El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

considerazioni generali

raffaele taddeo

La poetica di Yousef Hasan Wakkas è determinata da elementi biografici che hanno inciso sulla sua auto scoperta della vena narrativa e sulla successiva ricerca tesa ad individuare gli aspetti più significativi del suo fare letteratura.
La condizione di recluso certamente ha influito notevolmente sulla sua presa di coscienza della possibilità della scrittura e del senso salvifico che essa rappresenta sia sul piano di consapevolezza della propria esistenza che su quella della ricostituzione o consolidamento degli aspetti etici insiti nell'uso della parola come fatto di creazione letteraria. Scrive Yousef nella prefazione a "L'uomo parlante", scrive:" l'idea di un immigrato che fa il detective 'fiabesco', mi è venuto in mente quando mi trovavo in cella d'isolamento nel carcere…".
Renato Curcio ne Il bosco del bistorco afferma: " senza la valvola degli stati modificati di coscienza – delle transe spontanee – nessun recluso si manterrebbe a lungo in vita". Nel capitolo I denti del drago dello stesso libro nell'elencare il senso della scrittura di una reclusa da un'istituzione totale dice che: " scrive non potendo parlare; scrivere l'aiuta a passare il tempo; …; scrivere è un bisogno; scrivere non la deprime né delude; scrivere le fa perdere i vizi; …; scrivere è il maggior piacere della sua vita; scrivere è vivere..".
Questi aspetti fanno solo da precondizione della scrittura poetica e della genesi creativa di Yousef Hasan Wakkas, perché a partire da questi, tre aspetti mi pare si possano cogliere significativamente come dispiegamento poetico dell'opera dello scrittore di origine siriana:
1) La dimensione strutturale
2) La dimensione onirica
3) La dimensione fantastica

Per quanto attiene alla prima sembrerebbe che lo scrittore abbia avuto una maggiore attenzione specialmente nella prima parte della sua produzione. La circolarità della forma presente nel racconto Io marocchino con due Kappa è oltremodo significativa ed unica nel suo genere. Ma anche Shumadija Kvartet ha lo stesso piglio e taglio di incisività formale. La circolarità del primo racconto viene sostituito da una struttura elicoidale perché là dove sembra un racconto terminare, ecco che ricomincia con un'altra storia, in una dimensione che non potrebbe aver fine e prolungarsi all'infinito.
La dimensione onirica incomincia ad emergere dal racconto La via delle stelle ma poi trova il suo completamento specialmente nella raccolta di racconti Terra mobile in cui, ad eccezione di alcune narrazione di impianto realistico e spesso densi di toccante poesia, generalmente è il sogno con le sue irrazionalità, le sue incomprensioni che fanno da supporto a tutti i racconti.
Se non fosse perché si sa che questo testo è stato scritto da uno straniero si farebbe fatica ad attribuirlo ad un immigrato. Il linguaggio, le strutture delle frasi, le immagini, la cultura che emerge fanno pensare a tutt’altro. Sembra di essere di fronte allo scritto di un intellettuale appartenente alla corrente della neoavanguardia o di trovarsi di fronte ad un adepto di Sanguinetti, quello di Capriccio italiano. La neoavanguardia usava l'onirico come difesa dalla lingua borghese - capitalistica inglobante. Wakkas utilizza l'onirico come strumento per difendersi dalla Istituzione totale rappresentata dal carcere. I neoavanguardisti non volevano assoggettarsi ad una lingua, ad una struttura che fosse quella borghese dominante, Wakkas non vuole essere assorbito dal carcere e dai suoi condizionamenti. L'onirismo dello scrittore di origine siriana è la emersione della coscienza modificata data dalla torsione dello spirito assoggettata alla pressione del carcere.
Nella dimensione onirica i rapporti logici saltano, così pure le leggi della natura e della realtà come quella di causa ed effetto o della gravità.
Nella organizzazione fantastica di uno scritto invece alcune norme, alcuni pilastri della natura che fanno da contenitore continuano ad esistere. Sotto questo aspetto creare narrazioni fantastiche può essere anche più faticoso sul piano creativo perché è opportuno mantenere il controllo dell'ideazione perché non sfugga al senso del fantastico e non si trasformi in altro che renderebbe il tutto incoerente.
I tre aspetti sopra individuati sono però strumento per una offerta di senso del proprio scrivere. E' un po' come se Wakkas stia ricercando la forma più adatta per veicolare un contenuto che ogni volta gli sembra non del tutto o appieno comunicato per cui va alla ricerca di altra forma, altra organizzazione strutturale, altra organizzazione linguistica.
Il nucleo poetico più profondo mi sembra sia quello dell'uomo come migrante e del suo riscatto a partire dalla condizione di migrante.
Gli elementi oppositivi saranno inevitabilmente quelli della sedentarietà, della territorialità. Da questo punto di vista lo scrittore di origine siriana, di religione musulmana, trova negli archetipi religiosi biblici, alla base anche del Corano, i presupposti culturali e giustificativi del suo nucleo poetico. Tutta la Genesi non fa altro che applaudire alla migrazione come fatto salvifico per l'uomo e alla sedentarietà come opposizione a Dio. La sedentarietà vuol dire culto del dio locale, paganesimo, feticismo, non ricerca del Dio Unico, del Dio vero. Migrazione e salvezza sono gli elementi polari della ricerca poetica di Wakkas.
Spesso questo nucleo poetico si esprime attraverso la dimensione strutturale, altre volte attraverso il linguaggio, altre attraverso l'organizzazione del tessuto narrativo.
Così che la circolarità di Io marocchino con due Kappa e la struttura elicoidale di Shumadija Kvartet sono omologie di forma e contenuto.
Ne l'uomo parlante ove il fantastico ha il predominante, la condizione di migrazione, di essere rifiutato ed emarginato è alla base dell'assunzione a personaggio che determina la salvezza di un'intera comunità. "Essendo privo di documento di riconoscimento, fu respinto dalle autorità di settantotto porti. Forse settantanove, chi se lo ricorda". Tamer Assaf, nome del protagonista di questo romanzo, "sapeva la verità meglio di chiunque altro; era clandestino e maldestro".

Wakkas dimostra di conoscere la lingua in maniera totale perché oltre ad una struttura lineare gioca molto sui doppi sensi mediante i quali spesso fa della sagace ironia. L'uso del doppio senso, non solo delle singole parole ma di frasi, è possibile proprio quando si possiede a fondo la lingua e i suoi modi di dire.

Si è anche cimentato in poesia. In le voci dell'arcobaleno è stata pubblicata una sua poesia: il mio amore.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Yousef Hasan Wakkas: surrealismo e fiabismo

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 7, Numero 28
June 2010

 

 

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