Sembra che il destino sia una macchia indelebile, che quando tocca l’abito della vita, non se ne stacchi più. E così, cara ombra, lasciai quell’orda in furia e scappai. All’indomani, iniziò la mia caccia ed il mio divertente calvario.
•Preoccupati per la trasparenza e per la necessità di stabilire saldamente il giovane stato cosmico, i dignitari invitarono una volta un neo convertito - un uomo forte, ultimo osso o sasso che rendeva la vita difficile all’impero cosmico nascente - a fare una relazione appunto sull’argomento del maccartismo.
• “Diceva il relatore neofita e mistificatore”
• “L’iper - anfiteatro e tutte le piazze e abitazioni del mondo esplosero in una raffica di applausi.
Moktar era appena sbarcato nel paese in cui si svolgeva la conferenza. Come giornalista, gli si è data l’occasione d’essere il più possibile vicino all’irraggiungibile neofita mistificatore.
Grazie ai farmaci e ad altri interventi chirurgici, psichiatri lobo tomisti hanno tolto la capacità di ricordare gli incubi, ma non gli incubi stessi. Altrimenti anch’io mi sarei dato volentieri a questo tipo di interventi. Ma io so che gli incubi esistono ancora, e come!”
• E’ in questa fase critica della storia della costituzione di questo super stato che Moktar entrò in un violento scontro con la massima autorità, Hagiadj in persona! Fu lo stesso Hagiadj poi a fare, del suo dissenso con Moktar, un affare di stato, quando decise di coinvolgere persino la polizia di stato nascente. (Epilogo)
“Wanted for 5 dollars” “Crime against the humanity”, e “thanks” è scritto su uno schermo gigante, firmato Hagiadj Tritapalle capo dello Stato degli stati impiantato dappertutto.
•La gente si ferma per leggere le ultime notizie, carrello trascinato dietro, prima di andare al mercato.
• Si guarda indietro e attorno a sé le rose sintetiche e i volti impauriti.
• Delle stelle di seta sintetica ricamate su dei petti gonfi e protetti da paraproiettile e paralaser Quegli “SS” non sono nient’altro che gli efficientissimi servizi segreti di schedatura: non c’è niente che gli sfugge
• contano quanti litri di ossigeno al giorno un cittadino può avere bisogno o di quanti grammi di carote sintetiche necessitino gli occhi di una persona per poter seguire le immagini-notizie alla Tv o sugli schermi.
• Moktar, parla alla propria ombra - l’unica confidente- ha un cartello su cui c’èuna stella e uno scritto: Schiavi Spietati.
• “Basta confessare e collaborare”, ecco la loro parola d’ordine.
• Tutti i cittadini hanno commesso qualche reato imperdonabile: sospettare del fondamento di ogni minima informazione dello Stato degli stati, stancarsi prima dell’ora o dimenticare di menzionare ai “SIS” una boccata di ossigeno che magari si è presa in più rispetto alla quota ad essi riservata
• Non c’è un’anima cattiva, dice Moktar, ma ci sono parecchie anime impaurite
• Tutti hanno confessato il proprio reato, giurato fedeltà e collaborazione e accettato di denunciare e catturare, vivo o morto, il “Wanted”.
• Il premio, i cinque dollari, tutti hanno giurato di lasciarli nelle casse del tesoro federale.
• Il reato del “Wanted”, alias Moktar, è di non confessare aggravato da quello di non collaborare.
“Che cosa vogliono da me? Confessare, che cosa? Collaborare? E’ una parola la cui definizione non ho mai incontrato in nessun vocabolario, né nella storia, né nel mondo!” dice Moktar alla sua ombra.
• Ciononostante, i “SIS” cercano di perdonargli: “errori di genio e di gioventù”.
• La sua ombra morì di paura, quando le raccontò la sua decisione: “Nel nome della mia dignità”, disse, “dichiaro guerra allo Stato degli stati.”
• Così, lo Stato degli stati - sotto il regno della sua illuminata, clemente e spietata guida, detta Hagiadj Tritapalle - gli dichiarò guerra “nel nome della sua arroganza”, come dice Moktar, che ama anche giocare con le parole.
Quando lo Stato degli stati dichiara guerra a qualcuno, l’universo stesso non lo lascia tranquillo finché non lo riduce alle ceneri, al fumo, al nulla.
