El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

rom cabaret

diana pavlovic

Una volta viaggiavano, insieme: un ebreo, un indiano, e uno zingaro. Una sera erano molto stanchi, e arrivati in un paesino decisero di fermarsi a dormire in una locanda. Ma nella locanda c'erano solo due letti liberi e uno di loro doveva dormire nella stalla. "Ci vado, io" disse l’indiano. E allora l’indiano, se ne andò a dormire nella stalla, e l’ebreo e lo zingaro si misero a letto. Ma dopo poco tempo sentirono bussare alla porta. Aprirono videro alla porta, l'indiano. "Scusate, ma nella stalla c'è una mucca, e per noi indiani tutti gli animali sono sacri. Non è corretto che io dorma con un animale. "Fa niente, ci vado io disse l’ebreo. Allora, di nuovo l'indiano e lo zingaro si misero a letto. Ma di nuovo sentirono poco dopo bussare alla porta. "Scusate, me ne ero dimenticato, ma nella stalla c'è un maiale, e per noi ebrei il maiale non è puro. Non posso dormire con un maiale. "Va beh, ci vado io allora" disse lo zingaro. E allora l'indiano, e l'ebreo si misero a letto. Ma, poco dopo, sentirono bussare alla porta fortissimo. Aprirono la porta, e alla porta e'era il maiale indignato: Scusate però, nella stalla c'è uno zingaro.

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Cera una volta un dannatissimo re che voleva far scomparire tutti i Rom del mondo.
Perché? Perché avevano, un'aria diversa dalla sua e da quella dei suoi parenti, perché parlavano in modo che lui non capiva e questo lo faceva arrabbiare.
Tuttavia sterminare degli innocenti nell'epoca moderna non èuna bella cosa. Così il re decise di fare diventare i Rom dei criminali. Sterminare i criminali è tutt'altra cosa! Per una cosa simile lo avrebbero persino applaudito.
Quel re si chiamava Hitler-Tuka
Non aveva molto tempo, perch6 faceva guerre ovunque, Tuttavia trovò un po' di tempo per inventare come fare diventare i Rom dei criminali. Diede l'ordine di cacciarli dalle città e dai villaggi nei boschi e proibì severamente che nemmeno l’ombra di un Rom apparisse in città. Nel bosco avranno freddo e fame, andranno a rubare patate nei campi ed ecco i criminali! Andranno a mendicare nei villaggi ed ecco che avranno di nuovo violato la legge! Che fare di te, piccolo criminale? Sulla forca!
II re Bitler Tuka ordinò a tutti i giudici di pronunciare pene corrispondenti, e cioè la forca. E per il giudice che volesse, per caso, mostrare bontà, la forca.
Accadde che nella città di Bardejov catturarono Ferko, il primo violino. Gli misero le manette e lo portarono davanti al giudice.
II giudice disse: "Niente da fare, alla forca! La legge è legge” Ferko pianse, ricordò di aver moglie e figli. Persino i grandi signori intervennero per lui, che era un eccellente musicista. Chi avrebbe suonato il violino ai matrimoni dopo la guerra?
Il giudice era imbarazzato. Non voleva che la gente dicesse di lui che era un cane puzzolente senza cuore umano. D'altra parte non voleva naturalmente andare sulla forca. Disse a Ferko: "Senti, affido la tua sorte ad una forza superiore alla mia. Signori, portatemi un cappello". I signori gli portarono un cappello. “E ora guarda bene", disse il giudice a Ferko "prenderò due pezzi di carta: su uno segnerò una croce, l'altro resterà bianco. Poi li getterò tutti e due nel cappello. Tu ne prenderai uno. Se prenderai quello con la croce, vuol dire che il destino stesso domanda la tua morte. Se prendi la carta bianca, significa che il destino vuole che tu resti in vita".
Poi il giudice comandò ai presenti: “Non guardate, sto per segnare".
Tutti chiusero gli occhi, solo che il buon Dio ha dato a Ferko un occhio che non si chiude bene. E che cosa vide? Il giudice segnò la croce sulle due carte. E’ terribile! Con qualunque carta sarò perduto! Che imbroglione, mio caro e amato giudice! "Allora, Rom, ecco la tua sorte" disse il giudice passando il cappello a Ferko. Ferko prese il cappello, e, prima che qualcuno se ne accorgesse, afferrò una carta e l'inghiottì. "Sei pazzo", grido il giudice "come sapremo se ti è destinata la vita o la morte? “Semplicemente, mio caro e amato giudice" disse Ferko . "Guardate l'altra carta! Se è bianca, vuol dire che ho inghiottito la morte. E se è segnata con una croce, vuol dire che la vita mi è rimasta e che il Destino non vuole che io muoia". "Questo uomo ha ragione" gridarono tutti, perchè in effetti aveva ragione. Subito presero la carta rimasta nel cappello. Ed evidentemente c'era una croce sopra. "Niente da fare, la vita è destinata al Rom!" Cosi il Rom rimase in vita.

