El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione
Sulla 91
Marisa Gaggini
Piazzale Nigra
Alla fermata di piazzale Nigra aspetto la filovia 91. Con me tre signore, ovvero tre continenti: un’africana, una cinese e una ragazza dell’Est.
La filovia arriva, le porte si aprono e il mondo si dilata. Tanti visi, tanti colori, tante nazionalità su un unico mezzo ATM.
Mi guardo intorno. Da diligente allieva del corso di scrittura mi propongo di raccogliere parole, frasi, espressioni particolari da annotare sul blocchetto che ho in tasca. Subito è chiaro che l’obiettivo non è realistico.
Infatti la filovia è affollata ma silenziosa: ogni passeggero vive in un suo mondo.
C’è chi parla, ascolta, scrive sul telefonino (i più), chi sente musica, chi guarda fuori dal finestrino, chi fissa il vuoto, chi si dondola appeso alla maniglia, chi dorme, chi legge.
Solo un’anziana signora con un mazzetto di fiori in mano - di certo scenderà in viale Certosa per prendere il 14 diretto al cimitero - tenta un inizio di conversazione con la sua vicina. Tentativo vano: la donna è probabilmente filippina o cingalese. Lo si capisce presto da come pigola nel cellulare.
La filovia continua il suo percorso e supera il ponte della Ghisolfa. Nel silenzio una voce registrata annuncia la prossima fermata. Chi le avrà insegnato a pronunciare McMahon in modo tale da renderlo incomprensibile anche agli storici?
Alla fermata assistiamo a una specie di assalto alla diligenza-filovia. Signore arabe con bambini, passeggini, borse della spesa arrivano dal vicino mercato. Salgono spintonandosi e ciarlando allegramente ad alta voce.
Riempiono la filovia di colori, chiacchiere, odori, richiami. Di colpo la 91 diventa un
souk.
Improvvisamente alcuni indigeni riacquistano la parola: “Guarda se pagano il biglietto!”, “Quanti figli, ma come fanno?”, “Perché non stanno a casa loro?”, “Ormai siamo invasi!”, “Guarda come si vestono ‘ste donne!”.
Però, per fortuna, la realtà è sempre un po’ più articolata delle frasi fatte. Così la signora in tailleur blu continua ad esprimere il suo dissenso cultural-religioso mentre aiuta la signora col velo rosa a sistemare il passeggino e un anziano uomo dai capelli bianchi risponde ai sorrisi di una bimbetta tutta treccine e fiocchetti. Forse è un nonno e la “nonnità” deve essere una condizione transculturale.
Il piccolo mondo della 91 riprende il suo percorso. Fra brontolii, sorrisi, lamentele, mani tese e ritirate dipinge forse meglio di tanti discorsi il cambiamento che vive il nostro paese.