El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

poesie

Abdelmalek Smari

Il mito e il sogno

Due sogni viaggiatori
sul pendolino del mistero
Ah! se giovinezza sapesse,
dice il mito di 80 autunni.
Ah!, se vecchiaia potesse
risponde il fresco sorriso
- di primavere ne ha venti -
mentre riempie la coppa
per le farfalle felici.

L'illusione d'Hilda

E' un'illusione, dice Hilda,
quando le barre d'oro sul muro
spariscono, svaniscono dice lei,
è un'illusione! ripete,
mentre la sua mano sul mio petto
rimane pietrificata e il sorriso
deluso come l'amarezza e dispiaciuto.
Come ti permetti, Hilda ?!
Non era forse l’illusione che ci ha fatto
sognare e, in cinque minuti
nei cinque continenti, ci ha costruito
castelli su colline in Perù, in Giappone
in Australia, in Marocco … a Parigi?
È lei l'autentico, il nobile oro.
E' proprietà mia, è proprietà tua.
È del mondo intero.
Il tuo oro invece è solo tuo,
non può essere mio e insieme tuo,
per prenderlo, o mi uccidi o ti uccido.

Ore 16:45 07/12/97

Nostalgia

Soffio profondo come il sospiro
come la fiamma d'anima in amore
come la lacrima luccicante sulla guancia
di un desio bello e lontano.

Bell’ospite

Quando vieni, ospite strano,
vieni così, all'improvviso,
simile a una misteriosa poesia.
Io sono contento quando, alla porta
del mio vivere tormentato,
come un angelo avvolto di luce
mi sommergi di speranza raggiante.
Entra bell’ospite, vieni, cantiamo insieme
ancora una volta.

.

Il crepuscolo

Quando si accende il mare
e quando
quello che è dietro il mare diventa fumo
e quando ..
ecco le tue rocce disintegrate
e rotte le tue corde.
Allora mi vedrai,
brace dalle mie ceneri ravvivato
e le tue dal vento spazzate via,
nel mare e al di là del mare,
diventate fumo, etere o miraggio.
Tu, despota per lo spazio di un’ora,
timoniere di una nave alla deriva
in un mare che pensavi senza riva.

Il tumulto del silenzio

In silenzio ascolto
il silenzio …
mi racconta delle storie:
meravigliosi sogni di una volta,
oggi lontani ricordi.
Assiduo, ascolto,
gli occhi gravi
e il cuore pesante,
i campi di fiori della mia infanzia,
la stagione d’amori,
passata senza ritorno.

Parola e oblio

Distruggi la mia parola
e ucciderai anche me.
Per cancellare l'odio
non serve l’oblio,
occorre la memoria.

Milano 02/02/97

E ora

E ora il tempo,
il vecchio tempo dai capelli bianchi,
m'imbarca sul suo mostro orrendo,
feluca vetusta e stanca
sull'onda che s'increspa tremolante.
Poi, in piena furia
verso la notte della vita
e gli orizzonti dove si spegne il sole
e declinano le stelle,
nel profondo delle tenebre
nel silenzio sordo e senza vita
dell’oblio, mi butta.

Vai anche tu e torni?

Soffia il vento d'autunno lento
e alza la polvere dell'estate,
folle passione, morta.
Danza la tenera cenere,
come un sottile velo
e, pallida, all’anima in agonia
sussurra foglia su foglia:
dormi ricordo e non piangere.
Un sogno ricorrente sono,
una cometa, vado e ritorno.
Vai anche tu e torni?

17/08/97

Se d’estate vieni

Uno splendore,
se d’estate vieni,
vedrai …
e l’ombra fresca
e l’acqua smeraldina
e l’incanto negli occhi dei bambini - purezza! -
e l’organetto che recita
e canta gioia e malinconia …
una festa vedrai
e la mia dolce nostalgia.

Il bimbo e il vecchio

Nell'inverno boreale,
incontrai un uomo
cinico come il destino
e brutto e spietato.
Mi tolse la pelliccia
- caldo regalo di primavera-
e invece mi diede
uno straccio bianco,
come la neve sporca di fango,
come la pelle di tartaruga.
La primavera lo guardò fare
impotente e, mentre gelavo,
se ne andò tanto lontano.

Perché l’assenza?

