Intervista Repubblica
La vicenda pare autobiografica.
Sì Daniel sono io. Con questo romanzo sono riuscito a ripercorrere alcuni episodi della mia infanzia. In particolare volevo comprendere, a distanza di anni, il rapporto che mi legava a una ragazzina attratta dal sesso. Avevo iniziato a scrivere il libro diei anni fa, ma era presto. Ora ce l’ho fatta.
Quali difficoltà hai incontrato?
Soprattutto trovare e poi conservare il tono giusto della voce narrante. Oltre ovviamente a dover parlare della mia storia.
Il titolo due volte dice che c’è sempre una seconda chance?
Sono convinto che possiamo sempre scegliere, se ne abbiamo il coraggio. Nel libro molte azioni si ripetono due volte. E il due richiama i gemelli.
Lei è nato nel Congo, ma dall’età di 4 anni, fino a poco fa, ha vissuto in Italia. Si sente uno scrittore “migrante”?
È una definizione che mi stanca. La considero riduttiva, come “letteratura delle donne” e “letteratura gay”. Per me si tratta semplicemente di letteratura.