• Le immagini di Cartagine e di Nagasaki, di Bagdad e di Belgrado sono ancora presenti nella mente dei cittadini.
• “L’architettura della trasparenza, dove tutti possono e devono spiare tutti!”, dice Moktar scandalizzato, “piuttosto vivere in una tana che essere preda degli sguardi delle spie!” spiega Moktar intrattabile.
• Nel XXII° secolo della nostra era, il terrore insegna alla coscienza di nascondersi con il reato in delle tane-bunker refrattari all’architettura imposta ai cittadini-sudditi!, “una coscienza che non c’è”, fa notare Moktar.
• Seguono poi altri scritti in alcune lingue volgari e testarde: “Ein volk, ein stadt, ein fùhrer! Oltre ciò, tutto è eresia.
Abbiamo ridotto le insolenti onde di tutti i mari e quelle degli oceani a dei semplici tremolii inoffensivi, e soprattutto poetici.
Abbiamo atterrato le Rockies, le Ande, le vecchie Alpi e il tremendo Himalaia.
Abbiamo spento l’Etna ed ogni vulcano.
Abbiamo dato all’umanità generosamente la nostra lingua, la nostra cultura, il Natale e Holween.
Abbiamo diffuso ritmi universali, su cui l’umanità balla e ballerà fino alla fine dei secoli. Abbiamo ideato e regalato con prodigalità uno stile ed una Westetica a quelli che, ancora mezzo secolo fa, erano delle scimmie che vivevano nelle arretrate terre lontane: indios, aborigeni, pigmei, schiavi neri e bianchi slavi, arabi musulmani...
Grazie alla tuttacola queste orde di scimmie si sono innalzati al rispettoso livello di esseri umani.
• La nostra musica è marcia trionfale che non ha niente da invidiare a quella delle tribù teutoniche, nel lontano 1940, che per 30 giorni, avevano fatto ascoltare ai sonnolenti soldati francesi che era già troppo per loro se erano riusciti ad applaudire il trionfo e la marcia dell’aquila appesantita dalla croce uncinata.
• Il commento di Moktar, di fronte alla sua ombra terrificata, è spietato: “Così, la storia non si confonde. Così si saprà per sempre che gli “SS” del XX° e quelli del XXII° secolo non hanno niente a che vedere gli uni con gli altri.
• “Guardate!” riprende il messaggio. Tutta la gente, nel mercato, si mette a guardare. Non importa dove. Il messaggio continua imperturbabile ed imperioso, sempre nel volgare in via d’estinzione:
Guardate le spiagge! C’è qualche scoglio forse che vi da’ ancora fastidio?
Non è qui forse uno fra gli infiniti segni della nostra superpotenza intramontabile?
Se siete convinti, gridate, come un sol uomo: gloria allo Stato degli stati!
gloria alla lingua unica! gloria al suo padrone e giudice illuminato e giusto!
I nostri occhi sono nel cielo e nella terra e in tutti i mari ed in ogni angolo di questo nostro universo,
Nei più ritirati angoli delle vostre coscienze e nei paesaggi dei vostri sogni.
Gridate come un sol uomo!
• Tutti gli abitanti della terra allo stesso momento, tale un drago, un mostro con miliardi di bocche sputano:
Gloria allo Stato degli stati!
Gloria alla lingua unica!
Gloria al suo padrone e giudice illuminato e giusto!”
Ancora!
Gloria!
Ancora!
Gloria!
Guardate!
• E la folla, agli ordini, agli agguati, guarda il nulla e il tutto. E il messaggio:
Esistono forse ancora dei deserti roventi?
Esistono ancora forse le tundre?
Le carogne degli eretici e delle eretiche sono forse inutili?
Non abbiamo forse salvato milioni e milioni di esseri umani che hanno davvero il diritto di vivere?
Gloria! Gloria!
Chi non è fedele, del resto, oggigiorno sulla faccia di questa terra?
Persino gli abitanti della luna e di Marte devono fermarsi ogni due ore terrestri
- sotto la pioggia come sotto il sole, nel mare o sotto terra, camminando o a spasso per il cielo
- come in un saluto militare, ripetendo gloria?
• Moktar è un uomo pio, la sua preghiera è del tipo: Oh vane orgogliezze della razza degli arrivisti! Sconfitta ai cafoni della storia!
