El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Intervista a Leo agnolin

Mihai Mircea Butcovan

Come nasce l'idea dello spazio letterario "Caffé delle Lanterne" dentro la manifestazione di “Ritmi e Danze dal Mondo”?

La voglia di cimentarsi anche in questo ambito è emersa negli ultimi anni, una volta consolidatesi, sotto il profilo gestionale, le altre offerte culturali che hanno consentito all'iniziativa di decollare prima e di allungare le proprie rotte poi (musica, balli, spettacoli etnici, gastronomia). Duole farlo, soprattutto in questa sede, ma se si fosse partiti con la letteratura saremmo adesso a parlar d'altro.
Del resto, essendo nati dentro un centro di accoglienza per migranti, i percorsi della Festa non potevano, forse, essere diversi da quelli individuati, con intelligenza e lungimiranza, dodici anni orsono, dai promotori e meravigliosamente ampliati, con sagacia, fantasia ed un bel po' di follia dagli attuali organizzatori.
In effetti, non è indispensabile conoscere le lingue quando il ritmo e la danza diventano collante surrogando le parole.

Si tratta, quindi, di un filone nuovo. Come pensate di svilupparlo?

Non si tratta di una novità in assoluto. La Festa, in realtà, negli ultimi sei anni, ha offerto prologhi letterari interessantissimi, anche se talvolta disancorati dalla stessa nei tempi e nel luogo. Gli incontri con Erri De Luca, Igor Man, Gad Lerner ed altri ancora, tra giornalisti e scrittori, rappresentano ancor oggi alcuni tra i momenti maggiormente significativi delle passate edizioni. L'offerta di letture, sino ad un paio di anni fa, era stata appannaggio di un paio di associazioni (Commercio Equo e Solidale, Mani Tese) che proponevano e tuttora propongono opere monotematiche, interamente ispirate al "terzomondismo", comprensivo della "quota italiana" dello stesso tuttora presente, pur con rappresentazioni diverse, sull'italico suolo.
A partire dallo scorso anno, il comitato organizzatore ha deciso di allestire uno stand all'interno del quale proporre, in combinata, l'acquisto di libri, anche questi ispirati unicamente al tema delle migrazioni, e la degustazione di the nordafricano.
Nel corso del 2007, a ridosso della Festa, mi è stato chiesto di gestire questo spazio letterario che è stato battezzato, appunto, “Caffé delle Lanterne” dal momento in cui, all'offerta di opere letterarie faceva da apprezzato corollario la degustazione di caffé eritreo.

Com'è andata?

Il consuntivo è ampiamente in attivo su diversi fronti. Sotto il profilo gestionale il risultato economico è stato soddisfacente. Ma più ancora, sono da sottolineare positivamente: da una parte l'esperienza acquisita in questa circostanza, dall’altra la crescita individuale e di gruppo di ciascuno di noi, volontari stranieri ed italiani, che con molto entusiasmo, disponibilità e fantasia, ci siamo cimentati in questo campo. Senza dimenticare il pieno di emozioni, dei più diversi stati d'animo, che vecchi e nuovi incontri ti sanno creare in occasioni speciali. Tutto questo dentro una Festa così speciale da apparir irreale in contesti locali come il nostro, trevigiano e veneto, nei quali il berciare minaccioso e le miserevoli provocazioni tentano di assurgere vieppiù a… modelli di vita quotidiana.
Voglio infine sottolineare come la convivenza ed il supporto vicendevole tra libri e caffé eritreo si siano dimostrate proposte vincenti per entrambi. Italiani e stranieri abbiamo convissuto serenamente, spesso collaborando, senza mai avvertire la necessità di "marcare", delimitandolo, il territorio assegnatoci e senza costruire steccati e barriere, soprattutto mentali.

Verso quale proposta letteraria vi siete orientati? E perché?

E' inevitabile che la proposta, pur considerando le indicazioni del comitato promotore e le risultanze delle precedenti esperienze, subisca il condizionamento delle idee, delle convinzioni e del vissuto di chi la formula.
Mi occupo da oltre trent’anni del cosiddetto "sociale", in cui può starci tanto o quello che più ci piace, e di “immigrazione” dal 1988, quando in Italia questo fenomeno era ancora in fase iniziale. Ritengo un errore cercar di rappresentare le legittime istanze delle minoranze costruendo, con esse, delle riserve indiane all'interno delle quali ripiegare, promuovendo o producendo autoreferenzialità narcisistica, del tutto controproducente. La reciproca conoscenza non può, infatti, che transitare su quel ripido e scomodo sentiero le cui strettoie ti costringono all'incontro, al dialogo, al confronto sulle possibili soluzioni di percorso, per non perdersi entrambi.
Da qui la proposta variegata di opere, la voglia di mescolare le parole, le storie, i sentimenti di autori stranieri ed italiani, con l'implicito messaggio che non può sussistere alcuna supremazia intellettuale in nessuno dei due ambiti.
Sottolineo questo aspetto perché spesso buona parte del volontariato impegnato in questo campo tende, a mio avviso, a sopravvalutare la letteratura straniera di tendenza, quasi che questa rappresentasse l'ultima spiaggia culturale in un contesto italiano ritenuto, spesso a torto, povero di idee, di contenuti e di proposte.
Il rischio che intravedo è quello di creare un mercato di nicchia, inevitabilmente rivolto agli addetti ai lavori o agli affezionati per scelta di campo. Invece, mai come ora - immaginando un futuro prossimo sociale ancor più isterico dell'attuale, in un divenire crescente dello stesso per gli anni a venire - avremmo bisogno di misurarci con lucida passione e con coraggio, utilizzando tutte le risorse morali ed intellettuali disponibili (e non sono poche) prescindendo dal loro "censo" politico e culturale, dalla loro provenienza geografica.

