La prima è una domanda di rito. Lei è scesa per le strade dei morros per vivere la giornata con Jussara, Marlene, Dona Concesão* … quale motivo l’ha spinta a questa storia? Si intravede una voglia di documentare una realtà che si conosce poco, quale desiderio aveva durante la scrittura di questo insieme di testimonianze?
*Attenzione: si scrive "Conceição". A Rio de Janeiro, le favelas sono in alto, sulle colline, e si trovano nelle stesse zone dove abitano i ricchi che vivono accanto al mare. Sono cresciuta in mezzo alla disuguaglianza sociale e all'ingiustizia. Sono una privilegiata perché ho avuto affetto, istruzione, salute e opportunità aperte dal fatto di appartenere ad una famiglia benestante. Ho voluto scrivere un romanzo che mostrasse i sogni e le speranze della classe disagiata e in che modi (non sempre positivi) i privilegiati possono incidere sul destino dei diseredati. Per me, è stato un modo di disfare degli stereotipi sul Brasile e i brasiliani per mostrare un Brasile che non si vede da turista. Mi piacciono i romanzi che ci fanno riflettere su una realtà non conosciuta.
Una domanda forse un po’ polemica. Molti dicono che un romanzo è sempre un evento estemporaneo che mette assieme persone che devono viverci assieme e che aiuta l’autore ad accompagnare il lettore in una situazione precisa. Non poteva essere una storia più eclatante in cui far risaltare meglio la condizione delle persone che devono vivere nei morros?
Certo. Ogni romanzo può essere il romanzo che il lettore ha in mente, ma io ho voluto scrivere quello che ho scritto. Le ragioni sono nella risposta anteriore.
Con questo libro si intravede una grande voglia di parlare di cose tipicamente brasiliane, ci dice qualcosa (una rima, un detto, un proverbio) tipicamente brasiliano?
Nel mio libro parlo delle condizioni di estremo disagio in cui vivono le persone di una determinata favela. Dirò un proverbio che ha a che fare con i temporali del libro: "Depois da tempestade, a bonança". (Dopo la tempesta viene la quiete) che è anche quello che auguro al mio paese dopo tanta sofferenza mostrata nel romanzo.
Per lei, e per i brasiliani, quale significato ha la pioggia poi? È solo l’incarnazione di una voglia di lavare via i problemi o qualcosa di più profondo e storico?
Per me, la pioggia ha, sì, questo significato di catarsi, ma ha anche il senso di una precipitazione, di un cambiamento anticipato da segnali visibili che fanno presentire che le cose non potranno continuare come stanno. Difatti, tutti i capitoli hanno nomi di fenomeni atmosferici che preparano l'arrivo dei cinquecento anni di pioggia che si precipitano su di Rio de Janeiro.
Nel suo libro si parla di brasiliani del sud e quelli del nord e delle differenze tra le due mentalità, ci vuole fare un riassunto per i lettori?
È esattamente l'inverso della situazione in Italia. In Brasile, è il Sud ad essere più sviluppato. Tanti nordestinos lasciano la loro terra, come la famiglia paterna del personaggio Marlene, per andare a vivere nelle grandi metropoli del Sud, sempre con la speranza di migliorare le loro condizioni di vita, cosa che non sempre succede.
Visto da fuori, se dovesse scrivere sugli italiani come intitolerebbe il romanzo? E che “tipacci” sono questi italiani?
Un libro sugli italiani? Una buona idea per il futuro. Non so come lo intitolerei perché scelgo i titoli solo dopo aver finito i racconti.
Lo scorso anno una delle sue citazioni è stata inserita in uno dei tempi di maturità in Italia inquadrandola a pieno titolo come un’autrice della letteratura della migrazione. Con parole sue: che significato sta dietro al suo lavoro? Quale obiettivo si è voluta dare?
Scrivo da quando ero bambina. È il mio modo di dialogare con la realtà. È il mio modo anche di cambiare la realtà.
Un’altra domanda sull’autore. Come spesso accade a chi parla di luoghi precisi, si intravede una grande componente di delazione come a voler parlare e denunciare quello che tutti conoscono molto poco. Per lei, giornalista e scrittrice che apparentemente fanno lo stesso lavoro, dove finisce il lavoro di giornalista e dove comincia quello di scrittrice?