• Il messaggio continua:
Abbiamo dato generosamente i nostri nomi ad ogni regione e ad ogni angolo della terra e degli altri territori stellari conquistati da noi, gli unici discendenti delle migliori razze della specie umana!
Come mai Moktar, l’idrocefalone, la schifosa bestiola, non è ancora convinto della nostra supremazia?
Come mai rifiuta ancora di convertirsi?
Come mai proprio lui, figlio dei popoli di una razza che si trovava nella più bassa scala degli esseri intelligentizzati e civilizzati, rimane così ostile e ingrato?
Sapete, gente, che prima o poi riusciremo a stanarlo
Nel nostro vasto territorio stellare, un metro cubico di qualche giardino avrà ancora bisogno della carogna di quell’eretico scellerato e dei suoi complici, ombre vigliacche!
Fra poco, gente, avrete quella che può essere, con ogni probabilità, la sua immagine, sugli schermi di ogni angolo dell’universo.
Ovunque siate, genti, potrete avere il piacere di seguire il suo processo giusto e il crudele che aspetta.
Vi assicuro che lo spettacolo vi piacerà. Sarà uno spettacolo molto divertente. Ve lo assicuro.
“Deficiente, vai a pascolare le pecore!” Mi diceva il preside della mia scuola media. Conoscevo, allora, solo le lingue volgari. Quanto alla lingua che ogni essere intelligente deve imparare, per decreto di Newaschimarte, a svantaggio delle lingue volgari, io non la conoscevo ancora.
• Più tardi, quando lo stesso preside sentì parlare di me che ero diventato bravo anche nella lingua newashimarziana - perché bisogna pure essere figlio della propria epoca, seguendone, come un assiduo scolaro, la cretineria e l’intelligenza - invece di apprezzarmi, egli mi disse, davanti ai compagni e alle compagne di scuola: « Un asino sulla terrazza! ».
• Sai che cosa avevo risposto al preside? « Sei tu l’asino! Solo che a te sono vietate le terrazze », guardandolo dritto negli occhi.
• Da quel momento - mi raccontava mia madre arrabbiata- hai la testa così grossa da non poter penetrare in nessun modello! Sei diventato insolente, perché hai mancato di rispetto verso il tuo signore e giudice. Se adesso, è colpa tua. Il potere benefico del signore è grande ed è altrettanto grande il suo potere malefico!
• Quanto è bello essere costantemente ribelle alle umiliazioni dei signori che si fanno anche giudici!!
• E’ da un po’ di tempo che voglio mangiare della frutta biologica. L’ultima volta che l’ho voluta comprare risale a due anni fa. Due anni di cibo sintetico-chimicale! Non credere che l’abbia fatto per masochismo, ma per sciopero della fame!
• Ciao, ombra mia. Ciao ombra vera, fedele e unica affidabile! Macché! Mi segui? Non hai mica paura se tratto così come si deve un tiranno? Lui ha le armi da fuoco, io invece ho questo fumo di parole che fanno male soltanto alla bocca da cui escono! Allora, perché si deve aver paura, se c’è comunque un termine? Magari vuoi assistere allo svolgimento della mia sorte? O forse vuoi avere il privilegio di dire un giorno che mi sei stata accanto nei grandi momenti di gioia e di dolore?
Dicono che non ci sono eroi, a parte Hagiadj, e tremolano una meschina anima e si ritrae dallo spazio ogni volta che sentono parlare male di un male!
O forse, vuoi che un giorno si dica di te che mi hai seguito fin dalla nascita, come un destino sino alla mia morte?
Ombra mia, fedele compagna nell’assoluta solitudine, non temere il tiranno che non è nemmeno padrone di se stesso - figuriamoci se cerca di convincerci d’essere il padrone dell’universo- anche se ha ridotto le anime e le sensibilità vive e ribelli in eroi silenziosi, che appena trovano la forza per sputare nell’aria fetida e viscosa qualche “gloria” .
• Io continuo a chiamare Hagiadj: culone. Cosa ha più di me, se non un ventre da vitello, una testa da vitello, un culo, anzi un pozzo come culo?
