El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

pedro cudut

raffaele taddeo

Gëzim Hajdari si è cimentato questa volta con una sorta di reportage.Fare reportage non è semplice perché in questo tipo di scrittura si annidano pericoli di ogni genere, sempre difficili da estirpare.Gëzim Hajdari si è cimentato questa volta con una sorta di reportage.Fare reportage non è semplice perché in questo tipo di scrittura si annidano pericoli di ogni genere, sempre difficili da estirpare.
Il primo e più insidioso deriva dalla inconscia predisposizione a scrivere qualcosa che sia adatto ai gusti culturali dei probabili lettori.
Un secondo pericolo, ancor più subdolo, deriva dal pertinace e persistente legame a pregiudizi che ciascuno di noi inconsapevolmente si porta dentro per cui a volte la comunicazione di un fatto che sembra di aver percepito nella sua oggettività, per il modo stesso con cui è poi riproposto, torna a caricarsi degli stessi elementi pregiudiziali.
Fatte queste considerazioni, è ammirevole il fatto che Gezim Hajdari che nell'aprile del 2004 è stato nelle Filippine insieme ad un suo amico fotografo, Piero Pomponi, che sta realizzando un progetto di biografia fotografica su Hajdari, ne abbia approfittato per offrirci uno spaccato della situazione sociale e politica di quel paese del sud est asiatico.
La descrizione di Hajdari - agile, ma precisa in alcuni dettagli - ci permette di cogliere aspetti significativi della realtà filippina e della vita che vi si conduce, come quando ci introduce nella Manila del sesso o quando mette in risalto il potere politico della vedova di Marcos.
L'occhio con cui viene vista la realtà filippina è quella della denuncia delle gravi sperequazioni economiche esistenti.
Il poeta italo albanese sta dalla parte della gente che soffre e che fa fatica ogni giorno a sopravvivere mentre enormi ricchezze vengono derubate e sperperate. Egli afferma, infatti, ad un certo punto che non esiste nel paese una classe media: ci sono i poverissimi, la stragrande maggioranza della popolazione, e i ricchissimi.
E’ proprio in questa realtà socio economica che da più di un decennio si è sviluppato il fenomeno para religioso della rappresentazione realistica della passione di Gesù Cristo con vere e sanguinose flagellazioni, con vere crocifissioni e penetrazione dei chiodi nella carne. Il rito è sconfessato dalla Chiesa cattolica che vede in questa rappresentazione un fatto commerciale e turistico.
Il reportage è interessante anche perché l'ottica è quella di un poeta e non di un giornalista o fotografo e proprio per questo, momenti e situazioni sono quasi illuminati più che analizzati e descritti. Qualche inesattezza sul piano delle cifre dichiarate (che richiederebbe forse un controllo più preciso delle fonti), non inficia la positività del testo.

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(ISSN 1824-6648)

Gëzim Hajdari: Il poeta della migrazione

A cura di raffaele taddeo

 

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Anno 2, Numero 11
March 2006

 

 

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