Quando l’etere mi portò a destinazione nel paese amato
e la terra della mia infanzia mi salutò
e il ruscello mi augurò il benvenuto,
- lo stesso ruscello cui bevevo e facevo le abluzioni -
e gli uccelli dei miei campi estesi fino all’orizzonte cantarono per me,
il tempo si addolcì di un’aurora che il sole raramente creava
e la mia terra mi stese un tappeto rosso
come ciuffi di papavero sui prati verde alpino.
E dalla profondità di un tempo lontano, dall’infanzia,
una voce mi gridò
sii lieto, l’istante è fatto per gioire!
… e la voce radunò per me parenti e amici
e mi preparò come uno sposo
come un innamorato assente
e lungamente atteso.
Risposi alla voce del mio desiderio
e alla premura del tempo lontano, dell’infanzia vereconda,
ai canti degli uccelli ...
ed il mio sole risorse, dopo un lungo e amaro buio.
Abbracciai la terra profumata e pura
ed il tappeto di fiori mi cullò come un bel sogno
e lo smalto di una bocca innamorata mi mordicchiò l’orecchio
e mi sussurrava “perché l’assenza?”

Il vanto della libertà

Sono astro che non tramonta.
Guido te smarrito,
e, col mio dolce sussurrio,
curo le contusioni del sadico tempo
e faccio di te un alfiere
di stendardi e bandiere
e delle tue ferite
una sacra sorgente
di squisita ebbrezza,
bevanda dei prodi liberatori,
e cancello il rossore verecondo
delle vergini accese, in fuoco.
Non abito i castelli lussuosi
né le sciupate pietose mansarde …
ora mi vuoi?
o hai paura di peccare, stupida magia?

Lieto tormento

Breve istante fuggente
per sempre perduto,
lampo di sorriso abbagliante
dietro l'orizzonte sepolto,
verde sguardo smeraldo
nella folla disperso,
lieto tormento.
Ti sogno, bel ricordo.

8/08/97 Ore 07:00

Dolore mio

Algeria, dolore mio,
crude urla
tortura nuda
mare di calvari
tormento …
unico dono
della natura.

Piangono le campane

Spunta una stella,
nasce e muore Natale.
Piangono le campane
i bei giorni lontani
Echeggiano i tetti desolati
pianto, lamento d'agonia.
Chiese, a pena stanotte piene,
vi risponde qualcuno
nella notte o qualche luna?

25.12.97

Pozzo e bordo

Buio profondo nel silenzio dell’abisso,
non c'è fiato. Non c'è profumo.
Dalla folla, coscienza informe,
esce un uomo, vetusta bisaccia,
con un abito di tanti giorni stanchi.
Adesso è sul bordo di un pozzo
seduto, sta scrivendo con ricami sacri
il talismano per ingabbiare il ribelle attimo
che scivola con l’inchiostro sulla pietra.
Sente il richiamo, dimentica la pietra,
e pluff, nel buio profondo, risponde
l’uomo seduto.

Algeria

Dolore a grandezza naturale
di una donna
dal cuore di mamma
colmo, come il mare
dell'orfano paese dipinto in lutto
che incide sul tempo
forme sofferenti
su uno sfondo di eterno dolore.

13/02/96

Angeli, se volete

Seppellite la mia parola,
proibitela, perseguitate
la gente che la sente,
ci riuscite se volete.
Cacciate via l'aria
che la produce
e la rabbia,
lo potete se volete.
Dimenticare le vostre mutande
sporche ed ingiallite,
lo volete ma non lo potete.
Ho ragione, carogne! Angeli,
se volete.

L’uomo e la nobile signora

Coperto dalla sola polvere di paure e d’altre angosce,
è sempre nudo,
anche se veste Cardin o Armani e evita di guardare le viscere puzzolenti di una nobile signora
chiamata morte,
incolore,
anche se dipinge l’altro con l’oscurità buia di una notte gelida e nera e se stesso di colori
d’arcobaleno e di luce di sole,
vulnerabile,
anche se brilla come le spalline di un Generale della Usmarine’s che recita piuttosto
l’arroganza che la grandezza, l’avidità piuttosto che la generosità,
povero finché non ha un vero sorriso,
anche se possiede tutto l’oro del mondo e i castelli dell’Impero,
ignorante,
anche se conosce cosa ha mangiato la moglie del servo della prima persona nella Storia umana che ha usato il fuoco per cucinare il cibo,
condannato a soffrire,
anche se ha lo stomaco perennemente pieno di farmaci e le vene collegate ad enormi flaconi di analgesici:
questo è l’uomo.
Non è né bianco né nero,
né occidentale né orientale,
né del nord né del sud,
né del primo né del terzo mondo,
né della scala mobile né di quella immobile,…
Il sole rovente ed i complici venti del tempo seccano le lacrime dell’uomo maturo e del tenero bambino,
il buio cosmo senza fondo, indifferente, ne inghiottisce le urla di spavento e di rabbia ed i sorrisi di gioia della beata esistenza.
Ma la nobile signora
col suo velo nero rimane
e col suo profumo da fresca tomba
ci esorta a lavarci gli occhi
e nelle viscere a guardarla
- fissi
- senza pianto né canto.
E ci dice: mortali, ecco la vostra tomba aperta che vi aspetta, il vostro unico e vero bene che vi spetta.
Tutto ciò che rimarrà dell’uomo
sarà un ricordo scavato
come le rughe sul collo di una tartaruga
come il volto della terra assetata di un’acqua scarsa
e presto … l’oblio eterno.

