El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

In cerca di lavoro

Bogumila Borowiec

Via Brofferio

I

Con quest’agenzia di collocamento ce l’avevo fin dall’inizio. La sala di attesa è piccola, sempre affollata. Con le poche sedie occupate si aspetta di solito in piedi, spesso per ore. Ci sono i numeri, ma tante volte non rispettati, né dalle ragazze né dalle signore (proprietarie?). Caos. Però si accetta perché sono efficienti.
Per la registrazione si pagano 15 euro (senza ricevuta), da rinnovare ogni anno. Dopo aver concluso il contratto con il datore di lavoro, la lavoratrice paga 100 euro. Quanto deve pagare l’altra parte, non si sa; presumibilmente il doppio, forse il triplo. Questo vale anche per i contratti di breve durata: le sostituzioni per le vacanze, il mese di prova, etc. Si deve pagare, anche se è illegale, anche se nel nome dell’agenzia si espone orgogliosamente nient’altro che la parola “Onlus”. Ma si paga perché sono efficaci. Oppure: si paga purché siano efficaci? Difficile ‘sta lingua italiana.
La prima volta mi sono offerta come accompagnatrice di una signora anziana per le sue vacanze in Costa Azzurra. Dal 10 luglio alla fine di settembre. Cercavano da tempo una con la conoscenza del francese. Erano i primi di giugno, ma volevo andare ancora nel mio paese almeno per tre settimane per sistemare tante faccende che si sono accumulate. E poi c’erano le nozze di mia nipote, un evento importantissimo nella famiglia. Mi hanno tenuto da parte questo lavoro, ma dovevo essere lì per concludere il contratto almeno dieci giorni prima della partenza. E mi hanno augurato un buon viaggio.
Ho fatto un soggiorno lì più breve possibile di nove giorni, senza poter sbrigare neanche la metà delle mie faccende, e subito dopo le nozze, in fretta e furia, sono tornata a Milano, presentandomi nell’agenzia lo stesso giorno.
? Sono qui per questo lavoro in Francia.
? In Francia?
? Si, in Costa Azzurra, per assistere una signora anziana.
? Se vuoi lavorare in Francia, devi andare in Francia.
? Scusi, ma ne abbiamo parlato due settimane fa. Mi avete conservato per la firma il lavoro di accompagnamento per una signora anziana durante le sue vacanze in Costa Azzurra.
? Aspetta… Ah, questo. Poteva dirlo dall’inizio. Però è già preso.
Non è sicura se darmi del tu o del lei.
? Come mai??? Mi avete promesso di tenerlo per me fine alla fine di giugno!
? L'abbiamo chiamata, anche due volte, non rispondeva… Noi non possiamo permetterci di correre rischi. Si è presentata una italiana e se l’ha preso, questo lavoro. Ha negoziato anche una bella cifra, 400 euro alla settimana!
? Allora mi immagino che fosse una plurilaureata, conosceva perfettamente il francese?
? Non aveva neanche il diploma delle medie. Per il francese, noi non siamo in grado di verificarlo. Ma questa era italiana. Lei non sarà venuta qua per fare la concorrenza alle italiane.
? !!!

