di sicuro cambiare la guarnizione di un rubinetto che perde senza chiamare un idraulico, applicare personalmente al muro una libreria a listelli, darebbe disposizioni secche agli operai durante il montaggio della cucina in un dialetto maschio e padano. Ho una netta sensazione di distacco, questo Moreno ti inquina il cervello e ti porta lontano. Si, lo so, è solo un collega di ufficio, è solo buffo. Io continuo ad inciampare con grande pena nel cinema francese, Jules e Jim, l'amore ad ogni costo puro con la forza che tutto devasta eppure rarefatto dall'armonia e dalla leggerezza di Truffaut, avrei voluto vederlo insieme a te in un cortile medioevale in una sera d'estate. Mi denudo con questa frase, mi faccio soldino e mi farei cullare e stringere nel cavo della tua mano. Tu dici una cazzata qualsiasi: giro il capo di scatto come avessi preso uno schiaffo.

Oggi è martedì 13/08/02, questa frase l'ho già dimenticata.

due

Giulia dorme nell'altra stanza o forse stringe i pugni al petto e grida muta soffocata dall'orlo del lenzuolo serrato dai denti. Forse accende e spegne la lampada cercando di concentrarsi sull'ultimo libro che ha comprato, lo ripone inquieta, poi dalla libreria fa scendere il libro della vita, stasera aprendolo a caso le frasi escono aride. La vita reale che prende il sopravvento sulla letteratura. Il mio digitare sulla tastiera del computer e il gracchiare della connessione sembrano irritarla. Io continuo a chiedermi come cazzo fa a sentirli. Isterica. Beh, lo sapete, non era certo iniziata così. E non fate quelle facce. Nessuna storia inizia così.Era iniziata con un corso di teatro, con delle chiacchere in osteria imprigionati in un rosso spesso per nulla estivo, ma chi ci aveva pensato, Barolo a luglio, boh, suonava bene. Il cameriere ci aveva guardato subito male e noi ne avevamo riso. Era iniziata su una barca a vela di amici comuni. Le isole della Grecia. Ricordi bianchi e azzurri e il barattolo di rosso passione rovesciato sopra. Gergo marinaresco che ci scioglieva in risa, storpiavamo quei termini e ci crollavamo addosso a incastro. No scusate, tutte cazzate.

Era iniziata in treno. Il libro. Che libro? Quello che sta leggendo. No guardi, non è giornata. La foto. Che foto? Quella sulla copertina interna. Cazzo! Mi somiglia vero, anche se è di un paio d'anni fa. Cazzo. No guardi non si sprechi in complimenti, è un libro appena appena dignitoso, di maniera, minestre solubili riscaldate buone per ogni stagione, specie per quella estiva, i lettori abbassano il livello critico, le pretese, non si accorgono dell'assenza di spunti originali. Mi mette tra i lettori superficiali e distratti. Per la verità non mi ancora dato un giudizio sul libro. Spazzatura! Cazzo! Non c'è dubbio... ma le assicuro che verrei a letto con lei questa sera stessa e la foto... la foto non le rende giustizia, scende a B.? Nelle mie intenzioni no, ma date le premesse...Ha ragione a irritarsi per la tastiera in fondo digito spazzatura e poi oggi sono io che non rendo giustizia a quella foto.

tre

Fissa il cruscotto, indica i primi Colli Euganei, rimescola rumorosamente il porta cassette senza decidersi per nulla, studia l'atlante stradale girandoselo tra le mani, mi informa su quanti chilometri dista la prossima area di servizio, muove la ghiera dell'orologio, canta, ma non va oltre al ritornello tormentone, mi giro, ho il suo culo davanti, la marca dei jeans, il resto del corpo è tutto preso a strizzare cinghie dell'enorme zaino nel sedile dietro, movimenti bruschi, il gomito mi sfiora il viso. La montagna. Il profondo Friuli. La goccia. Un paese che richiama alla mente un prosciutto ai piedi di un lago artificiale. Un agosto che fa le prove per l'inverno. I locali che rivendicano la loro impermeabilità alla civiltà dei consumi e dell'apparire. Le loro antenne paraboliche. Le loro facce poco sveglie, tipiche di chi ha figliato tra consanguinei fino alla soglia della nostra generazione. Boschi dai contorni scuri e indefiniti, gnomi che seminano cattivi pensieri e muovono le foglie cadute. La deriva definitiva. Lo sappiamo bene tutti e due, nemmeno lei è così stupida. Radio RAI viaggiare informati. Eutanasia di un amore.