Il macello squisito

Mentre tu guardavi
il sublime quadro
lo squisito macello
del divino pittore,
ero io quel macello.
Mi fa ancora male
la tua gioia assassina.

07.05.97

Amare

Boccetta azzurrina
di veleno cristallino
cento per cento tormento
primo passo verso l'inferno
mare amaro, pianto,
vento di passioni arse
sorriso giallo di gelosia
lacrime che scavano fiumi
fuochi d'artificio
mille colori di un unico dolore!
Amore
ti offro un mazzo di fiori
secchi e senza profumo.

La notte

Non è nera la notte!
E' una saga di colori.
E' un brusio d'amore
delle tenere stelle.
È il colore del mare
e dell'irraggiungibile cielo.
È lo smeraldo fosforescente
delle serene piante.
È una scintilla d'azzurro corvino.
È chiaror di luna la notte.
È profumo di stagioni.
E’ brezza di mare in Agosto
E’ bisbiglio di bosco
E’ sospiro di rose e pianto.

22 e 23/12/97 Ore: tutte

Gli occhi

Quante volte …
davanti alle menzogne atroci
ho sognato ad occhi aperti!
Quante volte …
ho visto con i miei occhi,
che vedono la luce,
ho visto corvi neri
enormi come dei mantelli
tessuti nella stoffa della notte!
Ho visto fiamme giganti
che superano in altezza i corvi!
le fiamme li divorano
e i miei occhi riposano finalmente
grazie alla luce di quest’inferi roventi.
Rassicurato, torno a dormire,
ma i corvi - nere sfingi -
ancora più grandi ritornano.
Grido di rabbia
e il mio urlo si fa fiamme
e i corvi si mettono a morire
senza mai aver ragione della mia lingua.

Alba che respira

Bellezza sbocciante,
alba che respira, raggiante
eterna primavera,
melodia crescente
nel cuore di un grillo,
occhi di smeraldo
dei mari chiari
nei tropici caldi,
misteri dei boschi verdi,
sei … Gabriella.

Lezioni di vita

1
Matta mamma sgomenta
si strappa i capelli dalla testa
e mi toglie il seno arrabbiata
dopo tre giorni d'allattamento.
Tre giorni soltanto!
Innocente mi disse:
figliolo soffri ora!
Piansi e piango tuttora.

2
“L'uomo è stupore e cammino,
il mondo pure,
quando lo capisci?!”
mi grida il padre.
Tira fuori il giocattolo,
un cannocchiale,
e scruta il mistero
con l'incanto negli occhi
e - mio padre - si diverte.

3
“Non piangere, amico,
non stupirti più!
- invocò Larbi -
Non c'è mistero.
Dietro ogni senso
c'è un altro senso!
Sei un uomo, no!?”

4
“Sii tollerante.
Non c'è paradosso:
il mondo è grande
e li divora tutti”,
mi esorta il precettore-adolescente
mio caro compagno d'università.

5
Con le labbra mi sfiora
e bacia la piaga fetida
di una ferita riaperta.
“Non fare guerra ai sensi”
- dice soave la sua voce -
sei un uomo coi sensi!”
Mi getta poi il mio corpo
smontato e scomposto:
“Raccogline i pezzi - mi dice -
riprendi il tuo cammino!”
In paradiso

Andiamo a fare un giro in un paradiso …
e non ti dirò il suo nome …
non vorrei che tu lo diffondessi in giro
e che la gente venisse,
a profanarlo con macchine e telefonini.
Me lo ha soffiato un pittore rinascimentale …
Oggi è una festa alpina
ma non mi curo del cibo …
mi bastano i cori alpini e le lodi del vino.
Un angelo di verde vestito a piedi scalzi balla
e nelle sue ronde lascia un uomo,
per prenderne un altro che poi subito molla,
continuando i suoi giri a piedi nudi
sull’erba verde del prato
nella luce rannuvolata della sera.