MUSICA

La storia di Mile: < br /> In quei giorni, belli e lontani, quand’ero bambino, alle elementari avevo un compagno, Mile Petrovic. Un piccolo zingaro dagli occhi sporgenti.
Tutti lo chiamavano Mile Dileja: lo Stupido, in lingua Rom.
Tanti zingari fanno di cognome Petrovic, tanti si chiamano Mile. Ma il mio amico Mile Petrovic era unico al mondo. Mi ricordo che Mile Dileja, anche se era il più piccolo della classe, stava sempre all'ultimo banco, come se desse fastidio a qualcuno, come se fosse diverso dagli altri bambini E’ stato sempre picchiato da tutti, così, senza motivo, solo perchè era zingaro. Se spariva qualche oggetto, lui veniva picchiato, senza colpa. I bambini credevano anche che Mile potesse fare il malocchio e che ballava, di notte con i diavoli, forse perchè aveva gli occhi un po' storti.

Oh, Mile, Mile stupido, < br /> perché menti sempre? < br /> Dì almeno una cosa che sia vera, < br /> e ti darò un cappello di velluto.

Vado in giro affamato per le strade,
Yao, gente, quanto sono povero,
Oh, Signore, quanto sono schifosamente povero io,
non ho neanche un padre.
Se non posso nemmeno mentire
Allora mi ammazzo!