quattro

A come AMENORREA, assenza della mestruazione. ANORESSIA inappetenza persistente. Hai intenzione di fermarti alla A o pensi di percorrere tutto l'alfabeto delle sfighe per farmi sentire in colpa. Vuoi frenare alla S di SUICIDIO passando per la I d'INSONNIA? Ti consiglio Roipnol-vene tagliate-vasca d'acqua calda; lo so, un po' banale ma poco doloroso, una vasca color porpora... non un bello spettacolo per chi abbatte la porta del bagno... No niente alcool, con i Roipnol mette allegria, finisce che poi vai a ballare e ti scordi del tuo intento. No dai scherzo, mi conosci no? Cinismo e stronzaggine spesso si confondono e si sovrappongono. Ti ero piaciuto da subito, ignori tattiche e strategie, ascolti solo i tuoi mostriciattoli, i tuoi ormoni. Vado matta per quelli che non ti richiamano, che fanno il filo alle mie amiche senza ritegno, per quelli che potrebbero benissimo fare a meno di me, per quelli che vanno alla sostanza, dritti verso il mio culo rotondo senza passare dall'anima. E per quelli talmente deficienti da ignorare completamente l'uso della menzogna. Vado matta per gli stronzi con un grosso cazzo. Parole tue, no? A me piacevi così, folle e convenzionale allo stesso tempo e dura con le persone che ti scivolavano accanto tuo malgrado senza emozionarti. Dura come solo noi maschi avevamo il diritto di essere. Adesso dici che sei cambiata, che sei un'altra persona, che vorresti da me un legame più solido, rivendichi Stop pompini nei parcheggi degli Iper, dovremmo cercare un appartamento da affittare. Svaporata la follia ormonale è rimasta a galleggiare la tua normalità; saresti una moglie dura ed esigente con bisogni materiali sempre più esosi da rincorrere disperatamente negli anni che scivolerebbero via senza dubbi né passione.Poi ti metteresti d'accordo con le tue colleghe d'ufficio per il tourn over delle maternità da gestire da buone amiche. L'anno post -maternità avremmo deciso per la macchina nuova, un monovolume, naturalmente, adesso siamo in tre. A tavola mi reggi il muso, ti scoppia un Coglione... non ho chiesto l'aumento al mio capo. No grazie, grazie per avermi preso in considerazione per il tuo progetto, ma no grazie. Rifletti... stai alla sostanza del problema: abbiamo esaurito il mistero. L'adrenalina, ciò che è stato non è. STOP.

Non c'è torto o ragione

E' naturale processo di ELIMINAZIONE

Afterhours

Cazzo c'entra se te l'ho detto al telefono! Quale mezzo o sistema avrebbe potuto attutire la realtà dei fatti? No per piacere lasciamo stare le palle... si vabbè... gli uomini con le palle...te li raccomando quelli. Sì, ti portano al mare in moto gli uomini con le palle, lo cacciano in culo alle file delle auto in A14. Poi i capelli si rovinano sotto il casco, ti fanno male le gambe, non puoi vestirti bene. E non ascoltano quello che dicono le loro fidanzate i motociclisti, il vento li distrae. E tu diventeresti isterica. Si vabbè... non ti conosco... No guarda... bocciata...amici davvero no, per te sarebbe davvero umiliante...ipocrita da parte mia...si ti vedo con la tua amica Giulia... siamo rimasti in buoni rapporti, ci sentiamo spesso al telefono sai... devastante! Mi prende lo schifo solo a pensarci...A proposito te ne hai a male se la chiamo a Giulia uno di questi giorni?

