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il riporto

raffaele taddeo

L’extratesto, la copertina, sembra in netto contrasto con il testo. Il primo serio, classico, farebbe pensare a tutt’altro che ad un testo fra il faceto, l’ironico, il sarcastico. Il riporto di Adrian Bravi si colloca sulla stessa linea degli altri testi pubblicati in precedenza, con un approfondimento della dimensione nevrotica al limite della psicosi. Ma c’è qualcosa in più perché ad eccezione di Restituiscimi il cappotto,(sorta di narrazione affabulatoria, ove senza un tessuto narrativo si sviluppa un eloquio di grande maestria), mentre in Sud 1982 vi è la descrizione dell’antieroe, ove però più che l’ironico sopravvive il patetico, e mentre in La pelusa si ha un accentuarsi dell’individuo con lo sviluppo della sua nevrastenia, che lo porta alla morte, in Il riporto vi è una mescolanza fra l’ironico, l’antieroe e il patetico. “Trascorriamo la maggior parte del tempo a nasconderci e non facciamo i conti con chi all’improvviso potrebbe aprirci la porta del bagno nel momento più opportuno o, peggio, con un fratello che ci coglie a trastullarci sotto le lenzuola e corre a spifferarlo ai vicini o agli amici”. La paura dello svelamento di qualcosa di intimo è il tipico dell’antieroe, perché è indice di debolezza spirituale, di infingardaggine. L’eroe sa rendere eroici, mitici anche gli svelamenti del proprio io, anche quelli più scabrosi o vergognosi dal sentire comune.

Il romanzo si sviluppa secondo tre direttrici narrative fondamentali. Una prima che riguarda lo straniamento subito a causa dell’impertinenza di uno studente del protagonista, tale Arduino Gherarducci. Alcuni capitoli iniziali sono introduttivi e servono a preparare la scena, il dramma interiore di Arduino, a causa dello sberleffo di quello studente. Una seconda parte è data dal tentativo del protagonista di ripensare alla propria vita. Si isola, si rifugia in alta collina fra i boschi. Ma il suo isolamento viene profanato e il riporto, suo diletto e croce nel medesimo tempo è assunto da altri come fatto terapeutico e taumaturgico con tutte le conseguenze che ne derivano. La terza e ultima parte consiste nella sua decisione di allontanarsi per sempre dal consorzio umano e rifugiarsi là dove il concentramento di persone è raro e limitato.

La pelusa termina con un dramma. Anselmo si lascia morire. Il riporto si chiude con un atto liberatorio. Il protagonista che decidere di lasciare tutto e andar via con l’intento di continuare a coltivare la sua nevrosi. Ciò che campeggia in tutti i testi di Adrian Bravi è il distacco dei personaggi da fatti sociali, da avvenimenti politici. Quando in Sud 1982, la vicenda stessa costringe a prendere in considerazione la guerra, essa è vista come qualcosa di tragicomico. Forse nelle narrazioni del romanziere italo-argentino si mette a fuoco il particolarismo patogeno che rasenta l’assurdo in classi sociali piccolo borghesi, ove la cura del sé è ormai dominante e offusca ogni altra attenzione.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Adrian Bravi: l'antieroe

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 8, Numero 32
June 2011

 

 

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