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Quattro

raffaele taddeo

Il titolo del romanzo è dato dal fatto che sembrano quattro i personaggi principali in questa narrazione: Gigi, giovane avvocato, squattrinato che ancora non è riuscito ad aprirsi una strada verso il successo e dipende spesso dai genitori, che lo accolgono come è possibile ricevere un figlio di cui si comprende il mezzo fallimento; Giacomo, un bambino prodigio, quasi fuori ogni norma, che sa giocare con le parole fino a riprodurre fedelmente, poesie, pensieri, perfino narrazioni di famosi scrittori senza che lui li abbia mai letti e conosciuti, per questo entrerà in conflitto con la famiglia e si rinchiuderà in una baracca facendo una vita da eremita; Mariano, un uomo di trenta (anche se nel romanzo lo si dice ragazzo) , contradittorio nelle sue manifestazioni perché frustrato da ragazzo dal suo insegnante di fiducia, dimesso fino ad un certo punto, poi divenuto arrivista e proprio per questo ammiratore di Riccardo Gentile, padre di Giacomo e direttore di una prestigiosa ditta; Giulia, una addetta alle ordinazioni in un bar che non aspirava per il momento a nulla se non a vivere con decenza la sua vita e forse chissà scoprire il suo principe azzurro. Personaggi strani, tre però rientrano nella normalità delle situazioni, mentre Giacomo è veramente fuori da ogni immaginazione. La trama viene elaborata a partire dal un fatto inusitato che accade e cioè la scomparsa del danaro. Improvvisamente banconote, danaro di metallo spariscono. Questo fatto costituisce la premessa che porta all’incontro di Giulia con Giacomo e al loro innamoramento. Anche Gigi sembra innamorato di Giulia e quando tutto ritorna alla normalità perché riappaiono i soldi non sopporterà che Giulia lo ignori. Il personaggio su cui si insiste molto nello sviluppo narrativo è proprio Giacomo che si era ridotto ad una vita da eremita, lontano da ogni consorzio sociale e diffidente di tutto ciò che era civiltà, società. L’incontro con Giulia lo cambia totalmente, riacquista la volontà di riportarsi fra gli uomini e riprende a riconsiderare la vita della città come qualcosa di positivo e capace di ridargli gioia e aspettative per un domani, un futuro. “Camminava, e con gli occhi continuava ad amare, ad accarezzare ogni dettaglio, ogni colonna, ogni davanzale, ogni persona che gli venisse incontro come se si trattasse di un solo corpo”…”Sentì che non aveva nulla da temere fino a quando avrebbe pensato così. Sorrise: Ho tutto il tempo davanti”. IL romanzo vorrebbe descrivere i cambiamenti e le trasformazioni di quattro personaggi, ma tre di essi rimangono sostanzialmente immutati, l’unico di cui registriamo una evoluzione e cambiamento anche radicale è proprio Giacomo.
Gli esiti a cui giungono ciascuno dei quattro personaggi costituiscono il senso del romanzo e ne danno un significato non univoco, né chiaramente leggibile.
Vediamo cosa accade a ciascuno dei quattro. Gigi, diventa omicida dopo aver intuito il rifiuto di Giulia. E’ un personaggio a cui si potrebbe anche voler bene perché riassume le frustrazioni di una classe sociale, quella dei professionisti, che al giorno d’oggi non ha più ne il prestigio né il rispetto sociale di un tempo. L’atto che compie alla fine non si giustifica se non per la sua incapacità di modificarsi in una ricerca di qualcosa di superiore e più positivo rispetto alla sua scialba vita. Giulia è vittima e sembra il capro espiatorio di una situazione sociale divenuta incontrollabile. Si potrebbe dire che è la vittima sacrificale per colpe commesse dalla società, che per riorganizzarsi ha bisogno di un capro espiatorio, ma forse è la vittima sacrificale per la riuscita del riscatto totale di Giacomo. Mariano sceglie di seguire in campagna la figlia della ostessa e l’ostessa stessa che l’avevano ospitato gratuitamente per qualche giorno. Non si dice se al ritorno del danaro riprende la sua vita di sempre. Parrebbe allora che Mariano scelga di riprendere una vita semplice, anch’egli toccato forse dall’amore per la figlia dell’ostessa. Infine Giacomo, a causa dell’amore provato per Giulia, ritrova gusto per la vita, ritrova amore per la città e le cose costruite dall’uomo. Ritrova l’animo disposto ad accogliere ciò che la realtà poteva proporgli. Giacomo ora è disposto ad attendere, ad aspettare quello che la vita può promettere, quello che il destino può riservargli. Nella frase finale “ho tutto il tempo davanti” è racchiuso il senso ultimo. La disposizione all’attesa, all’evento che può dare un valore, un significato alla sua vita.
Anche in questo romanzo fa capolino la poetica dell’attesa. In fondo Giacomo rimane uno sconfitto solo che non sa aspettare, non sa affidare la sua vita a un qualcos’altro che pur ignoto, pur effimero costituisce comunque ciò che rende l’uomo capace di vivere e sopportare tutte le avversità.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Anna Belozorovitch: la poetica dell'attesa

A cura di raffaele taddeo

 

Anno 10, Numero 42
December 2013

 

 

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