El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

La città dei tulipani

Sabrina Cerri

La Città dei tulipani è la città sognata; la speranza del cambiamento e della ricomposizione in un mondo di distruzione, degrado, sopraffazione.
La guerra e la sua crudeltà non sono argomenti nuovi in letteratura, ma questo romanzo possiede una forza eccezionale: la sorprendente capacità di “portarla viva” al lettore attraverso il racconto di storie straordinarie di uomini comuni; eroi anonimi di un quotidiano assurdo.
In un unico respiro si fondono i destini dei personaggi, marchiati da indelebili cicatrici dell’anima, ma sempre sorretti da una caparbia volontà di vivere: un medico italiano che ha deciso di fermarsi in Afghanistan per salvare quante più vite possibili, un originale giornalista di guerra alla caccia dell’articolo della sua vita, un kamikaze pronto a farsi esplodere per dimenticare il mondo e poi, le donne. E’ l’energia femminile, in particolare, ad emergere nel romanzo, la forza delle donne di resistere e la loro volontà di non essere cancellate nonostante gli eventi subiti.
E’ così che Asillah, dottoressa che ha scelto di salvare vite in un mondo di morte e si ritrova lei stessa ad essere condannata a morte per avere salvato la vita sbagliata, nel buio della galera incontra un’altra incredibile donna con la quale condividere un progetto di salvezza: è Mariam, la “donna dagli occhi di cucciolo”, il cui volto è stato orribilmente sfregiato dal marito, proprio come fa il bambino con il pennarello quando sbaglia un disegno e vuole rifarlo da capo. E’ lei che Asillah, in una fredda notte d’inverno, aveva trovato sulla porta dell’infermeria con gli occhi sbarrati dal dolore e una striscia insanguinata che le tagliava di traverso il burqa.
E’ così che Shakeela, un tempo straordinaria danzatrice di Kabul ora semplicemente, tragicamente un numero 159 barrato, una detenuta che viene data “in premio” ai soldati prima di un attacco, rinuncia a parlare, rinuncia quasi a vivere, ma non rinuncerà a rispondere al richiamo di chi vorrà riportarla prepotentemente al mondo con la forza della compassione e dell’amore.
E’ così che Anna, dopo aver consumato la sua esistenza di donna per amore di un uomo, scoprirà una nuova fulgida speranza nel cuore: la volontà di essere madre della piccola Aisha, che una madre non sa cosa sia perché la guerra le ha tolto anche questa possibilità. Tutte le vicende narrate sono contraddistinte da un’incredibile intensità che rende quasi plastico per il lettore l’orrore di essere donna (e uomo) in luogo di guerra. L’autrice, Ingrid Coman, dimostra in questo romanzo pressoché di esordio (precedenti sono solo alcuni racconti), l’abilità dei grandi scrittori, riuscendo a penetrare con la sensibilità gli eventi e a riportarli al lettore come esperienza, anche se da lei non vissuti. Il momento in cui una madre dà alla luce un figlio, i giorni della guerra prendono corpo e anima nella delicatezza della sua scrittura e risultano di grande impatto emotivo per il lettore.
Un linguaggio dolce, che diventa spesso folgorante e capace di racchiudere in poche fulminee immagini la forza e la fragilità dell’esistenza, caratterizza questa produzione e le dà ulteriore valore, lasciando in chi legge il desiderio di non separarsi dalla vite dei personaggi e di proseguire la lettura anche se giunto al termine del romanzo.

Gli amanti dei libri - Sabrina Cerri - sett.2011

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Ingrid Beatrice Coman:La memoria del passato come ricerca poetica

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 8, Numero 34
December 2011

 

 

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