cinque

A Francesca direi che piace il Riccardo... ce li vedo... è un sentimento pulito come non ne provava da anni, ma lui ti spiazza e non segue lo spartito, non stacca gli occhi da Sandra e la innaffia di aperitivi arancioni, nessuno lo ha avvertito che gli aperitivi all'arancia sono analcolici, Francesca invece ha visto giusto e al terzo al kiwii le biglie degli occhi hanno preso uno strabismo down+ le si sono riunite le lentiggini in volto che si è fatto livido di rabbia. Sandra. La solita puttana egocentrica e il suo show... con tutta quella vitamina C addosso fissa qualunque particolare del salotto, infissi, spigoli, ante, vegetali, il battiscopa, prese della luce... è interessata e incuriosita a qualunque cosa che non si chiami Riccardo. Saluta e sbaciucchia tutti, anche il bassotto di casa, anche Bob fatto di eroina, al solito, Jeky con l'alito di sempre. Disegna fantasie di fumo con la sigaretta strizzata nella mano destra. Per tutti ha un aneddoto o notizie travolgenti di amici comuni rimasti impigliati nella rete del tempo. Incidenti, malattie, galera, comunità, isole tropicali, deprimenti assestamenti familiari. Francesca fissa Sandra, ma solo lei lo sa, lo strabismo alcolico è ai massimi. Riccardo fissa Sandra oppresso da pensieri inquinati. Gli bloccano i denti e gli fissano immagini cupe. La cocaina di Bob non migliora le cose. La solita porcheria chimica, davvero non ci voleva. Sandra rotea le pupille seguendo il dito indice che descrive una parabola poi fa bum con la bocca. Poi scoppia a ridere abbracciata a Mario. E' solo bellissima con le ciocche di capelli castani che le invadono il campo visivo, una bellezza inconscia che stringe lo stomaco. Adesso Riccardo e Francesca mescolano gli sguardi, per Riccardo è una sensazione davvero spiacevole, sa di cazzo molle, muscoli tirati, sudori acidi, di non mi era mai successo. Poggia il bicchiere vuoto e cambia stanza. Nemmeno una telefonata. Un brutto ricordo da rimuovere. Per lui. Stronzo.Un acquario, pesci tropicali dai colori fantastici, le lunghe code nere allungate, altri più anonimi, un argento spento visibile solo nelle virate. L'audio è inutile, passione e disperazione e pensieri innocenti sono palpabili e danno spettacolo nell'atmosfera densa della festa. Sandra è l'unico pesce tropicale tra pesci comuni di acqua dolce. Carpe e tinche per lo +... qualche alborella guizzante... tristi pesce-gatto scuri e depressi. Nuotano in canali fermi alcolici. La serata ondeggia incerta, a tratti pare in sbandata libera, poi torna in linea grazie a Bob il cui vomito proprio non ce la fa ad arrivare al cesso. Riccardo trova la forza nella confusione, cinge Sandra da dietro, l'odore dei suoi capelli è sedativo analgesico e antinfiammatorio. Forse cura il cancro. Sandra si scuote infastidita. Ha controindicazioni effetti indesiderati e avvertenze speciali.

Manonvedichestamalecheffaiapprofitti???Fatelocamminaremettetegliunapezza- frescain fronte. No non fatelo addormentare che mi fa il coma etilico. Tutti guardano Riccardo come fosse più verde, denso e misterioso della pozza che hanno i piedi. Avrebbe preferito essere altrove.Francesca ride come una bimba tremenda dietro una mano poi rimescola i due cubetti di ghiaccio del drink con la cannuccia. Impotente gli sussurra passandosi la cannuccia tra le labbra quando le scivola accanto furioso per guadagnare la porta.

