El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Non c'ho avuto tempo

Adrian Bravi

Non c’ho avuto tempo

Avrei voluto pulire i vetri delle finestre e poi passare lo straccio, e poi, prima delle sei, andare al supermercato a comprare il latte per i bambini, ma non c’ho avuto tempo.
Volevo anche pagare le bollette che avevi lasciato sul tavolo, quelle che scadevano il 15, e magari telefonare all’idraulico per dirgli di quella cosa della caldaia, che a volte non parte, ma non c’ho avuto tempo.
E quando tu mi hai detto che l’avvocato mi aspettava l’altro ieri e che non potevo dimenticarmi, perché era una cosa che non si poteva dimenticare, e infatti io non l’ho dimenticata, anzi, io ci volevo andare di corsa e chiedergli scusa per via della pratica, ma non c’ho avuto tempo.
E quando tu mi hai sbattuto la porta in faccia e mi hai detto tutte quelle cose che io non capivo, perché io non capisco niente quando le persone mi parlano sopra, insomma, quel giorno che avevi preparato le valigie con le tue cose dentro, io volevo dirti qualcosa, oppure lasciarti un biglietto per chiederti scusa, ma non c’ho avuto tempo.
E quando sono rimasto da solo, che mi era venuto su un magone qui, avrei voluto telefonarti, e dirti “ma dai, su”, ma non c’ho avuto tempo.
E quando lunedì mattina mi ha telefonato il capo per chiedermi perché non ero andato a lavorare, con tutte le cose che c’erano da sbrigare in ufficio, io avrei voluto dirgli che ci andavo subito, e invece gli ho detto che c’avevo la febbre, e lui mi ha detto che voleva il certificato medico, e io lo volevo fare 'sto certificato medico, ma non c’ho avuto tempo.
E la sera, prima che tu telefonassi e mi dicessi che non saresti più tornata, che rimanevi lassù da tua madre con i bambini, che c’era una scuola pure là, e che se volevo vederli dovevo alzare il culo e così via, io volevo telefonarti, parlare con i bimbi, alzare il culo subito, eccetera, ma non c’ho avuto tempo.
E poi, quando sono venuti i vigili a vedere cosa c’era, che io non aprivo la porta, che il vicino diceva che dalla finestra usciva una puzza di non so cosa, io volevo aprire subito la porta ai vigili, ma ero sul letto, e non c’ho avuto tempo.
E allora loro, che non vanno per il sottile, hanno scassato la porta e sono entrati coprendosi il naso e mi hanno preso per la forza, e io in quel momento volevo dirgli che non c’era bisogno di portarmi con l’ambulanza di corsa, che quella sirena faceva un casino che non ti dico, ma non c’ho avuto tempo.
E poi, infine, all’ospedale, mi hanno messo in quella stanza con altri due narcotizzati, e io non ci volevo stare con quei due narcotizzati, e volevo dirglielo all’infermiere che non volevo, perché io stavo bene, ma non c’ho avuto tempo.
E quando alla fine di tutto mi hanno portato qua, che a me piace stare qua, io volevo dirgli a uno di quelli che fanno sempre avanti e dietro, che ero contento di stare qua, anche se gridano tutti e si cagano addosso, ma non c’ho avuto tempo manco di quello.
Capisci?

Pezzo uscito sull’Accalappiacani, numero 3

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Adrian Bravi: l'antieroe

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 8, Numero 32
June 2011

 

 

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