20-08-05

Profumo di malinconia

Gli occhi pieni di sonno,
sorridente, “amore mio bellissimo” mi accolse e,
confusa, “scusa il ritardo e ...
saluta per me Napoli” disse la sua voce.
Saluta i nostri ricordi,
correggeva il sorriso di un cuore triste,
più amaro della lunga notte sul treno.
Ora che non c’è più, chi mi accoglierà?
Questi fiori secchi
esalano un profumo di malinconia.

Stelle e fango

Thales, cosa fai col naso nel fango?
Ho abbastanza di guardare le stelle.

Crepi il dolore

Scintille di lacrime
giocano con i granelli di luce
sulla soglia degli occhi
socchiusi,
il bambino nella festa
guarda suonare il percussionista.
Il cielo si apre:
è luce e gioiosi colori!
Sorride il bambino
e fa un voto:
crepi il dolore.

La carovana e i cani

La carovana passa,
la storia va avanti.
I vinti come i vincitori
abbaiano e urlano:
arroganti! Impostori!
Dirottatori del grande fiume!

Innocentia dei

Lo zio d’Alba ha scoperto che dio era innocente.
Infatti le ha rivelato “Dio ha creato certamente la giustizia
e il suo torto è quello d’averla nascosta…
L’ha nascosta agli occhi delle talpe perché non ne alterassero la luce.
È la sua assenza che
gonfia il ventre dell’affamato
arrossa gli occhi degli oppressi
e ne spezza i cuori
e lacera la pelle dei poveri
per creare loro una corazza e una dimora.
È suo il fuoco
che fonde l’acciaio delle sbarre e delle catene.
La incontriamo sempre,
nei luoghi dove vegetano miseria e stupidità umane,
nelle terre bruciate dai colonialisti,
nei genocidi,
nel cuore dei giovani incarcerati,
nelle vene gonfiate dei soldati incasermati,
addestrati a Vincere o morire,
negli occhi delle donne, velate ed asserragliate,
nella voce dei popoli, sfruttati spogliati ed esiliati,
nel ruggito scatenato dal fondo dei gulag …
e d’altri manicomi
e d’altri lager …
La giustizia in terra non esiste,
essa sta là, su negli astri, in cielo.
L’uomo ha il compito di volare,
di soffrire,
di cercarla ovunque si trovi,
nelle orrende ghigliottine,
sulle sedie elettriche,
lungo il filo della spada
dentro le canne dei mitra …”
e lo zio d’Alba tace … non ha più fiato.

L’insegnante

Solo i morti si lasciano amare?
Solo i vivi si fanno odiare?
Tu, che sei insegnante,
insegnami a morire.

Con quale alchimia

E' il drago che soffia
raffiche di ghiaccio e di gelo?
Forse ho freddo, mamma,
o forse ho perso la stoffa
tessuta dai tuoi sorrisi
per il bambino che fui.
Ho freddo ancora mamma.
Con quale alchimia, dimmi,
hai fatto di un granello di polvere
fecondato da un raggino di sole
un incubo con la faccia di un sorriso?
Con quale alchimia, confessalo,
hai fatto dei tormenti e sospiri
d'amarezza un dolce latte caldo?
Il nido che mi hai costruito
nel tuo grembo dov'è andato a finire,
dimmelo mamma!
Ho freddo e non vedo che stracci.
Hai forse disimparato il mestiere –
mamma, rispondimi – di tessere?
Ho bisogno del tuo latte e di un vestito.
Dimmi almeno con quale alchimia
mi hai fatto, con quale magia,
e se serve ancora la fattura!
Ti voglio mettere alla prova
un'altra volta ancora, madre
fattrice di vita.
Sono sempre il tuo bimbo
il tuo latte lo cerco ancora
e le tenere carezze sulla pelle.
Dov'è il latte, dov'è il tuo seno?
Fa’ che la polvere ritorni polvere,
il raggio al cielo e tessimi
almeno un abito da Sufi!
Anche il pellegrino ha bisogno -
mi ascolti mamma? - di decenza.
O sei già come un sogno lontano?

16/04/97 ore 13/14: 00

Solo me?