II

L’altra offerta di quest’agenzia era un’assistenza a una signora anziana di settantotto anni, appena uscita dall’ospedale dopo una grave operazione alla schiena. 850 euro con vitto e alloggio. Mi aspettano in due, lei e suo figlio. Lui ha cinquantasei anni, anche se non li dimostra. La casa, al terzo piano, non è molto grande. Ben tenuta. C’è un grande salone, dove sta la signora, e un angolo cucina. Non vedo, però, la camera da letto.
Cominciamo a parlare, vedo che la signora sarebbe disposta a prendermi da subito. Dico che mangio il pesce invece della carne e lei è prontissima a mangiare il pesce. Un ostacolo così importante superato, vedo che ci sarebbe un bell’accordo fra noi.
Il figlio rivela che ci sarebbe anche “un piccolo lavoro” in più, perché il venerdì si dovrebbero fare le pulizie in casa sua. Lui abita accanto, nell’altra parte dell’appartamento originale, molto più grande, diviso in due con gli ingressi indipendenti.
Lui spesso mangia fuori, ma si diverte anche a cucinare. Non gli piace, però, lavare i piatti. Quindi, la mattina ci sarà un po’ da lavare, soprattutto quando cena con gli amici o con la fidanzata. Quando non ha tempo per cucinare il figliolo viene a mangiare dalla mamma, ma non molto spesso, solo tre o quattro volte alla settimana.
Ci sarà anche un po’ da lavare e stirare, perché lui cambia la camicia anche due volte al giorno; è ovvio, lavora come dirigente. E anche il guardaroba, le scarpe…
? Chi faceva tutto questo lavoro fino a oggi? Aveva una brava colf, m’immagino.
? Macché! La più brava è la mia mamma, anche se s’impegna troppo con questi piccoli lavoretti. Quando si mette a stirare, non c’è la fine. E ti dicevo sempre, mamma, “dai, lascia stare, riposati un po’…”. E guarda, cos’hai combinato!
? Quindi la signora si è fatta male a casa? Facendo questi piccoli lavoretti?
Non voglio essere troppo sarcastica, ma lui non se ne accorge neanche.
? Sì, è caduta mentre puliva i vetri. E non ti ho detto, “stai attenta, mamma, con questa scala”? E adesso abbiamo un problema.
? Mi dispiace,signora, davvero – dico, e lei sa che non è solo una espressione di cortesia.
Quindi la colf e la badante. Due in uno. Capita, ma fino a questo punto? Devo riflettere.
? E per dormire?
? Purtroppo non c’è un'altra camera, quindi mettiamo un divano letto qui nel salone. Oppure, se vuole un po’ di privacy, lo mettiamo nell’ingresso, ecco, qua, davanti allo specchio. Così si può guardare senza neanche andare nel bagno, ha, ha! Allora, cosa ne dice?
Guardo la signora con il cuore stretto. Devo pensarci. Dico che l’indomani avvertirò l’agenzia della mia decisione.
Mi tormento tutta la notte. La mattina chiamo l’agenzia e sento che il figlio ha già preso una, più giovane. Si sono messi d’accordo fra di loro.

