! In fuga dallo spettinatore !
“Meglio calvo che biondo”recitava uno slogan da maglietta vacanziera
qualche anno fa. “Meglio riportato che calvo” risponderebbe Arduino
Gherarducci il supponente io narrante dell’ultimo romanzo di Adriàn
N. Bravi, “Il riporto”, edito da Nottetempo. Ricercatore universitario,
esperto in formati di scambio dei dati bibliografici, il protagonista è un
mago dell’acconciatura riportata, coiffeur equilibrista dall’improbabile
messa in piega frangettata che vive delle sue piccole certezze
tricologighe, tenendosi a distanza di sicurezza da venti e brezzoline,
spifferi e condizionatori, avanzando sprezzante col suo prezioso riporto
ammantato dell’aura rispettosa della tradizione di famiglia. Riportati con
destrezza erano i peli del bisnonno, del nonno e del padre. Tutti, a
seconda delle generazioni, sapientemente armati di gel, brillantina o
colla di pesce. Il capello cresciuto e risvoltato, acchiocciolato,
schiacciato con fierezza e abnegazione non ammette fretta o
arrabattamenti, rasature indegne, incontri casuali con ferini barbieri
baresi o peggio ancora divertiti e alquanto imprevedibili
scappellotti. Sarà proprio quest’ultimo tragicomico evento a dare una
svolta alla vita di Arduino, lo scapaccione spettinante ricevuto da uno
studente metterà a repentaglio le sue certezze denudando senza
pudore la sua misera testa, esponendola alla mercé degli impietosi
studenti divertiti di fronte a cotanta stempiatura. Non resta che la fuga,
via, in Lapponia o sui monti marchigiani, via da una moglie cretina, da
una suocera ladra di libri che non è in grado di leggere, via dal ricordo di
un fratello prepotente e soprattutto ipercapelluto,a vivere in una grotta,
via col suo capello incompreso. Mutato in un anacoreta dalla strana
chioma taumaturgica, passerà dalla bibliografia alla calvomanzia, da
una platea di studenti irrispettosi e ridanciani a una pletora di infermi
pronti ad inginocchiarsi al cospetto del riporto. Tra strambi miracolati,
riflessioni sull’ sull’Ethica di Spinoza e lezioni sull’arte magistrale
dell’acconciatura, questo romanzo scivola via in qualche ora, strappa
qualche sorriso e soprattutto riesce a non creare empatia tra lettore e
protagonista, riportato o meno Arduino Gherarducci suscita antipatia,
chissà, sarà questione di (hair)styling.
Roberta Paraggio
Stato Quotidiano, 25 Marzo 2011