• Cazzo! Ho dimenticato di pettinare la barba! Non voglio che Hagiadj abbia qualche ragione per vantarsi d’intervenire nelle piccole e grandi faccende della vita di un uomo libero come me. No! Non voglio che Hagiadj o i suoi vassalli, di sotto o di sopra, di destra o di sinistra, non voglio che questi coglioni mi prendano e mi facciano subire un destino che proprio lui, l’innominabile, avrebbe scelto per me.
• Lo amo e lo stimo come un vigliacco ama la morte. Lo voglio lontano dall’universo. Lo voglio nel nulla. Lo voglio inesistente.
• Il mio amore è così; una volta mi hanno fatto un test attitudinale, mi ricordo che quel test era per entrare a fare parte del comitato redattore di un quotidiano della sedicente lingua universal - co(s)mica. In quel momento, tutto in me manifestava che io, quando amo, amo da morire.
• Mi hanno fatto delle domande sulla grandeur della lingua ovverosia la longueur (la lingua di Hagiadj?). Allora, io risposi coerentemente con tutto ciò che mi ispirava la mia sensibilità. Ero tutto amore e passione per quella lingua. Il testatore - verificatore mi diede due pacche sulle spalle tali da strapparmi una raffica di tosse: « Tu, quando ami, ami con passione! Complimenti! »
• « E quando odio, cercai di chiedergli, ma non lo feci? ». Anzi, lo spavento mi tolse via le parole prima che uscissero. E lui, che credeva di indovinare la mia domanda, aggiunse, sparendo: «Con passione ».
• Ma che cosa, ombra mia, tu - la calpestata ribelle che riesce sempre a calpestare il piede che pensa di calpestarti - che cosa vuoi da me? Non sono l’unico eroe.
• Cazzo! E’ da un secolo che io cerco di pettinare questa barba dietro cui mi nasconderò, ma tu mi distrai. Lasciami fare per cortesia. Io non ho paura della morte.
• La morte è una specie di metamorfosi, né più né meno. Il nulla? E’ una creazione fittizia: può esserci e può non esserci. E’ vivo. Non è una specie di non esistenza. Nulla e morte sono delle tappe degli stati della materia sparsa nello spazio a geometria variabile. Non c’è nella mia filosofia nulla da invidiare al sedicente padrone e giudice dello Stato degli stati.
• Chissà perché il discorso sui dittatori fa saltare alla mente sempre il discorso sulla morte?
• Moktar si guarda poi nello specchio: “Sembro vecchio nonostante i pochi secoli della mia vita. Taglierò seduta stante questa barba della vergogna, maschera dei vigliacchi. Non devo più nascondermi. No! E’ contrario alla mia etica.”
• Stupito dalla sua giovane bellezza, si mette a piangere: “Perché ho dovuto nascondere la mia bellezza, quel giorno lontano, quando ero ragazzino? Perché ho dovuto accettare il ricatto dell’amico, che prima di invitarmi al matrimonio, di chiudermi dentro la gellaba con il cappuccio «Deve essere una gellaba bianca, ma sporca e puzzolente, gli aveva spiegato l’amico, così, le ragazze non faranno attenzione a te, tanto la tua bellezza sarà nascosta ».
• Era un comportamento ereditato dalle nostre donne che non amavano mischiarsi con i porci e si spalmavano, dai capelli fino alla punta degli innocenti piedi, con della merda. Nell’epoca in cui le orde franche andavano nei paesi altrui per umanizzare (tuttacolare, si dice oggi) i popoli assetati e vittime del processo storico, la tattica consiste nell’essere più sporchi dei tiranni e porci umanizzatori. La merda, laddove non ci vuole, non attira più gli stormi di mosche e le loro larve.
• Assia mi trovava bello, altrimenti non mi avrebbe amato. Quando, scolaro, sputavo sul banco per pulirlo dall’inchiostro. Era l’unica che aveva trovato il gioco innocente e divertente. Il resto dei compagni dicevano: che schifo! Che schifo! Assia, no.
• Di colpo, la sua testa sembra più proporzionata al resto del corpo: “Caspita! Potevo fare così da secoli! Chi si sarebbe accorto che si trattava di me? I loro strumenti extra sensibili, non mi avrebbero scoperto.”
