La pelusa è la lanuggine che si forma con l’accumulo della polvere. Proprio la polvere, infatti, è l’ossessione del protagonista Anselmo, un bibliotecario. La polvere, evidentemente, è una metafora, un elemento narrativo paradossale che è tipico di tanta parte della letteratura sudamericana, capace di portare il lettore fuori dalla realtà. L’autore di questo libro, infatti, vuole che venga egli si sposti su un piano metafisico nel quale può comprendere meglio il problema centrale della sua narrazione: l’incapacità del protagonista e dell’uomo di accettare serenamente la corruzione del tempo. D’altra parte la polvere altro non è che la parte infinitamente piccola che testimonia l’entropia del nostro corpo, come pure di qualsiasi altro oggetto di questo universo. L’ossessione con cui Anselmo combatte questo impalpabile nemico diventa il simbolo della nostra miopia, della nostra incapacità di guardare attorno a noi (nel libro, ad esempio, ciò è rappresentato dal grande amore di Elena, la moglie di Anselmo) e più oltre ancora.
L’ARCILETTORE