El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

la spiaggia

shirin fazel ramzanali

Porto il mio cane al mare. Esco dal cancello dietro casa, seguo un sentiero alberato di frangipani, grossi baobab che si susseguono a siepi di buganvillee coloratissime.
L'erba è alta io calpesto dove è stata schiacciata dai passi delle persone prima di me. Piccole scimmie saltano da un albero all'altro, qualche volta s’intravvedono tra i cespugli le spalle tarchiate e pelose di un babbuino ... fa colazione seduto con in mano delle bacche selvatiche.
Pablito abbaia forte, ma il babbuino non si gira nemmeno, io tengo stretto il guinzaglio ed affretto il passo.
Costeggiamo una rete metallica che ci separa da un albergo, delle volte una folata di vento trasporta il profumo delle uova fritte e mi giunge alla narici.
Spesso incontro camerieri con i vassoi della prima colazione in mano da consegnare nelle camere. In genere è per gli sposini in viaggio di nozze.
Lo si nota dalla corona di palme e fiori poggiata sulla loro porta.
Già dopo il primo giorno i fiori appassiscono per il caldo, ma la corona rimane lì finché le foglie di palma rinsecchiscono e cade a pezzi.
Solo allora il ragazzo che pulisce le stanze si ricorda, e la scaraventa oltre il recinto di rete metallica. Mi fa tristezza vederle, è co
me se gli sposi fossero diventati vecchi di colpo senza aver vissuto una loro vita. Ci salutiamo con i due guardiani dell'albergo, hanno i manganelli in mano. Uno è seduto sotto ad un albero assorto nei suoi pensieri, l'altro cammina lento.
Pablito intanto sta tirando il guinzaglio non vede l'ora di arrivare per essere lasciato libero. Sono arrivata alla fine del sentiero e scendo in spiaggia.
Mi tolgo le ciabatte e affondo i piedi nella sabbia fine.
Di fronte a me uno spettacolo straordinario, la bellezza della natura anche dopo tanti anni mi lascia sempre con il cuore colmo di gratitudine.
Non riesco ad abituarmi, c'è sempre una luce divina, il mare e il cielo sono una tela di colori che racchiudono una magia che si rinnovano ogni momento.
Lascio libero il cane, finalmente felice ed io cammino, sono chilometri di spiaggia.
Su questo litorale si affacciano piccoli e grandi alberghi immersi nel verde. La mattina presto il sole è già alto, sorge dal mare ed il riverbero della sabbia bianchissima fa male agli occhi.
Abbasso lo sguardo e mi muovo con passo elastico, incontro orme di cammelli, di piedi nudi di persone, di scarpe da ginnastica, alghe, granchi trasparenti che corrono per poi nascondersi nei buchi, qualche flacone vuoto di crema abbronzante.
Una fila di palme salutano il sole sorridenti, qualcuna ha le radici tutte scoperte e sembra che stia per cadere. Le onde dell'oceano non hanno avuto pietà con la marea alta.
Ci sono sempre poche persone in giro. Sembra di camminare in un paradiso dimenticato dagli uomini.
Di fronte agli alberghi pochi turisti attraversano la spiaggia per tuffarsi nel mare; hanno paura di essere circondati dai “beach boys”.
I turisti che fanno jogging si trovano di colpo affiancati da un “beach boy”, uscito da sotto qualche cespuglio, che cerca di fermarli. Se non gli rispondono e continuano a correre anche lui si unisce alla corsa cercando di intavolare una conversazione in francese, inglese, tedesco o italiano; tanto bastano poche battute senza mai mollare la presa come un cane mastino.
I “beach boys” sono vestiti con pantaloni lunghi, camicia capello e anfibi, dopo un po’ arrancano il loro passo stanco che affonda nella sabbia, grondano di sudore, ma avanzano. Diventa una sfida a chi cede per primo.

