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Non spegnete la luce

raffaele taddeo

Questa raccolta di racconti, scritta nei diversi anni è una ricerca di sperimentazione della possibilità di densità poetica attraverso la prosa. Sono testi diversi per tematica e genesi poetica, ma tutti in qualche modo hanno come tema principale il rapporto fra presente e passato. Un passato che serva da lezione, che sia esemplare e che ci possa condurre a compiere gesti liberatori e a riscattarci della colpa avvenuta nel passato per qualche leggerezza o inavvedutezza.

I primi due racconti, Sei capace di fare una rana e L’odore del pane, sono quasi un manifesto di questa tensione fra passato e presente. La crudeltà di ragazzi nel primo racconto, la responsabilità di non essere intervenuti allora per fermare quella crudeltà, diventa colpa che emerge nel presente e genera comportamenti liberatori. Anche la sola presenza e assistenza a fatti di gratuita violenza come quella perpetrata nei confronti di una rana porta con sé, e non può essere altrimenti se si vuole essere uomini, sensi di vergogna e di colpa. Il secondo racconto richiama alla mente una celebre pagina di Proust che descrive il ricordo del piacere, della felicità sensoriale, alla semplice percezione di quello stesso sapore – quello della madeleine - gustato anche nella fanciullezza. Anche in questo racconto il senso dell’olfatto riporta al passato. Ma il ricordo dato dall’olfatto genera ancora un comportamento teso a rimettere in ordine ciò che nel passato era rimasto disordinato e ingiusto. Non era necessario che il ricordo dell’odore del pane portasse ad una storia di riparazione. E’ proprio la ricerca poetica della scrittrice romena che alla costruzione di questa storia percepisce il passato in funzione di un impegno presente. Anche in Musica per un banco vuoto siamo di fronte ad un passato richiamato da una percezione sensoriale, la musica, che conduce a comportamenti nel presente pieni di umanità.

Certamente non tutte le storie hanno come substrato questo tema o il rapporto tra presente e passato. Ciascun racconto tende a enucleare un elemento poetico attorno ad un personaggio. Gertrude, la piccola che scampa dal pericolo dei forni crematori, pur bambina, ha quasi la consapevolezza della tragedia che può accaderle. La storia del piccolo Dario che non trova mai un amico di cui può fidarsi e con cui può giocare. Finalmente arriva questo Leo, un grande, che si mostra un vero amico, salvo poi ad interessarsi del suo corpo. Evghenij, l’artista che si vede descritto in modo del tutto diverso dalla sua ispirazione, perché la cecità del regime sovietico non poteva che declinare le opere d’arte accettate se non come funzionali al regime stesso, che impietoso non si accorge delle difficoltà degli artisti ai quali spesso non rimane che il suicidio, ma anche qui fa capolino il passato.

Molti altri sono i personaggi dei racconti presenti in non spegnete a luce. Mi preme prenderne in esame però in modo speciale due di essi che raggiungono un alto grado di poeticità. Ambedue sono poi ripresi nell’ultimo romanzo pubblicato Per chi crescono le rose, il primo tratta di una bambina che non può sopportare che il suo daino “macchia bianca”, per la macchia che aveva sulla faccia, possa essere ucciso anche se la famiglia è in ristrettezza economica e non sa come e cosa mangiare. La poeticità deriva dal legame che unisce la bambina a questo animale, un legame che ogni bambino sente per la vita e in special modo per ogni vita animata. Il sentimento, proprio della bambina, ma di ogni bambino risulta sempre più forte di qualunque ragionamento o necessità primaria. Noi adulti continuiamo a commuoverci di fronte a queste intensità di sentimenti perché noi sentiamo di aver perso definitivamente quella generosità, quella genuinità che hanno i bambini.

L’altro racconto più intenso di poeticità, anche se più problematico è Non ti aspettavo più. Ambientato nella Romania di Ceau?escu, racconta la storia di un impiegato comunale modello, tutto immerso nel far quadrare i conti, che all’atto della rivoluzione del 1989, quando il paese si libera del dittatore, invece di gioire come gli altri, quando le sue carte, i suoi conti sono imbrattati di inchiostro, vede tutto il suo lavoro frustrato, non più utile e quindi lui stesso ormai senza più alcuno scopo, neppure quello di essere puntuale al mattino. La libertà non può risultare un valore importante per chi ha vissuto un’intera vita dietro la puntualità e i conti a posto. E’ stata la puntualità lo scopo della sua vita, non la libertà. Nella parte finale del racconto si descrive il senso di impotenza di Radu, il protagonista di questa vicenda con queste parole: “Libertà. Dolce, patetica, vecchia signora. Era come se, aspettando la propria sposa impegnata a prepararsi per la notte nuziale, vi fosse passato troppo tempo in mezzo. E quando finalmente lei si concedeva, era già vecchia e scarna sotto gli svolazzi di pizzo bianco.” E’ la storia di ciascuno di noi fissati, determinati nei nostri piccoli insignificanti gesti ripetitivi di ogni giorno a cui ci affezionavo a tal punto da farne i nostri valori, a dimenticare che ce ne possono essere altri più importanti.

La raccolta si chiude con il monologo teatrale Non spegnete la luce. E’ un testo in cui si mette in evidenza l’incertezza della vita, la sua fugacità, l’illusione che si ha dei propri sogni. Viene messa in risalto l’importanza dell’amore, ma anche di come esso possa essere frustrato dalla consuetudine sociale. Il testo si anima attraverso due espedienti: il primo un alter ego rappresentato dal pollice del suo piede, l’altro, più dinamico sul piano teatrale è dato dal fingere di trovare degli interlocutori fra il pubblico. E’, a quanto conosco io, l’unica prova teatrale scritta da Ingrid Beatrice Coman, ma già questo esperimento fa emergere la potenzialità della scrittrice anche sul piano teatrale.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Ingrid Beatrice Coman:La memoria del passato come ricerca poetica

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 8, Numero 34
December 2011

 

 

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