El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Ca Foscari

Christiana de Caldas Brito

Venezia - 30/1/2004

Venezia, 2004 (tema incontro)
Sabato 30 gennaio, durante un incontro del Corso del Master in Immigrazione, all'Università Ca' Foscari di Venezia, dalle ore 14:30 alle ore 18:30, ci sarà un intervento di Christiana de Caldas Brito, inserito nel modulo "Famiglia, Generi e Generazioni" coordinato dalla Professoressa Flavia Favero (area Lingue/Comunicazione/Intercultura). L'intervento di Christiana "Donne migranti nella letteratura" sarà accompagnato da letture dei suoi testi.

Nel ringraziare la gentilezza con cui mi ricevete oggi qui, vorrei dire due parole sull'ospitalità. Di solito si crede che l'ospitalità consista nel dare qualcosa a qualcuno. Ma il "dare" spesso enfatizza l'abbondanza di chi dà, e può essere facilmente associato ad un potere. La vera ospitalità consiste soprattutto nell'offrire ad una persona la possibilità che lei a sua volta possa offrire qualcosa. Saper ricevere fa parte dell'ospitalità. Chi riceve, implicitamente afferma di essere aperto ai valori altrui. Da problema sociale, da inevitabile seccatura storica, noi, migranti, diventiamo, grazie alla vostra ospitalità, portatori di risorse creative.
Dice Shirin Ramzanali Fazel: ... "la civiltà di un paese non sta nella ricchezza economica o nelle persone elegantemente vestite in abiti griffati, bensì nel modo in cui questo paese tratta i propri ospiti. Poiché è solo il ricordo delle persone incontrate ciò che resta nel cuore di chi torna nella propria terra."
Sono stata invitata a leggervi alcuni dei miei racconti
Milan Kundera in "Nell'arte del romanzo" dice che ci sono 3 tipi di scrittori:
1) quelli che raccontano una storia (Fielding)
2) quelli che descrivono una storia (Flaubert)
3) quelli che pensano una storia (Musil)
Credo di essere una scrittrice che ama raccontare storie, ma molti mi hanno detto che mi vedono come una che piuttosto pensa le sue storie. Ed è anche vero: per esempio, il racconto "Io, polpastrello 5.423" è nato da una richiesta di scrivere un racconto sulla legge Bossi-Fini. Si potrebbe dire che una storia nata dall'idea di mostrare l'assurdità di una legge è senz'altro prodotta da una scrittrice che pensa una storia.
Comincio dalla lettura di uno dei miei ultimi racconti che è il mio primo racconto esplicitamente politico, fa parte di una scrittura che partecipa del sociale. (Lettura 1) "Io, polpastrello 5.423" (foglio)
Nel selezionare i racconti da leggervi, mi sono domandata come presentarvi i miei racconti, con quale filone unirli. Potrei essermi avvicinata alla mia scrittura con un criterio cronologico: selezionare alcuni racconti, dai primi agli ultimi; oppure seguire le tematiche dei racconti, come per esempio, i racconti della saudade (il sentimento che accompagna chi parte e chi rimane lontano dal paese di origine); o della solitudine (chi per forza è costretto ad abbandonare il suo paese, di solito si sente un abbandonato); o della rabbia (uno dei tanti modi di reagire allo strappo emotivo presente nel fenomeno dell'immigrazione), o ancora il problema dell'identità di chi vive tra due mondi.
Osservando i miei racconti per scegliere un'ottica da seguire qui con voi, ho visto che il problema fondamentale da me esplorato attraverso la mia scrittura e i miei personaggi (soprattutto femminili ma non solo femminili), è il problema della comunicazione quindi un problema linguistico.

Una lingua prima di essere fatta di parole è fatta di sensazioni, di odori, di suoni, di cose viste, toccate, assaporate. La lingua dà una struttura mentale ad un essere umano, ed è anche un modo di interpretare la realtà.
La prima terra di un essere umano è la madre: la prima lingua, la prima modalità di comunicazione è il contatto e subito dopo l'alimentazione. Il latte come parola... (Raccontare come nascono il "sì" e del "no") Magritte ha sentito bene il problema linguistico (in filosofia il "problema degli universali") quando disegnò una pipa e scrisse sotto: "Questo non è una pipa".
La parola migrazione prima si riferiva solo agli uccelli: "abbandonare il proprio luogo di origine per vivere altrove" (Dizionario etimologico della lingua italiana Coltelazzo e Zolli, edito da Zanichelli). Noi, scrittori migranti abbiamo un destino simile a quello degli uccelli, ma con due differenze: a) gli uccelli, passato il periodo della migrazione, ritornano al loro posto di origine, raramente gli esseri umani; b) gli uccelli volano con le proprie ali nel paese d'arrivo mentre noi, scrittori migranti, dobbiamo acquisire nuove ali. E le nostre ali sono le parole, sono la nostra nuova lingua.
Ho già avuto occasione di dire che quando parte, un migrante lascia tre madri: la madre biologica (il mondo degli affetti), la madre patria (le tradizioni, le usanze, i costumi, legati alla localizzazione geografica, ad un clima e così via), e la madre lingua.

