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Impariamo la lingua

Abdelmalek Smari

INTEGRAZIONE: Uno scrittore algerino immigrato a Milano interviene nel dibattito aperto da Galli della Loggia

IMPARIAMO LA LINGUA. E ANCHE L' ARTE DEL DIALOGO

Uno scrittore algerino immigrato a Milano interviene nel dibattito aperto da Galli della Loggia IMPARIAMO LA LINGUA. E ANCHE L' ARTE DEL DIALOGO D opo aver letto l' editoriale di Ernesto Galli della Loggia sulla società multietnica e l' integrazione uscito sul «Corriere» di lunedì scorso, da scrittore algerino immigrato a Milano vorrei aggiungere qualche riflessione. Anzitutto, cerchiamo di non drammatizzare la situazione, facendo di un processo naturale - che sicuramente non riguarda solo questa generazione, ma anche altre generazioni con cultura e gusti diversi dai nostri - un destino da programmare nei computer di qualche studio ministeriale, di un istituto di studi strategici o ancora nella testa di qualche intellettuale (che sicuramente non potrà mai vedere molto più lontano dell' istante presente). La storia insegna che i grandi popoli finiscono sempre per assorbire i traumi delle aggressioni dei popoli minori, ed uscirne sempre più forti e più sani. Non importa secondo quali modalità: perché le modalità stesse appartengono alla storia e sono quindi più vaste e imprevedibili di quanto possa fare o immaginare una generazione o due. A mio avviso, l' integrazione sarà come un mare che a volte avanza e a volte ristagna: per il momento, bisogna pensare all' insegnamento della lingua italiana agli stranieri, della letteratura, della storia (pulita dal sedimento dei pregiudizi senza tuttavia mistificarne le verità, anche se a volte può suonare d' offesa per l' una o l' altra parte), dell' arte di dialogare e di stabilire buone relazioni (insegnamento, questo, che dovrebbe valere anche per gli italiani). La religione diversa - se riusciamo a tenerla staccata dalle perversioni ideologiche - potrà diventare un pilastro saldissimo in grado di produrre soltanto amicizia e amore. Ribadisco queste idee non perché le ho lette in qualche studio, saggio o manuale, ma perché le sto vivendo di persona. Per quanto mi riguarda non ho nessun problema d' identità collettiva. Sono solo io, come individuo, a pensarla così. Provate a prendere qualsiasi algerino di Costantina e vedrete che dirà altre cose, magari del tutto opposte alle mie. Provate a prendere, invece, un cinese o un italiano o un peruviano, e magari la penserà come me, pur non essendo di Costantina e nemmeno algerino. La radice (l' identità) dell' uomo, come dice un nostro poeta del Medio Evo, è il proprio io. Malek è la mia Identità. Il resto è tribalismo.

(22 luglio 2000) - Corriere della Sera

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(ISSN 1824-6648)

Abdelmalek Smari: il poeta della liberta'

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 9, Numero 36
June 2012

 

 

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