El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Grazia

Cristina Ferloni

Piazza Dergano

Grazia gira la chiave nella toppa ed entra in casa. Finalmente si sente al riparo, in un ambiente sicuro, che la accoglie. Appende stancamente il soprabito, e con passo pesante entra in cucina. La osserva con gratitudine. È arredata con un tono caldo, che consola. Ed è pulita. Lei ci tiene ancora, alla pulizia della casa, nonostante la malattia. Anche quando è stanca, riesce a passare l’aspirapolvere almeno una volta alla settimana.
Grazia accende il lettore cd e mette su un disco di Vasco. Le mette allegria, e scaccia i brutti pensieri.
Si stende per un attimo sul divano. È stanca: ha diritto a riposarsi almeno per qualche minuto.
Ma dopo pochi minuti arrivano i brutti pensieri. Le viene da piangere, pensando a come tratta i suoi tutte le volte che va a cena da loro. Da quando, quasi un anno fa, è arrivata la brutta notizia, che il cancro non se ne era andato e bisognava continuare la chemioterapia, Grazia è diventata scontrosa e intrattabile. Non sopporta sfoghi, né critiche. La sua parola d’ordine è “Lasciatemi in pace”. Ha deciso di lasciare la casa dei suoi, nonostante l’assistenza garantita, e tornare nel suo appartamento: lì potrà dare sfogo liberamente ai suoi sentimenti, senza dover rendere conto a nessuno. E affrontare finalmente la solitudine, dura, totale e ineluttabile.
Grazia era stata una “martire”, una che si sacrificava, che metteva se stessa al secondo posto. Aveva accettato, a prezzo di un trauma grandissimo che l’aveva portata alla depressione, l’abbandono della sorella a cui era legatissima. E aveva accettato di fare da madre al figlio di sua sorella, sacrificando la sua spensieratezza da adolescente. Aveva superato la depressione, e aveva continuato a vivere, con una fatica doppia degli altri. Ma ce l’aveva fatta: aveva studiato, si era laureata, aveva trovato un fidanzato.
Finché non era arrivato quel male, chissà da dove. Improvvisamente tutte le sue conquiste erano sembrate nulla, tutto era sembrato nulla.
Grazia prende il cellulare, e si decide ad affrontare le chiamate a cui non ha risposto. Sono fantasmi del passato, gente che “vuole qualcosa” da lei. E lei non è più disposta a dare niente, non vuole più rispondere alle aspettative. Non hanno colpa quei vecchi amici, semplicemente non possono capire quello che passa nella sua testa e nel suo cuore.
Ecco il messaggio di una cara amica, quasi una sorella: pieno di amarezza, di recriminazioni, per il suo silenzio di quasi un anno. Ha ragione, e le provoca una stretta al cuore il tono accusatorio con cui le rimprovera la sua indifferenza. Grazia reprime a stento le lacrime, ma la sua amica è così stupida… possibile che non capisca lo strazio di una vita appesa al filo, sprecata nella soddisfazione dei bisogni altrui?
Grazia continua a leggere: la sua amica le dice addio. Un’altra porta che si chiude. Non bisogna avere rimpianti.
Grazia piange, finalmente. Ma può ricominciare. Daccapo.

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(ISSN 1824-6648)

Il quartiere dei destini incrociati: corso di scrittura creativa

A cura di remo cacciatori e mihai butcovan

 

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Anno 9, Numero 37
September 2012

 

 

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