Scriverò sul tuo cuore,
guscio chiuso e prezioso
che cela una perla,
una promessa di speranza
- o il mistero di un disco volante
che nel tuo seno porta solo me? -
proprietà privata,
ingresso proibito …
nella veglia e nei sogni.

Sestri levante 31-01-1999 11:20

Le fanciulle e la fontana

Fanciulle alla fontana
belve in calore la frescura
dell'acqua cercano.
Con l'acqua giocano
le fanciulle.
E' estate nella città.
E' l'estate della vita.
L'acqua zampilla
e canta la fonte e spruzza
Le fanciulle
polpa dei frutti del sole
di un rosso vermiglio,
le fanciulle
con gemiti di gioia e risate
spengono l'estate.

13.06.97

La piccola Anna

L'onda del tempo
passa sulla spiaggia
della memoria …
e ripassa.
La piccola Anna,
la magia negli occhi
e la bacchetta in mano,
incide e guarda
segni e disegni,
mentre la brezza all'alba
le accarezza i capelli,
d'oro come il sole e la sabbia,
come i campi nella loro stagione.
E il mare canta con la bimba,
che, trascinata dai sogni,
si lascia andare sull'onda
del tempo …
lontano.

Cos’è?

Cos’è questo rumore?
Tre anni da Napoli sono …
e il cuore è ancora in fuoco.
Dove si specchia l'orizzonte
e s'ammira il crepuscolo, dietro la finestra,
ed esplode in mille ricordi
e si frammenta nei colori amari della partenza,
al di là delle case e dei tetti,
dove il tuo e il mio sguardo
si affiancano nel lungo viaggio.
Guarda, mi dicevi sorridente, guarda.
Mentre il cielo della gelosa sera
divorava i propri colori
e il giorno deluso moriva.

08/01/98

Né vivo né morto

Non vedo della luce del giorno
che ciò che sfugge al giorno
e nella mia stanza s'intrufola
violentando le tremende tapparelle
con fruste abbaglianti.
Seguo un raggio, un miraggio
chiamato speranza e vita.
Non è speranza, non è vita.
Mi uccide l'essere solo
in un mondo colmo di anime buone,
del limpido azzurro dei mari
e del firmamento lontano.
Cerco la notte nel giorno,
caccio via la vita
e alla morte mi arrendo.
Ma l'occhio e l'orecchio
della superba morte
non mi vede né mi sente.
Per una chimera, per un sogno,
spengo l'istante tremolante
il felice presente.
Così sono né vivo né morto.

Peccare per ribellione

È un essere miserabile, certo,
una creatura lacera ma indomita,
anima bella, né felice né infelice:
limiti e leggi non riconosce
né catene né gabbie, pur d’oro siano.
Invenzione del crudele destino
escluderlo dal resto della vita,
perché disobbedisce all’a-morale
e pecca per ribellione - come altri per indifferenza -?
Perché non capisce la lingua comune
che parla l’arrogante gregge perbene
e patisce e bestemmia l’insolente sorte,
indifferente alla fragranza di una rosa lesa.

Se ha fame, se ha freddo
o se è sporca, non importa
- ci sembra - alla vagabonda
che la pazienza strappa,
o ruba, a qualche pianta
e le sue cellule cresce di rabbia.
Paria dei sentieri bui e nebbiosi,
non appartiene forse alla umana gente?
Chi ha detto che manchi di vita
e non arda d’amore?

Pagliaccio-generale

Continuate a raccontare
la storia dei popoli vinti,
vostri cari clienti,
facendovi pagare
con l’una o l’altra delle materie,
grezza o grigia, o entrambe.
Continuate a tacere le altre …
Continuate a raccontare
l’aspetto armato di un pagliaccio,
una specie di generale, nudo,
che avete vestito
e armato dal capo ai piedi
per fotografarlo poi,
strana reliquia, cartina di tornasole
della vostra tetra teoria sulla solidarietà umana.

Quando soffiano afa e scirocco

Quando porte e finestre si chiudono
sulle anime quiete, ma le tue notti s'incendiano ,
quando rimani sola con l'insonnia
a logorarti nelle fiamme dei sensi e desideri,
quando le tue solitarie lacrime colano
disperatamente e cercano di coprire l'intero tuo corpo
e rinfrescare il tuo petto, vasto deserto che soffia
soffocanti sospiri e singhiozzi afosi,
quando le tue mani, nella febbre, ebbre,
il tuo corpo di fuoco vanamente percorrono
e i tuoi occhi disperati supplicano i miei.
Quando tace ogni voce
e tu rimani sola e soffri e piangi
mi strazi il cuore e l'anima mi duole.