III

Sto nella sala di attesa già da più di due ore. È pieno. Caldo soffocante. Tutto va a passo di lumaca.
Entra una signora anziana. Vestita in modo molto originale, anzi, stravagante. Come una modella. Molto magra. Ci sono cinque gradini da salire, e si vede subito che ha problemi. Mi viene quel solito impulso di darle una mano, ma mi freno. Rispetto innanzitutto.
Entra nell’ufficio, dopo qualche minuto esce con la proprietaria. Guarda le ragazze. Sceglie me. Che onore!
- La signora cerca una badante fissa. 800 euro. C’è anche il marito della signora, ma è autosufficiente. Lei sarebbe disposta?
- Ehm, sì, però… sono sempre due persone, e questa cifra è il minimo per una persona sola. Non lo so…
Rientrano nell’ufficio, fra poco mi chiamano. La signora offre 1000. Chiedo i dettagli. Ci sarà un po’ da pulire. Mi piacciono le piante? Perché c’è anche un paio di piante da annaffiare. Allora? 1200?
Vado con la signora per vedere la casa. Prendiamo il metrò, poi l’autobus. Lei si aggrappa al mio braccio e vedo che subito si sente più sicura. Dice che recentemente le capita di cadere spesso, l’ultima volta nel bagno. Toglie gli occhiali da sole e adesso vedo bene: ha un livido rosso e blu scuro intorno all’occhio destro. Spaventoso. Lividi anche sulle braccia e sulle gambe.
? Non ha mai pensato di procurarsi un bastoncino? O un girello? Sarebbe molto più sicura nel cammino.
? Io? Un bastone? Ma sta scherzando!
? Ci sono modelli diversi. Anche molto eleganti - insisto.
? Signorina, ma è fuori discussione!
Parliamo. Lei faceva la stilista di alta moda. Aveva tanti interessi diversi. Purtroppo non può più neanche leggere. Il marito era un architetto, ora in pensione. Cucina? Lo fa il marito. Anche la spesa. Lei stessa mangia poco. Di solito frutta e verdura cruda. I figli? Il figlio vive in America, la figlia in Francia. Hanno fatto una bella carriera, tutti e due. Come passa il tempo? Di solito dorme. Arriviamo. Dentro l’alto cancello c’è il complesso di residenze signorili di un lusso raffinato. Mentre camminiamo ammiro le costruzioni, le aiuole, la disposizione delle piante, la comodità delle panchine, la pulizia impeccabile. Un altro mondo. La signora dice che questo complesso è un’opera di suo marito e che ne ha fatte tante altre, anche all’estero.
L’appartamento occupa tutto il dodicesimo piano. Ci sono due camere da letto, due bagni, un salone, sala da pranzo, due studi del signore, uno studio della signora e una cucina cosi bella e comoda, che cucinare qui deve fare un gran piacere. Con la mia cucina buona e sana la signora potrebbe riprendersi in due, tre settimane.
Tutto arredato con gusto. Anche i mobili antichi sono a posto qui. Quadri, credo di gran valore. Questo sarebbe Chagall? Non originale, però. Sì, invece, sì.
Tutto immerso nel semibuio; le tapparelle sono socchiuse. Non si sente il calore dell’estate, il climatizzatore funziona bene. Si sente, invece, una sorta di tristezza indefinibile. Tutto sa di abbandono totale.
La scala a spirale conduce al tetto. Qui c’è un altro studio della signora, composto da due stanze. Lei mi mostra alcuni suoi disegni, fatti con una abilità sorprendente. Era molto creativa, aveva un suo stile inconfondibile. Brillava nel mondo della haute couture per le donne. E adesso è ridotta così.
Intorno allo studio c’è un giardino, anzi, un bosco. I cespugli nei vasi enormi e le piante in quelli più piccoli occupano tutto lo spazio. Ma anche qui tutto è trascurato, il pavimento pieno di foglie secche, le piante muoiono esposte al sole.
Scendiamo giù, molto attente. Arriva il marito, lei mi presenta. E’ strano, cortese, ma quasi assente. Anche il rapporto fra di loro mi sembra insolito. Non si sente nessuna tensione, neppure nessun risentimento. Solo indifferenza assoluta.
Finalmente arriviamo alla parte dei servizi. C’è un bagno con due lavatrici, una piccola doccia e un wc; è pieno di attrezzi vari: aspirapolvere, secchi, scope, etc. Questo sarà il mio bagno privato.
L’ultima stanza è praticamente un ingresso, con la porta d’uscita per i servizi. Qui c’è il segnale di chiamata per la domestica, qui si stira e si fanno le piccole riparazioni dei vestiti. La stanza è piccolissima, anche per stirare c’è poco posto. Niente aria condizionata, si sentono gli odori dei detersivi e degli altri prodotti chimici tenuti negli armadi. Capisco che qui devo lavorare, ma dove devo dormire? Lei mi guarda, sorpresa.
- Come dove? Le ho detto che questa sarà la sua stanza. Mettiamo qui una brandina per la notte, e durante il giorno la può piegare e tenere nel ripostiglio.

Non riesco a crederci. Lei sta scherzando, sicuramente. Sì, sì, sta scherzando.
? Lei dice sul serio, signora? Se mettiamo una brandina qui, non ci sarà il posto neanche per passarci accanto. Come posso sdraiarmi o alzarmi? Credo che in una casa così grande si possa trovare un posto per me, almeno per la notte. Magari un divano letto…
? Le ho già detto, signorina. Non è possibile. Assolutamente escluso. Questa è sempre stata la stanza per le donne di servizio. E nessuna si lamentava. Se per lei non va bene, ci sono altre ragazze disponibili. E adesso mi scusi, devo riposarmi. È di qua, per la porta.
Esco. OK. Tutto chiaro. Niente da fare. Questa volta i destini non si possono incrociare. Sono distanti anni luce.
E allora, perché, maledizione, perché e perché proprio adesso mi viene da piangere?

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(ISSN 1824-6648)

Il quartiere dei destini incrociati: corso di scrittura creativa

A cura di remo cacciatori e mihai butcovan

 

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Anno 9, Numero 37
September 2012

 

 

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