• Quando le macchine mi vedono, la prima cosa che viene loro in mente è di dire: questa persona è bella. Non può essere il mostro che tutti gli inquisitori del mondo stanno cercando. Invece gli uomini sono diversi; anche se non sei così brutto, essi, quando vogliono, fanno di te un mostro. I politologi chiamano questa ideologia: Maccartismo.
• Sembra che le cose stiano ancora dove le ha lasciate quel lontano XX° secolo! Era una congiura contro l’umanità dell’uomo, contro la libertà politico - estetica degli artisti, che si misero così, come per incanto, a sfidare il potere, caotico - arrogante e vuoto di ogni sensibilità, dei mercanti di quel paese. Uomini grandi e orgogliosi che il terrore e la paura per la libertà e per la pelle costringevano a fare il gioco del boia.
• Quella gente perbene scongiurava il boia facendo il boia, finché un giorno si sono tutti svegliati con attorno al loro capo un cappuccio nero che aveva la forma grossolana e buffa del terrore dei cappucci del Ku Klux Klan. Solo che il cappuccio dei futuri maccartisti era nero, mentre quello del Ku Klux Klan era bianco, stranamente! Come pure era strano per gli etologi che la gente considerasse la colomba bianca (o anche il colombo bianco) - proprio l’animale più aggressivo in assoluto!- come simbolo della pace!
• Colombo, (il genovese?), è stranamente considerato come il responsabile di due o tre paia di secoli di genocidio! Chissà perché? Forse perché anche lui si chiamava Colombo.
• In una sala di conferenza chiassosa, c’era una bella femmina che lo guardava con qualche interesse. Le sorrise. Rispose al sorriso, facendo qualche passo verso di lui: ‘Che sorriso!’ E Moktar: ‘Se ho ancora un sorriso di quelli franchi e non impauriti è perché ho rifiutato di farmi lobotomizzare. Non voglio morire, perché trovo ancora assurdo chi mi ci costringe, proprio nell’epoca in cui la morte non è più necessaria.’ E lei, come il sordo nel concerto: « Che bei denti hai! ». Ed io: « L’ultima volta che una femmina mi ha fatto un complimento del genere, abbiamo finito tutti e due nudi, come dei vermi che si rispettano, in un letto stretto. Poi aggiunsi: In un letto... non di ospedale, ovviamente. Non mi ricordo però, se era a casa sua o nella mia tana ». E lei, divertita: « Anche io voglio finire in un letto, con te, ovviamente non in ospedale ».
• Il silenzio che ebbe luogo all’improvviso gli tolse dalla mente l’immagine di quella femmina. Seguirono, dopo, un silenzio, poi un altro chiasso e poi ancora un altro silenzio. Approfittai della tregua; lasciai esplodere, nell’aria ancora euforica:
• « Come mai, ora, lei signor relatore, come mai... » E lui:
• « Sì, sì, certo. Qualche arresto per controllo di routine. Qualcuno aveva perso il suo posto di lavoro. Nient’altro di più. Dopo un breve tempo, tutto era rientrato nell’ordine ».
Un altro frastuono di applausi.
• Volli aggiungere o meglio, formulare, la mia domanda. Sentii vicino al mio orecchio una vocina minacciosa: « Per cortesia, ti ha risposto! Ora lascia lo spazio ad altri interventi mille volte più sensati! »
• Poi, altre voci di dietro: « Non sei convinto?
• Sei proprio scemo!
• Ma da dove esce questo qua?!
• Che stress!
• Che barba! ».
• Per fortuna, in quel momento avevo la barba! Approfittai di un altro silenzio: « Signor relatore... »
• E le voci si esasperarono: « Ancora…! »
• E il relatore, comprensivo e tollerante: « Lasciatelo pure, siamo in un paese strademocratico ».
• Un’altra raffica di applausi. Un altro silenzio e poi la mia voce, più determinata che mai, più democratica che i democratici stessi: « Vogliamo dei veri testimoni! »
• E lui: « Non ci sono più, purtroppo! »
• Ed io, spietato: « Lo strastato li ha lobotomizzati! ».
• Seguì un caotico e gigantesco frastuono di sdegno e di proteste:
• Cacciatelo via! Ma che maniere!
• E’ uno straniero!