sei

Avevo amato prima la sorella grande, senza essere corrisposto. Poi la piccina aveva stupito: più solare, meno complicata, gastronomica direi, con i seni tondi, i fianchi snelli, appoggiati sopra a costole bianche ben disegnate, sorretti da sotto da glutei dilatati verso il desiderio di tutti noi, incerti e stupidi maschietti. Con lei ho stretto patti che non potevo mantenere, consegnandole articolate illusioni rubate a un web designer cocainomane malato d'amore. Le avevo ridisegnato la pianta del suo cervello, abbattendo pareti in cartongesso dando ossigeno a comparti stagni di distratta ottusità giovanilistica (adesso però gli odori della cucina riempivano il soggiorno) consegnandole o restituendole un'anima in zucchero filato e cannella. A dire il vero mi ero limitato a svelarle che un anima ce l'aveva, senza menzionare e fingendo di ignorare le tette miracolose, dilatandogliela quest'anima e dandole forme fantastiche che volteggiavano inquiete attorno alla sua figura confondendone i tratti. Fino a quel giorno i maschietti intorno le avevano ricordato le tette gonfie, dilatandole e modellandole nel desiderio come mastri vasai durante le loro dissertazioni pensando di farle cosa gradita. A lei quei cosi davano solo fastidio quando faceva corse di velocità durante l'ora di educazione fisica. Il proffe di edu sezionava segmenti di tempo con un cronometro manuale sugli ottantametri piani e pensava vedrai che se te gli hanno appesi lì a qualcosa serviranno, vedrai. Niente Olimpiadi però. Con lei ho praticato sentieri tortuosi che adesso eviterei, tradendo in bieche azioni alti propositi. Troppo alti x un bimbo Pollicino. Le prendevo un ditino e lo premevo sulla profonda ruga a Y sotto lo zigomo sinistro, vedi piccina, dicevo, tutta la pesantezza, il logorio, le impurità, i sedimenti, le tossine dei miei trentacinque anni sono finiti in questa crepa, inghiottiti, preservando miracolosamente il resto. Anima e corpo. Non credermi piccina son marcio ankyo, divorato da mostri di testosterone a due teste che si placano solo dopo aver inondato tutto di sostanza fluida e appiccicosa. Mi guardo allo specchio nudo e mi trovo davvero in forma come al solito. La novità è che vedo un vecchio in forma. Nel cervello poi tutto é rotto e corrotto, tutto inciampa nel dejà vu e nel dejà fait, ho invidia dei tuoi spazi bianchi da colorare, adesso ti mangerei, credimi. Tu dici di capirmi, tu giustifichi tutto. Quando sono sbalzato dalla sella della ragione. Quando ho rinunciato a capire me. Quando non accetto di essere giustificato. Tu mi dici che sono strano, tu mi dici che sono matto e mi spettini poi sorridi, poi mi dici che sono diverso da tutti gli altri, poi guardi altrove, lontano, dici che con me stai bene... che tutti gli altri ti sembrano stupidi.

E' tutto un sogno, piccina, non esisto, sveglia, se apri gli occhi son sparito. Solo idioti attorno a te. Si, fai bene a piangere.

sette

Avevi lasciato subito a casa mia il tuo spazzolino, strategico e inevitabile, lui ha preso spazio e voce in questa casa, sento ancora i risciacqui provenire dal bagno e gli sputi nel lavandino come in alcuni castelli della Cornovaglia si sentono rumori di catene trascinate. Tu mi dicevi che alle colonie marittime comunali molti bambini si mangiavano un dentifricio rosa, lo ricordo ankyo, era il Paperino's, mi pare. La loro nausea dopo averne ingerito quasi un tubetto non arriva alla mia, al mio senso di malessere. Gli amici comuni si raccomandavano di nascondere gli spazzolini quando si aveva Fabio ospite reduce dai suoi tour mondiali da cuoco a cinque stelle, lui lo spazzolino non se lo portava mai e la mattina dopo un robusto scroscio di urina nel cesso, rimescolava nel bicchiere sotto la specchiera alla ricerca di uno che avesse la giusta compattezza delle setole, preferiva quelli a setola di durezza media o i duri usati da una decina di giorni. Tu nascondevi tutto, anche le creme per la depilazione, riversavi rumorosamente tutti i saponi, creme, cosmesi varia nel tuo comodino in camera da letto. Non ti piaceva nessuno dei miei amici, Fabio girava per casa scalzo e le sue impronte umide erano visibili per pochi secondi prima di asciugarsi. In Giappone non si sta con le scarpe in casa. La tua versione era che gli puzzavano i piedi e oggi non mi sento di darti completamente torto. Non mollavi la tensione nemmeno quando ripulendo una coscia di pollo raccontava del catering organizzato da lui in un castello della Sassonia con il cancelliere tedesco tra gli ospiti arrivato dal cielo, cagato da un elicottero militare a doppia elica che aveva frastornato il fragile parco e i riporti rallegrando uomini incartonati in completi metallizzati e dame terminanti in cappelli da colori e forme fuori dal tempo. Agenti della sicurezza nelle ore precedenti avevano invaso le cucine, scoperchiando pentole e barattoli, soffermandosi sospettosi su Fabio traditore, mentecatto, mafioso, spia e comunista, in quanto italiano. In effetti aveva un passato da Autonomia Operaia e uno zio meridionale indagato per smaltimento rifiuti industriali gestito in maniera quantomeno allegra e disinvolta, ma evidentemente non avevano avuto l'accortezza di verificarlo. Si erano limitati a qualche battuta a mezza voce su Cosa Nostra, lui naturalmente aveva sputato nei vassoi dove riposavano salmone marinato e pompelmo. Non riuscivi a rilassarti e pensavi solo cosa avrebbe toccato con quelle manacce unte appiccicose di pollo. Strofinava le mani nella tovaglia ti guardava...s'ò bestie i tedeschi so bestie, me devi da crede Marì, me devi da crede...scaloppa al marsala souce...me guardano poi ariguardano il menu...je se disegna un punto interrogativo sul cervello...dico marsala wine... dice...nain nain wine...scaloppa
ok...Fanta...ja...scaloppa Fanta. 'Sta bbestia...c'ho tirato la Fanta in padella co a farina...s'è leccato i baffi la bestia! Bestie efficienti Marì, m'hanno beccato a sputà co a telecamera a circuito chiuso. N'artro po m'aresteno...bestie infami...
l'imitazione di Alberto Sordi era fantastica, ma tu ti grattavi nervosa gli avambracci con una smorfia che pretendeva di essere un sorriso poi facevi stridere la sedia e dicevi che ti ritiravi in camera, neanche fossimo in un romanzo russo dell'ottocento, si dicevi davvero che ti ritiravi in camera tua e che potevamo continuare a disquisire, avrebbe lavato i piatti e riordinato la mattina seguente. Noi restavamo in silenzio x un po' a rollarci una canna di afgano scuro, Fabio tagliava millimetrica una cartina dopo averla percorsa con la punta della lingua fissandomi e solo adesso rompeva il silenzio. Stai proprio nella mmerda Savè...preciso preciso...è assai scuntrusa e scostante...tiene un bel culo però.

