APERITIVO
Aperitivo: voce del verbo aperire, che vuol dire aprire o schiudere. Bevanda bevuta prima dei pasti che allarga lo stomaco e lo prepara a eventuali libagioni. Ma in genere, per aperitivo, si intende l’usanza di trovarsi prima di cena per consumare stuzzichini, cocktail a contenuto alcolico non troppo elevato e chiacchierare tra amici e conoscenti. L’aperitivo può essere a base di vino versato al calice o prosecco in flute, liscio o corretto con seltz o con scorze di arancio o limone; ci sono aperitivi a base di papaia o kiwi bevuti in tumblet basso con decorazioni tipo ombrellini o cannucce multicolori. Possono utilizzarsi erbe di tutti i tipi, aromi, radici, semi, foglie e persino rametti di piante silvestri. L’aperitivo, inteso come bevanda, è corredato da stuzzichini salati, raramente dolci, tartine a fiocco di maionese, spuntini alla chetichella e salatini, senza sovraccaricarle al prezzo della bevuta, ma questa è una particolarità che varia a seconda del locale e dell’arredo. Più è lussuoso il locale, più ti fanno pagare quello che prendi. Comunque, alcuni medici consigliano vivamente un aperitivo distensivo prima di mangiare, tra questi il dottor Agapito il quale sostiene che ci siano virtù digestive importanti nella distensione dello stomaco prima del pasto; altri medici invece dicono che sono solo cazzate. L’uso dell’aperitivo è piuttosto recente, eppure c’era tra gli antichi romani l’usanza di bere un aperitivo a base di vino al miele, il mulsum, che serviva a stimolare l’appetito prima di cena.
L’aperitivo dura, in linea di massima, un paio di ore, non di più. Comincia intorno alle diciotto e trenta o diciannove e finisce intorno alle venti e trenta, massimo ventuno. I primi locali offrivano insieme al cocktail, che poteva essere un Campari col bianco, chiamato mez-e-mez, o un assaperlo, che era un long drink portoricano leggermente dolciastro, ciotole di ceramica con patatine, olive e noccioline tostate; col passare del tempo, e per stimolare la clientela, alcuni locali si sono muniti di un profluvio di tramezzini coi carciofi, pizzette al pomodoro, focacce, verdure; fino ad arrivare ai locali più attrezzati che hanno proposto, come il rinominato bar La sculacciata di Roma, bistecche al sangue con formaggio di cascia, lasagne farcite con ananas del Maracaibo e mascarpone con lumache vicentine.
Le persone aperitivate in genere dimostrano una tendenza alla felicità. Sono persone che se tu le vedi capisci subito che stanno bene. In genere la persona aperitivata si veste bene, si lava spesso, si taglia le unghie una volta a settimana e non vede l’ora di svagarsi. Esce prima la sera, perché, appunto, va a prendere l’aperitivo e mentre prende l’aperitivo si rilassa. Durante l’aperitivo, e questa è una regola abbastanza consolidata tra gli aperitivati, si evitano i discorsi di lavoro o di famiglia, per non rompere l’incantesimo dell’happy hour (l’ora felice, in lingua inglese), quindi ci si limita solo al chiacchiericcio e a parlare di cose simpatiche, come dicono gli stessi aperitivati. Dunque si ride molto, si raccontano barzellette, ci si fa i complimenti a vicenda, evitando le pacche sulla schiena, e i locali che lo offrono hanno dei grandi specchi che riproducono la felicità dell’ambiente.
C’è chi sostiene, in via del tutto congetturale, che l’uomo aperitivato soffra paradossalmente di eiaculazione precoce, vuoi per via della sua tendenza alla perdita di tempo e alla sua sfrenata ricerca di felicità, vuoi per la sua tendenziale instabilità relazionale, ma questo dato va preso con le dovute cautele, perché forse potrebbe saltar fuori qualcuno a dimostrare il contrario e dovremmo rimangiarci quello che abbiamo appena detto, ma tendenzialmente potrebbe essere così, anzi, quasi sicuramente.
Nelle donne aperitivate, invece, non si sono riscontrati finora casi di anomalie sessuali, eppure si è verificata una tendenza all’introspezione nel momento del coito, ma solo in quel momento, perché durante l’aperitivo le donne si dimostrano molto più estroverse degli uomini. Sembra, a quanto pare, che l’aperitività non agevoli il rapporto sessuale se non dopo un prolungato periodo di frequentazione dei locali, eppure c’è chi sostiene che è proprio durante l’aperitivo che si fanno la maggior parte degli incontri erotici, ma anche questo è un dato da verificare su cui la scienza si dibatte da tre o quattro anni.
Comunque, ci sono alcune differenze di costume tra un uomo aperitivato e un uomo non aperitivato, ed è facile distinguerli, basta farci l’occhio. Ad esempio, un uomo non aperitivato che di punto in bianco trova una fidanzata o un lavoro redditizio ha, nel giro di pochi giorni, una spiccata tendenza all’aperitivizazzione; mentre un uomo aperitivato che all’improvviso si trova senza lavoro o mollato dalla sua fidanzata ha una tendenza inversamente proporzionale che lo porta, nel giro di pochi giorni, a speritivizzarsi completamente. Poi c’è una categoria frequente di persone aperitivate che quando vanno ai locali si abbuffano di stuzzichini con una sola bevanda a base di rabarbaro, che fai fatica a buttarla giù, per evitare la cena. E quando tutti partono per andare a mangiare lui risponde che li raggiunge dopo cena perché c’ha da fare altre cose. Torna a casa, guarda un paio d’ore la tivù con la pancia rimpinzata di stuzzichini e poi se c’ha voglia esce a fare un giretto, altrimenti va a dormire col vantaggio di aver risparmiato i soldi della cena. Questo dimostra che aperitivati non si nasce, ma si diventa.
Nel mondo della nostra cultura, da D’Annunzio in poi, non sono mancati artisti con una forte tendenza all’aperitivizzazione. Tanto per fare un esempio, lo scrittore Alberto Pincherle, conosciuto come Moravia, famoso per un suo incipit che stravolse la storia dell’incipitzzazione italiana, scritto durante una lunga convalescenza, soleva prendere l’aperitivo con dei bastoncini giapponesi insieme ad amici artisti come lui, giornalisti e danzatori. Aveva delle abitudini irrinunciabili lo scrittore Alberto Moravia tra cui scrivere e leggere la mattina, andare al cinema il pomeriggio, bere un aperitivo prima di cena nei locali liberty, ma senza sfamarsi, mangiando il giusto per ingannare lo stomaco, dicono i suoi biografi, come d’altronde fanno i veri aperitivati, che non si abbuffano, bensì scortano il sorseggio della bevanda con qualche stuzzichino.
Infine, c’è una categoria di aperitivi denominata operitivo (da operire, che vuol dire coprire, sotterrare, chiudere), ma di questa tipologia di aperitivi non ci occupiamo perché l’operitivo si prende dopo cena, quando rimani da solo a casa e non sai cosa fare, allora vai al bar più vicino e te ne prendi cinque o sei operitivi e torni a casa che non trovi neanche il buco della serratura, da lì il prefisso op, che sta a indicare chiusura.
Uscito il 14-06-2008, in il Trasciatti: http://www.trasciatti.it/