La giornalista ha il compito di essere fedele alla realtà. La scrittrice può, volendo, inventare e trasfigurare la realtà.
Questa è la solita domanda che si fa ad un autore ma, insomma, non potevamo esimerci di farla, quando ha sentito la voglia di scrivere ed oggi come gestisce quello che scrive? Ci si immagina una persona che scrive come una eccentrica, fine conoscitrice della vita ed altrettanto fine ascoltatrice dei suoni del mondo, lei come arriva alla sua pagina scritta? Dove prende l’ispirazione?
Come le ho detto, scrivo da quando ero piccola. La scrittura è il mio leit motiv, è il modo che ho di unire il mio passato al mio presente e, in una certa forma, anticipare il futuro. Sarebbe bello se tutti fossimo "fini conoscitori della vita" e "fini ascoltatori dei suoni del mondo" (anche lei scrive?). Perché scrivo? Perché mi sento bene quando scrivo, perché ho delle storie da raccontare, perché è la mia forma di fare politica.
Leggendo le pagine del suo libro e di come documenta quello che succede nella sua terra ci viene da chiedere che Brasile è quello di oggi e cosa si intravede nel futuro? E, se vuole, vorremmo avere due battute anche sul futuro del nostro paese
La storia di 500 Temporali è totalmente inventata ma basata su situazioni possibili nell'attuale Brasil. Il Brasile del futuro è già cominciato. Solo con la consapevolezza del presente si può costruire un futuro migliore. Il futuro dell'Italia? Sarebbe bello che le coppie italiane avessero più figli. Questi figli cresceranno in un'Italia sicuramente multiculturale e con una lingua piena di parole nuove dovute all'influenza dei migranti.
Due parole da spendere per Odulvaldo* Laurindo, molto presente nelle pagine del volume come quel Santone benefattore che aiuta i poveri e sempre presente quando c’è malessere, è un fenomeno comune in brasile? Le riporto una frase che abbiamo sentito dire spesso – noi di Puralanadivetro – da altri autori come quelli arabi: “dove non c’è ricchezza arriva la religione”. Che ne pensa di questa frase?
Attenzione: "Oduvaldo". Oduvaldo Laurindo rappresenta la truffa di chi arricchisce sfruttando la buona fede d chi non ha i mezzi per difendersi. Non credo che la religione sia un fenomeno da collegare o meno al benessere di una persona. La religione appartiene alla sfera spirituale, è un contatto dell'essere umano con le forze superiori e con gli altri esseri umani. Qualunque religione ben vissuta dovrebbe avvicinarci gli uni agli altri. Da condannare sono la chiusura, l'autoritarismo, il fanatismo, l'intolleranza.
Abbiamo segnalato il grande successo della giornata di intercultura che si è tenuta a napoli lo scorso 28 settembre, ci vuoi dire la sua sui risultati di quella giornata e sul fenomeno della migrazione che è arrivato anche in Italia?
La giornata organizzata dalla casa editrice traccediverse è stata un'occasione di sentire la forza espressiva degli stranieri che vivono in Italia.
Pensa che gli autori della migrazione siano un’invenzione che sta cavalcando una moda o ci sarà sempre più spazio? Anche l’Italia sarà al centro di un grande flusso che fino a pochi anni fa era dei soli paesi che hanno impiantato un grande impero coloniale come Francia, Portogallo, Olanda e UK?
Penso che ci sarà sempre più spazio ai validi autori migranti. Guarda caso, cominciano a vincere dei concorsi a livello nazionale, e non solo in concorsi creati appositamente per loro. Come lei sa, Marco, quest'anno nell'esame di maturità, per la prima volta sono comparsi degli autori migranti: Julio Monteiro Martins e io.
Una domanda di chiusura, parafrasando le sue parole, lei ha affermato che tutti noi siamo migranti e che ci spostiamo da un luogo o situazione ad un altro. Lei dove sta migrando? A che punto è del viaggio? È felice?
Dove sto migrando? Credo che dopo questa vita ci sarà un'altra e ancora un'altra. A che punto sono, lo capirò solo alla fine. Sono felice quando prendo consapevolezza di me.