X la complicità maschile passava a un cameratesco napoletano, accomodante, meno arrogante del romano. Alludendo alle tue prestazioni e abitudini sessuali, forse sperando che mi lasciassi andare a morbose confidenze, si era lanciato in un bolognese bonario e lussurioso.

L'ha da esar 'na gran buchinera...(pratica con dedizione e buoni risultati la fellatio), io mi stringevo nelle spalle né offeso, né orgoglioso con un sorriso leggero e lo lasciavo alle sue fantasie senza conferme o smentite. In realtà ti eri inaridita molto velocemente, il tuo aspetto anoressico e algido, il tuo caschetto nero, le spalle ossute erano lo show del tuo desiderio asciugato, ridotto al minimo tollerabile, della tua femminilità negata. Notavo le occhiate estranee che scivolavano dense sulle tue curve essenziali e ancora ne andavo fiero, non potevano sapere quanto poco si perdessero. Non hai mai voluto vedere lo sperma, negandone l'esistenza, negavi qualcosa che aveva a che fare con l'essenza stessa della vita, altro che fellatio, caro Fabio. Dovevo occuparmi personalmente della rimozione della sostanza vischiosa di cui ero per altro responsabile non riuscendo ad astenermi all'emissione, mentre lei torceva il collo rigida. Almeno nei primi anni della nostra relazione. Poi mi ero accorto che trattenendomi almeno per un paio di volte, era possibile raggiungere una resistenza infinita parallela all'orgasmo e la rimuove completamente. Spesso mi finivo in bagno senza pensare a nulla, in punta di piedi, lo scroto appoggiato al lavandino, facendo smorfie buffe o paurose allo specchio, solo per il gusto di contaminare quel lavandino dove tu ti lavavi i denti con ostinazione maniacale: risciacqui di colluttorio, filo interdentale e scovolino. No Fabio non avresti dovuto usare lo spazzolino di Maria, ma non sentirti responsabile, forse hai solo accellerato l'inevitabile e adesso mi chiedi come può mancarmi quella fica secca...

otto

Tergicristalli dal movimento appesantito dalla pioggia. Luci all'esterno, tonde, triangolari, rosse, gialle, quasi bianche, luci più familiari all'interno, le spie del cruscotto, autoradio a led arancioni e verdi con selezione fino a cinquanta cd, telefonini con il loro fascio testimone di giochini idioti e sms con errori grammaticali. Conviene sorpassare agili, a destra i camion ti intasano di acqua e fango. Luci arancioni su sfondo bianco, luci rosse intermittenti, lavori in corso, 'fanculo, rallenta, metti le quattro. Luci nel cervello, pastikke x skopare e ballare. Pupazzi nella notte, palette e giubbotti arancioni catarifrangenti, stringono la strada, fanno ridere forte. Fuoco nella carreggiata opposta. Kazzo ke busso. Guarda avanti idiota. No, non c'eravamo detti tutto. Sirene isterike, scritte bianche sulle fiancate di Alfa scure. Facciamo linguacce. Ma vuoi guardare avanti testa di cazzo. Non so come sono finito con kuesti quattro dementi sulla 16 dei sogni di plastika e poi su a destra x la collina dance, ignorando la merda oleosa ke pare sbrodoli a sinistra x famiglie e koppie down. Ora ricordo. L'addio alla fanciullezza stupefacente e spensierata. Ultimo week-end di fuoko, in carrozza, si parte.

