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considerazioni generali

raffaele taddeo

La struttura dei due romanzi sostanzialmente risponde ad un criterio di fondo che è quello della episodicità nel senso che sia il primo che il secondo romanzo sono organizzati collegando fra loro vari episodi. Questi assumono una più forte struttura unitaria in Fiamme in Paradiso, ma molto più tenuamente connessi ne L’occidentalista. Il tessuto unitario è garantito essenzialmente dall’unicità del personaggio, Karim in un caso, Samir nell’altro. Sia nel primo che nel secondo romanzo gli episodi non sono connessi secondo rapporti di causa ed effetto rispetto a trame e intrecci, ma possono di volta in volta essere considerati elementi a se stanti. Potrebbero sembrare allora romanzi frammentari non delineati unitariamente. L’aspetto essenziale invece dei due romanzi, ma di ogni altro scritto di Abdel Malik Smari dal testo teatrale financo alle stesse poesie risponde ad una tessuto unitario dato da una logica interna e da una volontà comunicativa intensa.

I nuclei generativi sia dell’uno che dell’altro romanzo diventano difficili da rintracciare. E’ pur vero che i due romanzi differiscono in modo sostanziale. Nel primo emerge un vissuto più diretto con l’esperienza fatta dallo stesso autore o da altri migranti. Il rapporto con la realtà è più evidente tanto che potrebbe essere scambiato come opera autobiografica. Nel secondo invece si avverte invece un maggior distacco dalla realtà. Alcuni episodi possono sembrare non tanto legati ad un fatto esperienziale, quanto ad un intento comunicativo che prende come strumento la narrazione piuttosto che la forma saggistica o filosofica.

Forse un lontano progenitore de l’Occidentalista è così parlò Zarathustra, famosa opera del filosofo tedesco. In questi l’ispirazione è il Nuovo Testamento o la Bibbia più in generale, non così proprio nel romanzo di Smari ma è possibile cogliere dopo la lettura del testo una sorta di pronunciamento di dottrina velata da fatti narrativi.

Si prenda per esempio il testo teatrale il poeta si diverte, è possibile rintracciarvi non tanto una morale, quanto la volontà comunicativa di convinzioni, di idee che si materializzano in comportamenti dei personaggi o del personaggio principale, in questo caso Rauf.

Il testo del secondo romanzo risponde, quindi, ad una lunga ed intensa metafora che bisogna interpretare e afferrare pena lo stordimento e il rischio di perdersi senza coglierne il senso. Adra, questa eroica figura femminile, che abbandonata dal suo amato, si prefigge di mantenere la sua libertà di vita e di comportamento, a dispetto delle ostilità e violenze subite, tutte presenti sulla sua pelle. Ma Adra non manifesta solo libertà, lei si prefigge di raggiungere uno scopo, di essere obbediente ad una volontà superiore dettata dal suo amore, dalla sua generosità e dalla sua fedeltà. In questo personaggio femminile è possibile rintracciare gli elementi fondamentali che svelano la metafora dell’intero romanzo, ma anche dell’intera produzione di Smari. La libertà, vista non come comportamento senza regole, ma come dimensione spirituale che rifiuta ogni costrizione fisica e mentale, che rifiuta ogni verità precostituita. I valori espressi metaforicamente da Adra si incarnano poi in Samir che sembra un personaggio che ha ereditato l’illuminismo come sua condotta di vita. Nulla gli è proibito, tutto gli è permesso, tutto viene filtrato alla luce della ragione, quella stessa ragione forse tradita dalla cultura europea che ne ha fatto strumento di prepotenza e sopraffazione. In questo quadro non si riesce ad inquadrare con sicurezza l’episodio Et in Arcadia ego, posto a conclusione del libro stesso; Samir che entra a far parte di una setta religiosa e poi viene sacrificato. Ci si pongono alcune domande. Perché Samir, così razionale, così libero, è così ingenuo da farsi abbindolare da una manica di invasati? Dove è andata a finire la sua libertà di coscienza? Possibile che la sua capacità di far usare il cervello si sia poi arreso di fronte a millantatori di salvezze religiose? Con tutta probabilità anche questo episodio rappresenta una metafora e potrebbe essere quella della vita dell’uomo che non riesce a fare a meno di crearsi una religione, di farsi Dio, a costo anche di sacrificarsi o farsi sacrificare. E’ la superbia dell’uomo che non sa porre al suo posto la semplice ricerca dell’umanità e della libertà.

Tutta la produzione di Smari è imbevuta della tensione verso la affermazione della libertà come bene supremo dell’uomo. Anche nella raccolta delle poesie dal titolo il mito e il sogno, accanto alla espressione di stati d’animo, è presente sottilmente il tema della libertà. Una delle sue poesie e proprio intitolata il vanto della libertà. Ecco i suoi versi che sono significativi dell’attenzione che Smari pone a questo valore: “Sono astro che non tramonta./Guido te smarrito,/e, col mio dolce sussurrio, /curo le contusioni del sadico tempo/ e faccio di te un alfiere/ di stendardi e bandiere /e delle tue ferite /una sacra sorgente /di squisita ebbrezza, /bevanda dei prodi liberatori,/e cancello il rossore verecondo /delle vergini accese, in fuoco./Non abito i castelli lussuosi /né le sciupate pietose mansarde …/ora mi vuoi?/o hai paura di peccare, stupida magia?”

Se dovessimo dare un nome alla poetica di AbdelMalik Smari potremmo dire che l’assunzione della letteratura come strumento di affermazione del valore della libertà è la sua espressione fondamenteale. E probabilmente lo stesso Smari rifiuterebbe una stretta ingabbiatura della sua ricerca poetica, perché la libertà non ha bisogno di nomi e nel momento in cui la si costringe in una formula si rischia di ucciderla e sacrificarla.

In tutti gli scritti di Abdelmalek Smari un altro valore assume posizione privilegiata sullo stesso piano della libertà. La dignità per lo scrittore di origine algerina è uno degli aspetti dell’essere uomo più significativi e importanti, anzi la dignità senza libertà non potrebbe essere così come la libertà senza dignità sarebbe insulsa. La letteratura come canto della libertà e della dignità è la ricerca poetica più significativa di Abdelmalek Smari.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Abdelmalek Smari: il poeta della liberta'

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 9, Numero 36
June 2012

 

 

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