Davanti ad ogni albergo una marea di personaggi, con le borse a tracolla; chi cerca di vendere dei safari, chi affitta la barca per andare al reef, chi vende le conchiglie, la “mama” che vende le stoffe di batik dai colori sgargianti per i pareo, i bambini con i cesti di banane, chi vende se stesso esibendo i muscoli allevati con cura.
Questi ultimi portano avanti la loro missione e nessuna età li può fermare, corteggiano perfino le ottantenni.
Sempre più spesso si vedono coppie dove il limite di età supera ogni decenza. I corpi flosci dalle gambe venose camminano passo a passo con le gambe muscolose di ragazzi dalla pelle nera.
Tra un albergo all'altro capanne diventate sbilenche dalla forza del vento rimangono su con le loro scritte fantasiose ... “Banana massage”, “Dr. Feelgood”, “Goldfinger”, “Hot hot african massage” ... I raggi del sole scaldano sempre di più, stormi di uccelli volano gracchiando come anitre selvatiche, corvi neri che atterrano veloci, pellicani dalle lunghe zampe pescano vicino alla riva, altri piccoli uccelli saltellano con le loro zampe fragili, e lasciano orme trasparenti.
A tratti lembi di spiaggia sono coperti da conchiglie spezzate altre sono a forma di cono, diventa difficile camminare scalzi, poi finalmente ci sono strati di alghe morbide.
I cammelli addobbati mi vengono incontro e vanno avanti con lo sguardo impenetrabile, trasportando le scritte pubblicitarie, oppure turisti.
Giovani masai lucciccano da lontano con i loro abiti tradizionali dove predomina il colore rosso.
Vendono collanine, e bracciali fatte di perline colorate, anche loro non si fermano di fronte al no di nessuno.
Ti fermano, ti circondano, ti parlano, ti sorridono, ti toccano cercando di legarti i bracciali ai polsi. Il loro corpo è una bancherella ambulante, sono delle vetrine viventi.
I loro visi sono dipinti con i colori della natura, le chiome avvolte in treccioline coperte di argilla rossa fanno colpo ai nuovi venuti.
Ogni resistenza da parte del turista si sgretola davanti a queste figure della savana.
Infatti sono proprio le donne più giovani affascinate da questi uomini.
Quante di loro si fanno un viaggio in terra masai per farsi sposare con il rito tradizionale, alcune si portano l'abito da sposa bianco.
Vivono per qualche anno in capanne senza luce nè acqua corrente mettendo al mondo dei bambini, per poi scappare di nascosto lasciando il paese una volta che l'incantesimo è finito.
Le donne dei “beach boys” incontrano invece un altro destino:
Appena si innamorano vivono gli ultimi giorni della loro vacanza in una sorta di estasi.
Visto che la maggioranza degli alberghi rifiuta ai ragazzi africani l’accesso nei propri locali, alle turiste, ormai innamorate perse, non rimane altra soluzione che quella di uscire dalle loro gabbie dorate. Così inizia per loro la grande avventura. Di giorno sono in spiaggia a camminare libere e protette dal novello spasimante, mentre mentalmente fanno già i piani per ritornare al più presto.

Man mano che i giorni passano scoprono la vita del villaggio. Guidate dal loro cicerone percorrono strade di terra battuta, capanne che si alternano a case fatte in muratura e con i tetti di lamiera, scuole all'aperto, bambini scalzi che giocano e sorridono appena vedono una “mama” bianca, con la speranza di ricevere soldi o qualche gomma da masticare, fuori dalle capanne le donne cucinano e lavano i vestiti nei contenitori di plastica, sorridono e chiacchierano tra di loro. Qualche gallina e dei pulcini che beccano tra l'immondizia mai raccolta, altre donne sono sedute con le ginocchia aperte per tenere ferme le spalle e la testa di un'amica o parente mentre per ore intreciano ciuffi di capelli cortissimi a lunghe ciocche di materiale sintentico made in Hong Kong.
In questi labirinti costruiti senza un piano regolatore, dove spesso con la stagione delle piogge il dedalo di stradine diventa un’unica pozzanghera maleodorante, ci sono tanti piccoli negozietti che vendono di tutto: carbone, cherosene per le lampade a petrolio, sapone a pezzi, fiammiferi, sigarette sciolte ... olio per cucinare sfuso, zucchero a cucchiai, polenta, sandali in plastica, pentole, vestiti usati; chi non ha il negozio si improvvisa venditore allineando quattro cianfrusaglie su un foglio di cartone o una cassetta in legno. In genere sono le donne che cercano di guadagnare qualcosa per la giornata … allora si mettono accovacciate e vendono pomodori, fritelle fatte in casa, pesce fritto, banane, delle pannocchie abbrustolite, piccole cipolle raggrinzite dal sole.