No, non c'eravamo mai fermati a dirci un kazzo, tamponati dal tempo ke pareva eterno quando sono ventinove. Poky, molty, jovane, vekkyo, juniores, seniores, aggettivi che non dicono +1kazzo. A ventinove il babbo aveva già fatto tanto...te x esempio...

Quattro idioti che starnazzano come galline dopate, poi lunedì ti racconto tutto, ho un sacco di cose dentro, abbiamo un sacco di cose da dirci, non sono un koglione, ma le so dire ankyo le karinerie, stronzetta, ke ti kredi... Le luci maledette le vedo sempre, anke se kiudo gli occhi, vedo tutto anke a occhi chiusi, merda ke para 'ste paste...e se non torno + normale...lunedì mi metto in mutua...mika fingo...dico al doc che vedo anche a occhi chiusi...anche bendato. E kome kazzo dormo kazzo!Un kaso raro...sì sì sì...mi guadagno da vivere come kaso klinico, da un congresso medico all'altro. Berna, Lugano...non so ma la Svizzera mi sa da congresso medico...tristezza però...Mi mandano dal ciccione di merda di Costanzo a fare il caso umano.

Kome faccio ad addormentarmi se vedo anke a occhi chiusi?

Se uno non dorme krepa?! Gli faccio tok tok sulla spalla. Hei diko a te stronzo. Vedo a occhi chiusi, kazzo è 'sta storia! Questo è più in depre di me... deglutisco un kazzo di niente, la gola è arsa, poi la para si ribalta sul badile...il problema è che non riesco a chiudere gli occhi, forse non sbatto nemmeno le palpebre x una stronza frazione di secondo. Lunedì mi metto in mutua...mika faccio lo stronzo...lunedì avrò gli occhi completamente sekki...senta doc ho gli occhi sekki, non sarò da congresso, ma fino a mercoledì me lo dà, eh doc? No doc, ma cosa va a pensare, lo sa che sono diventato un bravo bimbo. Adesso mi metto tranquillo e sbatto le palpebre...se non sbatto le palpebre non dormo, se non dormo krepo! Kazzoooo!

Se ci penso kol kazzo ke le sbatto le palpebre. Se penso alle palpebre krepo, ke merda di ultimo pensiero mi porto all'inferno. Adesso mi metto buono buono e penso a te, 'fankulo 'sti quattro stronzi...fankulo le pastikke...ma io ti penso sempre a occhi chiusi ke mi si gonfia la patta, non riesco a pensare di fantasia a occhi aperti, a occhi aperti penso solo a quello che ho davanti...'sti quattro stronzi al momento. Cheffai offendi? Tranquilli...tranquilli bamboli...Te pensa a guidare idiota, guarda avanti. Premo i palmi delle mani contro gli occhi e ancora non arriva il nero arriva un bianco intenso sono steso a piedi avanti e guardo tutti tutti mi guardano tutti sono bianchi tutti parlano ma non direttamente a me frega nada di kuello ke dicono...ma parlano di me ne sono certo preokkupatissimi di nonsokekkazzo si danno un grandaffare tubi aghi boccette sentite gente è tuttokkey davvero tranquilli anche se la bocca non si muove e le palpebre proprio non le sbatto gli occhi non bruciano frega nulla delle palpebre della mutua no ragazzi kazzo è l'espianto di organi hei mi state a sentire dovevo dirti qualkosa ora non ricordo non doveva essere importante

nove

Sto venendo a casa dalla parrucchiera da F., pranzo e se sono libera ti squillo se no venerdì, stasera esco presto (19.30) e domani mare! Mi spiace smack

Che la mugillaggine ti entri dalle orecchie e ti inceppi il brain una volta per tutte.

