El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Armando Gnisci

Il poeta Gezim Hajdari scrive da anni in albanese e in italiano traducendosi e cioè, portando voce parole esperienza destino: sé, da sé incessantemente da una lingua ad un'altra, nella camera invisibile del suo arsenale. Il suo è il lavoro del poeta migrante tra le terre, le nazioni quella dell'esser nati e quelle del ri nascere e le lingue. t il lavoro dell'esule produttivo, che non cerca più e solo Itaca, né piange sulla striscia della propria ombra. t proprio nella condizione dell'esilio, testimonia Gezim, che le lingue e le nazioni possono incontrarsi e scambiarsi sfide e abbracci. Da questo luogo, non sentimentale e non romantico, semmai nobile e nascosto, ancora difficile da “nominare, parla” il poeta straniero. Straniero che insegna ad essere stranieri a tutti. E per primi a quelli che “pensano, invece”, di essere proprietari di sé e del destino degli altri, soprattutto degli umani strani, estranei, mal riusciti, marginali, migranti: “stranieri”.
Gezim alza la voce da questo neoluogo nella lingua degli italiani. Lui è nato e ri nasce, lui ha la forza, inzuppata nel dolore, di chi sa giocare le sfide e portare gli abbracci, al momento giusto.
E noi? Sappiamo come si giocano queste partite? Qualcuno ci ha avvertiti che tocca a noi, ormai, rispondere? Che il poeta straniero ha già conquistato la sua giornata?
Dovremo aspettare fino a quando un poeta italiano non scriverà in albanese alle condizioni che Gezim ha creato per poetare nelle due lingue e nella loro oscillazione per poter rispondere? 0 avverrà qualcosa, prima?

Armando Gnisci "Per la raccolta poetica Stigmate"

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Gëzim Hajdari: Il poeta della migrazione

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 2, Numero 11
March 2006

 

 

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