El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Curiosità su un velo

Angela Colombo

Fermata autobus 82, piazza Dergano

Alla fermata dell'autobus n. 82 mi si avvicina una giovane signora con in testa il velo, che mi chiede indicazioni su una certa via.
Non conoscendo bene la zona, le dico che ero dispiaciuta ma non potevo aiutarla.
Mi accorgo, però, che un poco più in là c'è un dipendente dell'ATM, riconoscibile dalla divisa, e le suggerisco di rivolgersi a lui, così da avere un'informazione precisa.
Colgo sul suo viso una smorfia di disagio, ma non do peso e insisto perché si faccia aiutare dal tipo dell'ATM.
Un po' delusa e insoddisfatta, si allontana.
Rimango sconcertata e intanto arriva l'autobus.
Per tutto il tragitto i miei pensieri si intrecciano: perché non si è rivolta a lui? Forse non sono stata chiara? Che cosa ha capito?
Improvvisamente mi viene un'intuizione legata all'immagine del velo.
Nella mia mente si insinua subito il pregiudizio: non ci posso credere, ma comincio a pensarlo, che chi porta il velo non possa rivolgersi a una persona sconosciuta di sesso maschile. Incuriosita sono spinta dalla voglia di documentarmi, per capire se è una questione di religione, di tradizione o altro.
Dell'episodio del velo parlo con Fiorella, una compagna di corso, che mi consiglia un libro, “Porto il velo, adoro i Queen” di Sumaya Abdel Qader. Il giorno successivo mi precipito in biblioteca dove sono sicura dell'aiuto di Francesco, il responsabile della biblioteca, che mi conferma che per la mia ricerca il libro consigliatomi è più che esauriente e gentilmente me lo procura.
Inizio a leggerlo e la mia mente piano piano lo divora.
Sulinda, la protagonista, come la signora incontrata alla fermata del bus, porta il velo ed è musulmana. Troverò sicuramente la risposta alla mia domanda: perché la signora si è comportata in quel modo? Era forse vittima, come donna, di un conflitto tra il desiderio di contatti umani, a prescindere dal sesso, e l'imposizione di qualche maschio della famiglia a non avvicinarsi ad altri uomini? Nei dettami del Corano esiste una tale prescrizione?
Man mano che leggo mi rendo conto di non conoscere quasi niente della religione musulmana e quel poco che so lo so a un livello elementare, come il tema del Ramadam del mese di digiuno interrotto al tramonto. A malapena sapevo che i musulmani non bevono alcolici, non mangiano carne di maiale e non fumano.
Ho preso coscienza della mia assoluta ignoranza, leggendo che il velo si mette all'arrivo del primo ciclo mestruale per segnare il passaggio da bambina a donna, che si dovrebbe evitare di partecipare a feste non islamiche e di entrare in un bar, che il matrimonio islamico è un contratto facile da annullare, che il novanta per cento dei musulmani è sunnita e il restante dieci per cento sciita.
Vado pazza per gli antipasti e mi viene l'acquolina in bocca al pensiero della varietà dell'arte culinaria araba con piatti a base di ceci, delle insalate di prezzemolo, grano, pomodori e limone, dei ripieni di foglie di vite con riso.
Non mi sono mai posta, in maniera approfondita, il problema delle prescrizioni di questa religione e scopro che il Corano o Sunna non vieta alle donne di guidare, non le obbliga a vestirsi di nero e coprirsi il viso. Eppure in certi paesi islamici è così. Una contraddizione, ma d'altra parte anche la religione cattolica è piena di contraddizioni. Prendiamo, per esempio, uno dei dieci comandamenti, "non rubare". Ormai in questo periodo è all'ordine del giorno che politici e non politici rubino senza conoscere la vergogna. Al di là della questione morale, quel che più sconvolge è che la maggior parte di loro, parlo dei politici, si professa un buon cattolico.
Riguardo alla cattiva informazione che circola in Italia, prendo atto che Jihad non significa guerra santa ma "sforzo e, in ambito religioso, sforzo sulla via di Dio" inteso come sano impegno quotidiano. Che Fatwa non significa maledizione ma "editto conseguente al parere di un giurista". Insomma se ho capito bene corrisponderebbe a "chi sbaglia paga".
Dalla mia ricerca non ho avuto la risposta che cercavo. Tuttavia la signora con il velo, incontrata per caso, non saprà mai quanto il valore della sua diversità mi abbia aperto una piccolissima finestra (per dirla alla Julio Monteiro Martins) su un mondo a me completamente sconosciuto.

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(ISSN 1824-6648)

Il quartiere dei destini incrociati: corso di scrittura creativa

A cura di remo cacciatori e mihai butcovan

 

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Anno 9, Numero 37
September 2012

 

 

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