FNM, stazione Bovisa
Il fumo saliva lento dalla sigaretta appena accesa e sembrava svanire fra le fessure del muro diroccato, come a seguire una traccia. Tutto era confuso nella nebbia: capannoni, cortili e marciapiedi, ancora umidi dell’alba autunnale. Mi ero perso. Avevo lasciato la casa di fianco alla ferrovia da pochi minuti e già il mio percorso sembrava finito. La stazione di Bovisa si impossessava di me con la sua ombra minacciosa e informe, le ragnatele sui fianchi del muro segnavano un tempo indefinibile e inquieto. Lontananze minacciose e nascoste mi erano apparse a un tratto e sembrava che tutto si fosse poi fuso in un’unica magica alchimia di mistero, impreciso e profondo. Dov’eri Milano dei miei occhi e del mio respiro? Chi ti aveva portato lontano da me?