El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Banane e fragole

raffaele taddeo

All’interno, dopo aver aperto il testo, il titolo Banane e fragole porta come sottotitolo “racconti”. Ci si sarebbe aspettati una serie di storie, narrazioni diverse con tanti personaggi, con tante ambientazioni e tempi disparati, invece si scopre che il personaggio è unico e, da come si evince dall’ultima pagina del libro mi chiederò sempre (quasi una sorta di conclusione ed epilogo), non è altro che la stessa autrice. Un narratore interno riguardante i primi anni di vita bambina piccola, fino alle soglie dell’adolescenza e specialmente dell’espatrio. E’ quindi una sorta di breve romanzo di formazione con pochi aneddoti riapparsi alla memoria come significativi di un periodo vissuto nella magia e incantesimo. Gli adulti giocano un ruolo marginale nel processo di crescita, perché sono le esperienze con altri bambini, con oggetti, con eventi che diventano elementi e strumento di maturazione. Il padre in effetti assume qualche maggiore importanza, i “racconti” si aprono con il ricordo del padre, mago, che le aveva fatto trovare, come lei aveva desiderato, un casco di banane sotto il suo cuscino e si chiude con l’incontro con il padre che le spiega la magia fatta molti anni prima. Ma, salvo la dichiarazione della narratrice che afferma come una sorta di imitazione la sua volontà e desiderio di scrivere, non abbiamo altre influenze di adulti nella maturazione della protagonista. In questa congerie di elementi ciò che sembra dominare con maggior significanza sono due aspetti: a)l’altrove rispetto alla sua vita all’interno del mondo sovietico, almeno fino a un certo punto, e poi di Repubblica Russa successivamente, momento in cui man mano si assiste alla occidentalizzazione della vita del paese. L’Occidente viene visto come un altrove opposto, a volte quasi invidiato, ma quasi mai condiviso nei suoi valori. C’è dell’ironia e sarcasmo quando si descrive l’arrivo di un Mc. Donald a Mosca, oppure quando si considera la pubblicità di creme e lozioni per capelli. “Erano convinti [gli stranieri americani] di aver portato qualcosa di buono. Ma non potevano vedere che cosa c’era stato prima: pure loro in parte l’avevano portato via”. b) Il secondo aspetto che si insinua quasi in ogni episodio è l’attenzione al cibo. Il testo si apre con il casco di banane nascosto dal padre e ritrovato sotto il cuscino e si chiude con lo svelamento della magia operata dal padre; ma all’interno oltre alle banane si trovano ancora le fragole, il milkcake, il prosciutto, il gelato, la neve assaporata come cibo. Non sono alimenti che si incontrano così per caso, ma sono al centro di episodi.

Ciò che rimane nella memoria di quando si era bambini non sono pensieri o sentimenti, ma gli alimenti collegati ai sensi fisici, dove il gusto è quello che ha maggiore persistenza nella memoria perché la necessità del cibo è associata al piacere, così che ciò che è essenziale alla conservazione della vita diventa qualcosa di indimenticabile. Proust descrive quella memorabile pagina sul ricordo del piacere avuto da piccolo ne mangiare la madlene; non è un ricordo cognitivo, ma sensoriale. Ma forse ciascuno di noi ha nella sua memoria sensoriale alcuni frutti, o cibi di particolari momenti della vita da bambini.

Anna Belozorovich ha definito questi episodi “racconti” forse per conferire a loro l’aspetto della miticità, dell’epicità perché da adulti quello che si è fatto da piccoli acquista sempre la dimensione della grandiosità non legata a nessuna dinamica temporale. Ciò che si è fatto a tre anni ha la stessa grandezza di ciò che si è fatto a 10 e per questo “l’infanzia non è un tempo, ma un luogo… in cui tutti gli uomini credono in quello che fanno”.

Home | Contatti | Notizie

Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Anna Belozorovitch: la poetica dell'attesa

A cura di raffaele taddeo

 

Anno 10, Numero 42
December 2013

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links