29/08/97

Ostracismo

Colpevole, sei colpevole, soffia forte
il corruccio di Dio.
Gli alberi s'abbattono sulla città.
Ecco arrivare l'autunno giallo,
ecco la fredda solitudine
avvolta nella nebbia grigia.
Ad uno ad uno i musicisti se ne vanno
in preda al panico, gli occhi esorbitanti.
Amici che mi disertano
Denti d'età matura, ad uno ad uno
se ne vanno senza ritorno,
detriti morti del mio corpo.
Ecco il freddo gelare la città e le cose,
camini caliginosi d'amori dimenticati.
Neanche uno sguardo!
Cecità non indifferente!
Benvenuto boia se tale è il mio destino.

28/09!97 Ore 11: 30

Panico

Rovina il mondo
il corpo in fuoco
. . allo sbando.
Lesbiche e omo
e gente perbene
scendono in campo
rombo e canto
tutta protesta.
Mitra e carro
corrono al soccorso
corvi in cielo
terra in fumo
Aids in giro
sesso in colpa
dietro le sbarre
bestia nera
in Marocco e in Italia.
Nero straniero
portatore di terrore. Sesso in crisi
Nevrosi in giro
Amore in gabbia
Morte in giro
Amore in colpa
Vita in gabbia …

Casa Clelia

Occhi di tristezza bagnati
piangono in una stanza gelida
stanza unica e sola
da un tavolo arredata
e da un cesto di rose fuori stagione
e mutilate. Piangono e sognano
in una palude come gabbia
le gambe in prigione
in un abito ocra appassito.

Un bicchiere nell’angolo isolato
recita il sussurrio dell'anfora
appesa alle dita di una mano
e risuona triste e vuoto
come il lamento di un tempio abbandonato.
Appeso alle labbra secche
tra le dita tremolanti di una mano
secca che cerca nel cielo acceso
- spettacolo senza occhi e sordo –
il succulento frutto e il bicchiere pieno
e il canto nel silenzio dell’abisso.

Figlie d'Atlantide

Stelle lontane ma vicine,
lacrime nelle notti serene
bagliori di luce d’oro e d’argento
sui sentieri bui del dolore
stelle gelose e generose,
guardate la mia bocca
viziata dai vostri baci!
Vi offro il sorriso come cibo
e l'amore come profumo,
così il mio labirinto diventa cammino.
Stelle che dalle penombre lontane
ci parlate, nel silenzio della notte,
sulla soglia dei sogni disperati,
siate indulgenti per i mortali sgomenti
che fuggono impauriti le fiamme del giorno.
Stelle sibilline, consolate i sospiri delusi
nei petti colmi delle anime oppresse
- condannate a bruciare sole –
senza colpa e senza delitto
in questo mondo messo male.

Da Maometto a Ginsberg

Caddero gli dèi e gli idoli
la colpa fu di Maometto.
Le teste dei meccani, smarriti pagani,
tremavano di sgomento.
Era morto Maometto,
meteora nella tenebrosa notte.
Tramontarono gli dei e gli idoli.
È nato Ginsberg,
il santo Ginsberg,
dei santi è giunta l'era.
Santo è Versace,
Santi sono i generali
E Sacco e Vanzetti e Madonna
E Fernanda la princesa
E le ragazze di Melchiore Gioia.
Santo gay, santa lesbica
E la vittima e il boia
Santi i cani e i loro padroni.
C'è ancora posto per un idolo
negli arcani dell'arrogante ignoranza,
negli ordigni nucleari
negli invisibili bombardieri
nei carri armati
- spauracchi di colombe bianche -
nei mari d'oro nero
nei templi di Wall Street?
Ginsberg è morto,
il mondo è santo.
C'è ancora posto
per un altro candidato?

16/10/97 11:00

Grandi speranze

Bambino, polvere nell’aria sperduta,
figlio di poveri,
mi cibo d’illusioni
e bevo la brina
che distillano le rose morte.
Con la pioggia mi aspergo.
E quando viene la notte,
mi avvolgo in un lenzuolo
bianco ghiaccio e dormo.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Abdelmalek Smari: il poeta della liberta'

A cura di raffaele taddeo

 

Archivio

Anno 9, Numero 36
June 2012

 

 

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