Alla sera queste nuove coppie vanno nei bar situati sul ciglio delle strade dove servono solo birra calda e l'odore della carne grigliata si impregna nei vestiti.
Le ultime ore della notte le trascorrono ballando in discoteche affollatissime di puttane a caccia di turisti ... e “rasta” inebriati di fumo.
Qualche sera cenano nei graziosi ristoranti del litorale viziando e seducendo il loro compagno ... hanno gli occhi che brillano di luce intensa ed ogni loro cellula pulsa di desiderio.
È proprio in questa fase che scatta il piano di azione dei “beach boys” ... Hanno già capito che «l’unico amore della propria vita» è decisa a tornare nel giro di un paio di mesi, quindi la convincono, per questo ritorno che dovrà coronare il loro perduto amore, ad affittare dei mini appartamenti con piscina, così avranno modo di stare insieme per tutto il tempo. Lei annuisce sognante, ormai è in trappola, ha perso completamente la testa e tra non molto perderà anche il portafoglio.
I “beach boys” si fanno comprare minivan adibiti al trasporto delle persone, si aprono piccoli businness, i più bravi si fanno intestare terreni e convincono la donna innamorata che è meglio costruirsi la casa, così può vivere qui godendosi il sole.
Molte volte, complici expatried senza scrupoli del luogo, esse si ritrovano invischiate in truffe dove, dopo estenuanti e costose peripezie legali neanche il terreno risulta di loro proprietà. Quando invece sono così fortunate da risultare co-intestatarie del terreno acquistato, i lavori della casa non vengono mai portati avanti ... e il preventivo sale vertiginosamente diventando il doppio se non il triplo.
L'illusione che il business dei taxi avrebbe avuto successo dopo i primi mesi risulta un disastro, la macchina è sempre rotta dal meccanico, rubano la benzina, ci sono problemi con la polizia stradale.
Poi inziano i problemi della convivenza, lui esce dice di tornare a una data ora e si presenta con cinque ore di ritardo. Lei seduta sola alla tavola imbandita guarda la candela consumarsi piano piano, sorseggiando la bottiglia di vino che doveva celebrare la loro serata. Una moltitudine di pensieri eruttano dal cervello impazzito. Forse ha incontrato un altra donna? Un incidente? Non mi ama più? Cosa gli ho fatto? Sola e senza amici rinchiusa in quel appartamento si sente fragile.
Per lui quello è il solo modo per controllarla, se la porta in discoteca fa il geloso, delle volte diventa violento. Le notti di passioni diventano sempre più rare e lei aspetta con il fuoco nelle vene che lui torni nel cuore della notte.
Silenziosa, sa che non può lasciarlo.
Per le altre che lavorano in Europa e vogliono portarlo in vacanza allora inzia un’altra odissea ... le pratiche del passaporto, i viaggi costosi e interminabili per la capitale, le lunghe attese agli uffici governativi … ed in ultimo la trafila all'ambasciata del proprio paese sotto gli sguardi pieni di disapprovazione del funzionario di turno per rendersi garante per lui una volta all’estero.
Un dossier di documenti ... l'attesa del visto che non arriva … intanto lei riparte, manda soldi, lui richiede altri soldi e lei continua a mandarglieli.
Lui si sente sereno, è consapevole che anche se non parte è mantenuto, se nel frattempo ne trova un'altra, certamente non si lascia sfuggire l'occasione.
Poche sono le donne che riescono a liberarsi da questa situazione.
Così se con gli anni lei scopre che lui ha figli e una moglie, continua lo stesso a mantenerli, gli costruisce la casa nel villaggio, paga la scuola ai bambini, basta che quando viene possano vivere la loro vacanza indisturbati.
In spiaggia ogni giorno arrivano nuovi ragazzi abbagliati dall'illusione di trovare queste “mamas” ... essi si fanno più insistenti, sono grezzi e sfacciati. La vecchia generazione aveva più stile, e in tasca porta sempre l'amuleto preparato dallo stregone, dove segue ogni suo consiglio per mantenere la sua virilità.
In questo lembo di terra la spiaggia per molti ragazzi non è un luogo di divertimento, ma il sogno, l'illusione dove trovare il modo per uscire dalla miseria.
A nulla gli serve toccare con mano che le probabiltà diventano ogni giorno più lontane …
Io faccio marcia indietro per tornare a casa, le mia mente ha fatto pulizia i pensieri negativi non hanno la forza di fermarsi, i grandi spazi liberano l'anima.

Pubblicato su Scritture Migranti 2007 - Rivista di Italianistica dell'Università di Bologna (2008)

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(ISSN 1824-6648)

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A cura di raffaele taddeo

 

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March 2009

 

 

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