Che una tromba d'aria scavezzi (sradichi) quegli inutili e orrendi stabilimenti balneari. Stabilimenti balneari, rende a meraviglia lo squallore e lo schifo, producono in quantità industriali pelli disidratate, lentiggini e melanomi in fioritura, da esibire di ritorno percorrendo a ritroso Adriatica e A14, perchè null'altro s'ha da esibire, tanto meno esperienze fuori dal gregge pigro. Che i lettini si richiudano su se stessi divorandovi come vegetali carnivori. Attentati dinamitardi a catena dalla Pensione Pina, alla Pensione Bellariva e via via tutte le Pensioni Maria con loro trattamenti pensione completa. Che implodano su se stessi dilaniando cortesia romagnola esagerata e fuoriluogo e piadina mal cotta. Il mondo ti chiederà conto di queste sciagure. Elemosino la tua voce, perchè la tua fica fugge rarefatta e illusoria lungo la linea dell'orizzonte, le tue tette non mi si materializzano proprio tra le mani, anche concentrandomi molto, strizzo gli occhi, aumenta la salivazione, ma proprio non mi si rizza.

i>Il brain è in ammollo nel rincoglionimento amoroso
nella depressione leopardiana e di mill'altri poeti sfigati
un bagno-maria che tutto intasa
divorando testosterone che solo potrebbe salvarmi
trascinandomi a riva stremato e gonfio.
Fiuuu... salvo ancora una volta...

La tua voce, la tua voce roca, riportata da un trial band della malora! E' la tua voce che mi manca, farneticava di impegni improrogabili con amiche improponibili per serate trascurabili...e io inutile merdone non posso fare a meno di crederti, di giustificarti, è la tua voce che mi neghi, ora che ti limiti a messaggini di servizio fottuti ed essenziali. E' la tua voce che ossigena la muscolatura, che agisce sugli enzimi e sul metabolismo tutto, che mi fa assimilare a testa bassa balle insostenibili.

Sono giorni frenetici sempre a zonzo, domani se è bello Acquaparco, se arrivo presto ti squillo.

Ma si dovrà sbullonare lo scivolo più ripido?! Ma vaffanculo va...

dieci

...in carcere poi le notti passavano lente, goccia a goccia, prendevano il tuo sapore

...in carcere poi nella notte mi rannichiavo e trovavo nel centro del mio corpo quel tepore che si raccoglieva denso tra le coperte nel nostro letto e ci sorprendeva nelle giornate di festa, quando si ignorava facili la sveglia
...in carcere poi hai combattuto e vinto mille battaglie nate disperate
battaglie nel mio cervello malato
le hai combattute così, candidamente, abbracciata al divanone rosa, i piedi in alto, verso le televendite, le dita salate e unte, sorprese dentro confezioni famiglia di patatine
le hai combattute così, semplicemente, da dietro un vetro antiproiettile che si inumidiva al contatto con le nostre mani e delle nostre fronti chine
le hai combattute così con poche parole che richiamavano bisogni fisici e concreti lasciando il nostro amore al territorio del-non detto
oggi tutto s'imbroglia
in carcere poi il mio compare era un buon diavolo pure lui, pure lui teneva 'a guerra din't 'a capa. Savè mi diceva, 'e fimmine... Savè...'e fimmine... non riusciva ad aggiungere altro, piegava la testa e si batteva col palmo della mano sulla tempia come se dovesse far scendere dall'orecchio pensieri più lucidi o acqua di mare
in carcere poi il mio compare, metteva fuori un sorriso marcio, si era già scordato il ragionamento col cervello bruciato di eroina
dal carcere poi sono uscito, trasferito all'ospedale per arrivare comodo alla fine certa , la pelle già rotta, la tosse che mi piegava, che non passava nemmeno a primavera, gli occhi di chi ha perso, gli altri occhi attorno, l'iride fermo nel bianco, senza dubbi, senza pietà per la malattia di chi se l'è cercata, si infilano aghi, si cercano vene, si regolano gocce, si guardano orologi, si auscultano toraci, si fanno cenni d'assenso, ci si consulta tra colleghi, si passa a un altro letto senza salutare, solo indicazioni alla caposala che un poco somiglia a tua madre, non ci crederai... anche i tuoi lineamenti seguivano la maschera di tua madre, anche se mitigati dalla dolcezza leggera, da un'età che dà illusioni, ancora per poco, mi dicevi, ancora per poco, mi dicevo e poi il conto è arrivato, ha suonato alla porta, pistole spianate, assetto antisommossa, giubbotti antiproiettile, tua madre aveva ragione, lasciami perdere, ovvero lascia che io sia un perdente.

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Anno 0, Numero 3
March 2004

 

 

 

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