LETTERA-RECENSIONE A "500 TEMPORALI", AGOSTO 2006
Christiana carissima,
ho trascorso momenti molto piacevoli e intensi presa dalle vicende del tuo romanzo e vorrei cercare di mettere a fuoco, riflettendovi in questa mia comunicazione con te, perché questa lettura mi ha così coinvolta.
Ci si trova subito calati in una realtà tragica, tra gente il cui destino è determinato dalla causalità della nascita. Credevo che le prime pagine fossero l'antefatto, ma non è così. È un primo incontro con i protagonisti del romanzo, una piccola folla pittoresca che ci trasporta subito in un angolo dell'immenso Brasile.
La folla non va verso il Cristo del Corcovado, ma "segue il serpente liquido della fogna che porta in basso". È una realtà, ma anche metafora.
Mi ha colpita questa frase che conclude il secondo capoverso e il presagio che ne ho colto mi ha accompagnato per il resto della lettura.
Ci si immerge in un racconto corale in cui il vissuto di ciascun personaggio emerge fin dalla prima descrizione e cominciano a delinearsi i ruoli e le interazioni che si scopriranno in una lettura ricca di suspence. L'ambiente è sì una favela brasiliana, ma l'umanità dolente, disgraziata, predestinata è al di sopra delle situazioni contingenti, potrebbe essere collocata in qualsiasi luogo o in qualunque momento della storia dell'uomo, con diverse modalità, ma simili, tragici vissuto e destino. "La miseria comincia dalla nascita e prosegue fino alla morte".
Sembra di assistere all'inizio di una festa, ma è solo pura illusione: questa piccola folla segue un funerale. I suoi componenti, nonostante appaiano come un lungo cordone variopinto, sono sudati , piangenti e su di essi incombe un temporale.Fin dall'inizio l'ambiente e il tempo atmosferico rappresentano l'espansione materiale di una situazione psicologica.
Mi sono soffermata molto su queste prime pagine che (ma lo saprò solo alla fine) sono la conclusione di una storia ancora tutta da scoprire, perché in esse c'è in nuce tutto il significato profondo del romanzo.
Il senso del magico che aleggia in tutto il racconto culmina nella personificazione dei fenomeni atmosferici: pioggia, lampi, tuoni, temporali sono anch'essi protagonisti, sempre in sintonia con le situazioni descritte. Bellissima e poetica è l'immagine della "donna Pioggia" di Marlene.
Marlene è una luce nelle tenebre. Non a caso il capitolo in cui appare si intitola "Lampi". È il personaggio che più mi ha intenerita. Questo legame tra nonna e nipote mi ha commossa. Ho avuto anch'io una "Vo' Anja", le pettinavo i capelli, mi raccontava le storie che sono ancora uno dei ricordi più belli della mia infanzia. Si chiamava Anna.
Ma i lampi sono anche il presagio del temporale che incombe su Marlene, sensibile e innocente, amata e tradita; con lei "il destino è implacabile come la pioggia." "Non si può sfuggire alla propria storia".
È quasi l'annuncio di una catastrofe irrimediabile, ma nella conclusione appare un barlume di speranza come se il temporale fosse nello stesso tempo punizione e catarsi.
Trovo che il tuo stile sia una sapiente fusione tra fantasia, capacità narrativa e conoscenza di tecniche descrittive che sai usare con creatività e mi riferisco soprattutto al discorso indiretto libero che si intrufola nelle descrizioni e ci introduce nei pensieri, nelle considerazioni e nella psicologia del personaggio in questione.
L'ho trovato molto efficace per esempio in Diná, che incarna non solo l'ineluttabilità della differenza di classe, ma la rassegnata consapevolezza che sia giusto così: "...non era giusto che la gente educata si trovasse insieme a quelli che scendevano dalle favelas". È quasi un razzismo alla rovescia.
Ho pensato a Virginia Woolf e all'uso che fa di quello che viene definito "flusso di coscienza" e ho capito perché è una scrittrice che ami molto. Avverto molti punti di contatto nel vostro modo di descrivere, nell'incisività dei dialoghi e nella capacità di introdurre il lettore nel vissuto del personaggio e di renderlo partecipe dei suoi pensieri. Ho letto quasi contemporaneamente al tuo il suo romanzo "Gita al Faro" con simili interesse e coinvolgimento.
Non so se sono riuscita ad esprimere chiaramente il mio pensiero, ma voglio dirti che non mi capita spesso di avere l'esigenza di rileggere un romanzo appena finito per capire meglio, approfondire e riassaporare le emozioni provate, perciò ti ringrazio di avermi dato questa gioia e l'augurio più sincero che posso farti è che la possa provare un pubblico molto più vasto, come tu meriti di avere.
Con la stima e l'affetto di sempre ti abbraccio.