Oltre a questo, ci sono state ulteriori innovazioni?

Del tutto sperimentali, due le innovazioni di rilievo, pur con risultati decisamente contrastanti.
La prima, quella di maggior rilievo, è relativa agli incontri con gli autori, tenutisi all'interno dello stand, con la presenza quest'anno di Mihai Butcovan, scrittore rumeno, e la poetessa di origine eritrea, residente da molto tempo in Italia, Ribka Sibhatu.
La seconda si riferisce, invece, alle letture di brani tratti da alcune opere poste in vendita, fatte dai volontari presenti nello stand.

Che cosa ne è sortito? Vuoi parlarcene un po' più dettagliatamente?

Va innanzi tutto evidenziato come entrambe le iniziative rappresentino, ancora una volta, la grande voglia di sperimentare che da sempre caratterizza il gruppo promotore che possiede, altresì, la capacità di consolidare presenze ed esperienze acquisite, arricchendo di volta in volta la proposta base che rimane l'ossatura portante dell'intero impianto.
Le risultanze, come ho sottolineato nella relazione stesa al termine della Festa, si possono considerare sostanzialmente soddisfacenti anche se i limiti organizzativi, soprattutto di carattere ambientale, sono risultati evidenti fin da subito: i tentativi eroici dei protagonisti di contrastare l'incalzare soverchiante della musica, sarebbero inevitabilmente naufragati dal momento in cui i 10 watt emessi dalla radio Philips microfonata e dotata quasi di certo dalla casa produttrice di fischio intermittente, residuo di una qualche Befana degli anni ‘70, sarebbero stati destinati a soccombere, com'è stato, nella tenzone dei decibel sparati a miliardi dalla torre degli amplificatori installata al centro dell'impianto che ospita la manifestazione.
Del resto, in una Festa che dell'organizzazione di alto profilo un po' si compiace, ci vuole pur sempre qualcuno… fuori dagli schemi: quest'anno è capitato a noi.
Se il naufragio non è risultato letale, assumendo anzi a tratti le sembianze di una movimentata ma piacevole scorreria per mare, a tratti scanzonata, il merito va ascritto ai due autori, capaci di offrire comunque spunti di analisi e riflessione estremamente interessanti e coinvolgenti, tratti da opere loro o dall'osservazione della realtà socio-politica e culturale del nostro paese in particolare, ma non solo.

Qual è il clima che si respira all'interno dello stand letterario “Caffè delle lanterne”, che si affianca a molti altri con un offerta tanto variegata e diversificata di prodotti culturali?

Nella sostanza il clima è quello della Festa in generale, perché di questa ti senti parte integrata. Colori, suoni, cose e, soprattutto loro, le persone: italiani e stranieri, assieme, a migliaia, nel tentativo di vivere e promuovere il vero senso dell'interculturalità e cioè la ricerca e la conoscenza della diversità di ciascuno per rafforzare la propria identità e valorizzarla, mettendola in relazione e non in contrapposizione agli "altri". Una ricerca che si svolge su un piano paritario, rifuggendo da sentimentalismi o da pietismi in materia.
E in questo stemperar paure, preconcetti e diffidenza reciproca, la manifestazione assume i connotati più profondi e significativi: spenta l'ultima lampada, prima di incamminarti per il rientro a casa, ti ritrovi perlopiù distrutto fisicamente ma molto più tonico di prima nello spirito; pronto a riaffrontare quella parte di mondo i cui accenti, sgradevoli e spesso ributtanti, la Festa ha sfumati sino a renderli quasi impercettibili.
Quella parte di consorzio umano che da 15 anni a questa parte è sempre equipaggiata per andare a caccia: dapprima ai "negri", quindi agli albanesi, in questo periodo ai rumeni, in attesa di potersi dedicare a qualche altra etnia e comunque con la certezza che la stagione di caccia, volendo, potrà allungarsi sino a che gli "extracomunitari" saranno presenti nel nostro territorio (ma i rumeni non sono comunitari? boh).
La caccia continuerà fino a quando la politica non saprà assumersi quei doveri che, oltre gli schieramenti, non solo l'etica ma soprattutto l'esigenza di governare un fenomeno così complesso e variegato vorrebbero. Fino a quando la voglia di autoritarismo, mascherata nei palazzi del potere finanziario ed economico e smascherata nelle sue sordide manifestazioni di strada dal canagliume uscito dalle cloache, e le istanze del buonismo arrendevole ed imbelle di chi pensa ad una intrinseca capacità di autogoverno del fenomeno non si trasformeranno in consapevolezza ed autorevolezza.

Che cosa c'è in cantiere per il prossimo anno per quanto riguarda il “Caffè delle Lanterne”?

Dovrei rispondere con l'incipit molto caro agli organizzatori in questo periodo, ogniqualvolta si parla della manifestazione 2008, vale a dire "se si farà"… Ma, essendo ottimista al riguardo, penso che di certo verrà confermato l'intero impianto: libri, caffé ed incontri con personaggi del mondo letterario, con modalità - diverse da quelle sin qui praticate - che, sulla scorta dell'esperienza fatta quest'anno, ho proposto e che il comitato organizzatore sta esaminando.
Un caloroso saluto a quanti sono coinvolti, con ruoli e compiti diversi, per la realizzazione di “El-Ghibli”, gruppo del quale mi onoro di essere entrato a far parte, una volta almeno.

Home | Archivio | Cerca

Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Ritmi e danze dal mondo

A cura di Mihai Mircea Butcovan/ Raffaele Taddeo

 

Archivio

Anno 4, Numero 18
December 2007

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links