Gezim Hajdari per arrichhire il supplemento ha concesso che in questa sezione siano pubblicate quattro sue poesie ancora inedite.
Testi tratti dalla raccolta inedita ZAIRA
(si tratta di un libro che nasce dai miei viaggi )
*
Ho attraversato il Sahara
dissetandomi nell’oasi dei tuoi occhi.
Ho affidato alla sabbia la mia memoria
e all’oblio questi versi.
Dove mi guida questa nudità
All’alba i tuareg
varcheranno il mio nome.
*
(secondo un antico canto popolare albanese )
Sabbia,
ovunque sabbia,
mio Dio quanta sabbia !
E’ da dieci anni che siamo i nizam (1) dell’Impero,
è da dieci anni che combattiamo per il sultano di Istambul,
su e giù per i deserti,
da dieci anni nessuna notizia dai nostri cari.
Che tu possa rimanere ovunque, amico mio,
che tu possa rimanere ovunque,
ma non oltre il Ponte di Qabè.(2 )
Se muoio sulle sabbie dello Yemen,
porta tanti saluti a mia madre,
dì a lei di vendere i due buoi neri
per sfamare mia moglie,
il cavallo e il mulo
per crescere mio figlio.
Se ti chiede di me,
dì a lei che mi sono sposato,
se ti domanda chi sono stati i miei paraninfi,
dille: i falchi e i corvi che mi hanno divorato.
e se ti chiede chi è la mia sposa,
dille: dieci spade nel petto.
Se vuole sapere su quale trono sono salito:
lì, dove sale la salma dell’ignoto,
e se insiste per sapere in quale casa mi sono fermato:
lì, nella stanza senza finestre, spalancata e senza porte,
dove non piove, né tira vento.
Che tu possa rimanere ovunque, amico mio,
che tu possa rimanere ovunque,
ma non oltre il Ponte di Qabè.
(1)Nizam, soldato ( in turco ) dell’Impero Ottomano
(2)Ponte di Qabè, templio della Mecca in Arabia Saudita
*
Si rabbuia il cielo dell’Uganda. I pellicani cercano riparo
sugli alberi di Kampala. Quando tuona sull’equatore,
piove sul Congo, dice Zaira.
Non dormo, sdraiato sull’erba bevo la luce degli astri.
Nessun rimpianto per il paese dell’Est, nelle mie vene
ha seminato solo panico e terrore. Sulle colline native
si nascondono le ceneri dei miei anni verdi.
Ahimè, amici, valli di pernici e falchi, siate benedetti!
Dentro di me bruciano i fuochi delle savane del nord.
*
E’ grande la luna dell’Uganda, illumina l’equatore
e la mia fuga da un paese che nutre per uccidere.
I felini fiutano l’odore del sangue e vanno alla ricerca
delle prede. All’improvviso il cielo si chiude con nuvole
dense e scure. Lampeggia su Burundi. La stella di Thompson
illumina le stradine strette dei villaggi indigeni.
E’ il cuore della notte, la tribù si prepara tra canti e balli,
domani ci sarà la festa delle vergini
e delle preghiere per gli alberi
che possano crescere fiori belli pieni di nettare per le api.