El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Uno come tanti

Piergiuseppe Zanardi

FNM, stazione Bovisa

Mi dicevi: guarda, il tuo paese è un bel paese, l’Italia è famosa in tutto il mondo, ma io, se non trovo lavoro, se non faccio soldi, me ne torno in Marocco, dove c’è la mia famiglia, i miei amici. Anche la ragazza, se volessi.
Mi dicono: è un ragazzo bravo, impara presto il lavoro, sta studiando la nostra lingua con molta applicazione e sembra proprio serio e onesto, per essere un marocchino. Mi dicevi: guarda, gli italiani sono proprio bravi, se li conosci uno alla volta. Ma quando sono insieme, non capiscono più niente, parlano solo di donne, di soldi o di calcio e il lavoro se lo mettono sotto gamba. E io che mi sto ammazzando di fatica anche quando loro stanno fermi a fumare la sigaretta, cosa devo dire? Niente. Faccio finta di niente e vado avanti.
Mi dicono: se n’è andato perché il capo cantiere non l’ha pagato. Cioè l’ha pagato con un assegno che doveva essere ritirato in banca e il ragazzo non ha permesso, non ha documenti, non ha conto corrente. Come faceva a ritirare quei soldi? E nessuno dei suoi colleghi italiani ha voluto cambiare quell’assegno. Non se l’è sentita di rischiare. Sai, visti i tempi…
Mi dicevi: guarda, adesso io cerco un altro lavoro, vado via da qui, dove sono trattato come un cane e nessuno mi rispetta. Sono marocchino è vero, ma sempre marocchino mi chiamate voi, in quel modo che sembra chiamiate un animale.
Mi dicono: non l’abbiamo più visto in giro. Forse è tornato al suo paese, oppure è andato in Francia o in Svizzera. Chi lo sa. Ci spiace un po’, perché era un tipo a posto, ma sai, per il caposquadra era uno come tanti. Uno come gli altri.
Mi dicevi: voglio provare a cambiare vita, a fare in un’altra maniera. Senza lavoro, senza casa, senza soldi cosa posso fare? Strada del bene o strada del male? Dimmi tu.
Mi dicono: l’hanno trovato accoltellato in una casa abbandonata. Sembra ci sia stata una lite fra compaesani, spacciatori o ladri non si sa, ma erano tipi pregiudicati, sorvegliati da tempo. Non sappiamo come sia finito lì in mezzo e perché se la siano presa con lui. Non ha avuto fortuna, poveretto.
Mi dicevi: la mia ragazza ha gli occhi di sole, è italiana ma vuole venire con me in Marocco e sposarmi là, con la mia famiglia e con le mie tradizioni. È bella, è brava, intelligente. Mi capisce e dice che mi vuol bene. Se dio mi aiuta, presto troverò un lavoro migliore, una casa bella e pulita e poi, appena avrò fatto un po’ di soldi, ce ne andiamo al mio paese.
Ti dico: hai lasciato che la tua gioventù se ne volasse via troppo in fretta in un paese diverso dal tuo. Hai lasciato che un paio di occhi chiari, azzurri e tristi come il mare, ti piangessero e ti cercassero invano dove più tu non eri. Hai lasciato due piccoli fratelli ad aspettare i regali dell’Italia bella e ricca che si vede in TV. Hai lasciato una madre e un padre feriti e inconsapevoli. Hai lasciato tutto questo alle parole e ai commenti della gente. Ma soprattutto hai lasciato il tuo ricordo dentro di loro, la mano calda che li abbracciava, il sorriso sincero che li accoglieva, la voce amica che li salutava quando li vedevi. Hai lasciato il tuo nome e il tuo sguardo dentro il cuore di chi ti ha conosciuto e apprezzato. Sei uno come gli altri, certo, uno come tanti. E proprio per questo sarai sempre come i tanti a cui vogliamo bene. Ciao marocchino.

Home | Archivio | Cerca

Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Il quartiere dei destini incrociati: corso di scrittura creativa

A cura di remo cacciatori e mihai butcovan

 

Archivio

Anno 9, Numero 37
September 2012

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links