MUSICA

Un giorno non gliel' ho fatta più. Ho fatto trasferire Mile vicino a me, al primo banco.
Mi sono picchiato con gli altri per difenderlo, fino al sangue. Alla fine ho dichiarato che Mile Dileja è amico mio! E ho fatto finta di avere anch'io gli occhi storti, così insieme abbiamo terrorizzato gli altri bambini. Lui mi ha insegnato il romanes, cosi nessuno ci capiva e potevamo parlare in segreto. Eravamo importanti e misteriosi. Nonostante io fossi stato biondo, malaticcio, e un po' vigliacco, qualcosa dentro di me si era svegliato, qualche diavolo, picchiavo tutti... anche quelli più grossi e più forti di me. Mile mi adorava. Ma il mio amico Mile era anche il più grande poeta che abbia mai conosciuto. Inventava per me i testi di canzoni, che poi cantava su melodie famose, già esistenti. Per tanto tempo come presi dalla febbre, parlavamo di strani mondi e di animali straordinari conosciuti solo a noi, e anche dello spirito maligno Cohanò, quello che mangia i bambini. Parlavamo di sogni, maledizioni, carovane, vagabondaggio... scherzosamente, tristemente ... da ribelli. Cos! infine, un giorno, mi ha confidato perchè non riusciva a studiare. Perchè Mile non riusciva a pensare, senza cantare. Se lui avesse potuto rispondere alle interrogazioni di geografia e matematica cantando, magari invertendo un po' le cose, come a lui sembrano più belle, sarebbe stato il primo della classe.
… quando è arrivata la guerra, il mio amico Mile, doveva portare il nastro giallo sul quale c'era scritto "zigoiner". L’hanno ordinato gli occupanti.
Quel nastro significava che lui non era più un essere umano, ma uno zingaro.
E che chiunque poteva ucciderlo come e quando voleva. Era spaventato a morte.
Quando veniva a casa mia dopo la scuola, io prendevo il suo nastro e lo, mettevo sul mio braccio.
Una volta, Mile e io, tornando da scuola, abbiamo incontrato un soldato tedesco.
Aveva solo qualche anno più di noi. Aveva gli occhi azzurri e la faccia rossa, sembrava uno buono.
Sorridendo, mi ha messo il fucile contro il petto e mi ha chiesto :
- Che fate voi due?
- Niente ho detto lui ha paura e io gli faccio coraggio. < br /> - E cos’è lui per te, se gli fai coraggio?
- Un fratello ho detto.
Il soldato ha tirato fuori la baionetta e me 1' ha messa nel naso. Tirava in su e io dovevo alzarmi sulle punte dei piedi.
E di chi hai paura? chiese a Mile sorridendo.
Mile tacque e guardò per terra.
- Ha paura di lei, signor soldato, che lo uccida. dissi io, alzandomi ancora di più sulle punte.
- E tu, non hai paura?
- Tutti i piccoli devono avere un fratello grande che li protegge dissi io.
E allora dov'è il tuo fratello più grande
Non ce l’ho signor soldato, per questo anch'io ho paura quando sono solo. Ma davanti al lui non posso, perchè devo fargli coraggio.
Senza smettere di sorridere mi ha portato lungo la strada. Camminavo sulle punte, con la baionetta nel naso insanguinato. Il soldato si divertiva moltissimo.
Si aspettava che io scoppiassi a piangere. E io, da tanta paura e dolore, non riuscivo a pensare nient’altro. Dicevo dentro di me: non inciampare, non inciampare... rimarrai senza il naso. .
Mi ha portato cosi fino all'angolo, e poi all'improvviso mi ha cacciato via.
Per il mio amico Mile e per la sua famiglia, la guerra era come il Cohanò.
Andate in una casa zingara dove c'è il bambino nella culla che piange. Il bambino che non parla ancora, provate a spaventarlo con un uomo nero, con il diavolo, con le carte e con le streghe con quello che volete piangerà ancora. Se gli dite guardandolo negli occhi: "Silenzio, arriva Cohanò", girerà la testa, gli verrà la pelle d'oca, e poi si addormenterà.
Ecco, la guerra per il mio amico Mile per la sua famiglia era come il Cohanò. Nelle case zingare si bruciavano le candele senza sosta per venti giorni, perchè si credeva che Cohan6, essendo lo spirito della morte e del buio, avesse paura della luce.
Ma il terribile Cohan6 non si è spaventato...
Una notte, Mile, e tutta la sua famiglia, sono stati portati via... E fucilati.
Io chiedo di suonarmi le canzoni di Mile. Sì, adesso, frequento le osterie dove suonano le bande zingare. Mi fanno compagnia mentre piango. E chiedo loro di suonarmi le canzoni di Mile.
Loro mi rispondono che quelle canzoni non esistono... Che le parole non vanno cosi...
Ma io so che vanno proprio cosi, e poi mi metto a inventare anch'io. Ultimamente, alcuni bravi musicisti, pian piano, hanno iniziato a cantarle.
Il mio amico Mile è stato ucciso dai nazisti nel 1942, e adesso riposa da qualche parte verso il villaggio Jabuka, a Pancevo, dentro una grande fossa comune, con le vittime senza nome.
Due monumenti. Nella pianura, dove tutto è basso e spianato, quei due monumenti oggi, assomigliano a due montagne ombrose. Una volta I'anno, l’otto di aprile, per la giornata internazionale del popolo Rom, io ci vado, accendo, una candela ... e piango.

Stop musica
Da anni, vagabondo, inventando canzoni Rom. Non credo in Dio, neanche nel terribile Cohanò.
br /> Ma se esistono da qualche parte, allora li prego che, in quel mondo, buio, di radici e di silenzio, comprino, al mio amico Mile un cappello di velluto. Lo voleva così tanto...

MUSICA

Livello d'invalidità

In un reparto di medicina interna di un ospedale di periferia Ci guardavamo di sottecchi Un gobbo e io. E come un chirurgo produce il primo taglio Cosi i nostri sguardi tagliavano. II mio, la gobba che lui porta. Il suo, la mia pelle scura.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

alle porte della città

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 5, Numero 20
June 2008

 

 

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