Nel presentarvi i miei racconti, seguiremo un tragitto linguistico. Ho dato dei nomi ai vari passi di questo tragitto. Per illustrare ogni passo ho scelto uno o due racconti:
1) la chiusura nella lingua natale (Lingua B)
2) lo stupore dei suoni della nuova lingua (Chi, Azzurra)
3) le due lingue si mescolano (Ana de Jesus, Cara Jandira)
4) la scoperta delle parole della nuova lingua (Il mendicante)
5) scegliere l'italiano come lingua della scrittura (Tre silenzi)
6) giocare con le parole italiane, inventarle, condensarle, trasformarle (Maroggia)
7) la scrittura come partecipazione sociale (Io, polpastrello 5.423)

Primo passo: la chiusura nella lingua natale (la nuova lingua, è vista come una lingua di serie B, non serve per comunicare i sentimenti)
(Lettura 3) LINEA B (Parole di sabbia, pg.28)

Secondo passo: lo stupore dei nuovi suoni della nuova lingua (le pre-parole).
Sentendo le parole di una nuova lingua, uno straniero è un bambino pieno di stupore che coglie degli aspetti che sfuggono a chi parla quella lingua da sempre. Per esempio: il suono CH è un suono duro. Non so se avete notato ma quando uno si arrabbia in italiano usa soprattutto il suono CH (....esempi......)
Ho creato il personaggio di un'immigrata in un "raccontino" costruito con il suono CH. Ne leggo un pezzo.
(LETTURA 2) CHI (AOA, pg.11)

Terzo passo: Le due lingue si mescolano. (quella lasciata e quella dell'arrivo) Questo può avere degli effetti creativi - una specie di interlingua, sgrammaticata.
Il personaggio si chiama Ana de Jesus. Pensa di parlare in italiano, ma in realtà parla in "portuliano", una lingua molto simile a quella degli emigrati italiani arrivati al sud del Brasile alla fine dell'ottocento e inizio del novecento. Anche loro pensavano di parlare in portoghese...
Nel suo monologo, la colf Ana de Jesus si rivolge mentalmente alla signora presso cui lavora. Tre brani:
Lettura 3 ANA DE JESUS (AOA, pg.29 e le altre).
Se l'immigrata non trova qualcuno con cui dialogare, non le resta che parlare da sola, come Ana de Jesus, o aprire il cuore alla sorella distante:
(Lettura 4) Cara Jandira (foglio)

Quarto passo: la scoperta delle parole della nuova lingua (non solo per comunicare ma per creare). Noi, scrittori stranieri, come mendicanti di parole della nostra nuova lingua, parole che acquistano realtà, occupano uno spazio interno, entrano nelle nostre case, dormono con noi.
Il mendicante del titolo del racconto, è un poeta in crisi di parole. (Come dice Manuel Bandeira...)
(Lettura 5) IL MENDICANTE (Parole di sabbia, pg. 16, 17, 18, 19, 22 fino alla fine)

Quinto passo: l'italiano come lingua scelta
Quando uno conosce una lingua può anche dialogare in silenzio con l'interlocutore (Marta); può prendere l'iniziativa della parola (Bessy); o, come Evelina, può scegliere il silenzio (il silenzio scelto non è più imposto).
Lettura 5 - Tre silenzi (foglio)

Sesto passo giocare con le parole italiane, inventarle, condensarle, trasformarle. sPerché non applicare alleare alle parole la tecnica simbolica dei sogni? per esempio: sogno mio padre che è mio fratello che poi si trasforma di nuovo in mio fratello. Ottenere questa flessibilità dalle parole. (Guimarães Rosa, Mia Couto)
(Lettura ....) MAROGGIA (foglio)

Settimo passo (l'ultimo): la scrittura come partecipazione sociale (Io, polp.5.423).

* * *

Una curiosità: la mia vita è caratterizzata dagli S:
Studi / Spostamenti / Separazioni / Saudade / Scrittura

In miei racconti sono autobiografici?
È impossibile evitare l'autobiografia nel senso in cui guardo il mondo con i miei occhi, dò la mia visione del mondo quando scrivo. Ma le storie che racconto non copiano la mia vita. Alcuni dei miei racconti propongono eventi della mia vita ma me ne rendo conto solo dopo che li ho scritti. La Y di Sylvinha con la Ypsilon non sarà la H del mio nome? Cristina, Cristiana... L'identità di una persona è data prima di tutto da una parola: il suo nome. L'episodio di quanto ero tornata dagli Stati Uniti: volevo fare teatro, la reazione di mia madre.
Lettura Sylvinha con la Ypsilon (AOA, pg. 17)

IMPORTANTE:
Prima di finire, vorrei dirvi due cose: che il mio testo Amanda Olinda Azzurra e le altre è appena uscito in una nuova veste editoriale (Edizioni Oèdipus, Salerno, sezione narrativa), prezzo 8 euro. L'editore manderà i nuovi libri all'indirizzo che poi vi sarà comunicato dalla Professoressa Favero.
E, per la primavera del 2004, sarà pubblicato un mio nuovo libro di racconti, titolo ancora da definire, edizione Cosmo Iannone, Roma, nella collana Kumacreola, diretta da Armando Gnisci.
Alla fine: Sono d'accordo con lo scrittore australiano David Malouf quando afferma che "il molto parlare è nemico dello scrivere". Siccome voglio continuare a scrivere, mi fermo qui. Grazie.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Christiana de Caldas Brito

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 4, Numero 16
June 2007

 

 

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