• Viene dal buco del culo del mondo! Ma che cazzo capisci? Ritorna piuttosto a pascolare la capra e il cammello! Proprio a noi, gente di grande cultura, vuoi dare delle lezioni!?>>
• Qualcuno, nella confusione totale, afferrò il microfono e, con enfasi, con una specie di entusiasmo militante, se non soldatesco: Signor Relatore, nel nome della gente civile e ben educata qui presente, le chiedo di scusarci per l’intrusione di questo cafone, di questo pagliaccio di giornalista, volgare, grossolano e stupido!’
• Da allora ebbi un sogno ricorrente per anni e anni: un asino che si tiene dritto sui piedi. Cazzo! - ripetevo ogni volta che lo vedevo - i sedicenti esseri umani sono capaci di erigersi su I piedi! Questo asino aveva uno scettro nella mano e davanti a lui stavano una fila di esseri umani fra cui c’era anche Hagiadj. Tutti erano prosternati in un sacro silenzio. Si trattava di un tempio. A un certo momento, l’asino ruppe quel silenzio con la sua solita bella e serafica voce. Stranamente, tutti quelli della fila, uomini e donne, guardarono Hagiadj. Egli sudava e, senza perdere tempo, si mise a spogliarsi. Tutti lo guardavano. Tutti cercavano il suo pisellone. Qualcuno sicuramente aveva sparso in giro che le sue palle pesavano più di quelle dell’asino. A questo punto gli sguardi si voltarono nuovamente verso le palle e il pisellone dell’asino. Ma questo era già dietro Hagiadj, che aveva il sedere rosa e nudo. La folla guardava in un silenzio da tempio. Hagiadj gridò. La gente sputò: « Gloria! ».
• Poi tutti si spogliarono, mentre sollecitavano l’asino ad incularli come aveva fatto con il loro padrone.
• L’unico dispiacere era quella nuvola tricolore che ogni tanto rattristava il divertente panorama e mi crea sul viso delle ombre scure. Sarebbe stata anch’essa presa da qualche vento o fuoco di partecipare a quell’orgia o a quell’orgasmo.
• Chi sarà questo eroe che sta inculando persino Hagiadj? Ma l’asino ha inculato anche me? ». Mi guardavo attorno. Non c’era nessuno fra gli inculati che mi stesse vicino. E la nuvola si spostava per appoggiarsi, con tutto il peso di ombre che aveva, sul viso di Hagiadj.
• Moktar « Poverino! Ormai assomiglia a quei cani milanesi senza difesa che subivano, nel silenzio di quei templi antichi, i capricci perversi dei loro cura(tortura)tori, che impedivano loro di mangiare, quando volevano, la cacca di ogni tipo e soprattutto quella buona, che i cani trovano squisita, quella umana. Li vestivano come quei vermi di una volta, che ormai si fanno passare per esseri umani. Povero asino! Adesso lo sterilizzano. Adesso lo portano a forza in chiesa, come quel cane che andava anche lui a celebrare la messa della vigilia di Natale, alla chiesa di Sant Ambrogio. Adesso... Ades... »
• Tra l’altro, io ho sempre fatto e disfatto la barba. Quanto ai vestiti, tu sai che ho deciso di non indossarli più, per solidarietà coi cani milanesi. Se i cani, intelligenti come sono, non riescono a difendersi da questa umiliazione secolare, devo custodire io la sana tradizione di vestirmi come il Re della fiaba”.
• Appena fuori, Moktar si trova in mezzo a una nuvola nera che gli rammenta il colore della bandiera rosso sangue, poi nero destino, poi ancora rosso sangue, poi giallo - sporco - viscoso, colore vermi e odore da carogna.
• Con sua sorpresa, quella nuvola nera lo avvolge, lo prende e lo schiaccia. Lui non ha il tempo di capire il rumore che fa quella folla, o nuvola, e se sono cani o esseri umani... Moktar riesce a cantare:
Dans un monde régi par la terreur
La liberté choisit le camp de la folie
La solitude devient un chaud refuge
Y a -t- il alors, de plus navrant
Que d’imoler pour narguer la mort
Au bucher devant les temples
Sous le regard de Dieu et des hommes
La jeune rose à peine épanouie
Comme les rayons du soleil
Là où nait l’aube et dort l’arc-en-ciel
Qui, eux, se moquent bien de la mort
Et de ses serfs de vils bourreaux
Dans un monde régi par la terreur.