A: Smari Abdel Malek Per “Fiamme in paradiso” Edito nel 2000 dalla Casa Editrice Il Saggiatore
Da quando i neocolonialismi di fine millennio hanno indotto migliaia e migliaia di persone del Sud del mondo a dolenti migrazioni, è nata – da loro più che intorno a loro – una letteratura detta, come altre forme d’arte su questi temi, letteratura di necessità. Nella pletora di opere del genere (spesso testimonianze troppo patetiche, ovvero interviste troppo schematiche) la storia raccontata – per lo più in forma di diario “in presa diretta”, con tutte le riflessioni sottese che il genere comporta – da Smari Abdel Malek, algerino che vive a Milano, si stacca in modo netto e originale.
Quella messa in atto dall’Autore è infatti una “rivoluzione copernicana” che presenta ai lettori, senza retorica, una Milano vista – come se fosse la faccia sconosciuta della luna – con gli occhi di un immigrato dal Nordafrica. Nelle aspirazioni deluse, nei silenziosi stupori, nei ricordi dei luoghi maghrebini idoleggiati nella lontananza, nelle piccole grandi ambasce di chi proviene da uno dei tanti Paesi ipocritamente definiti “in via di sviluppo”, la tavolozza variegata dello scrittore toglie le sfumature delle diverse culture attraverso un confronto di esse tanto più soggettivamente poetico quanto più si sforza di essere oggettivamente documentario. E, quando il faticoso tentativo di rendere consapevole la reciproca accettazione sta – forse – per avere sbocchi positivi per il protagonista, un tragico e imprevedibile destino (ancorché frutto di nuove e più subdole violenze) cancella in un sol colpo lo stesso personaggio e la sua storia.
Nella narrazione - quasi filmicamente ora in prima ed ora invece in terza persona – la scrittura alterna con efficacia coinvolgente uno stile ingenuo, ai limiti di un connotativo naïf ; e raffinati costrutti più letterari, non senza inferenze di alcuni francesismi di ritorno, eredità della passata storia coloniale.
La Giuria ha ritenuto quest’opera prima degna di essere premiata – oltre che per lo stile, nuovo e personale – per la capacità di evidenziare senza enfasi temi sociali di grande e tragica attualità.
Quelli del Giovedì
Milano, 28 giugno 2001