I bambini delle rose è una specie di favola possibile
perché la narrazione è in bilico tra fiaba e realtà. si sviluppa
fra il favolistico e la realtà.
Un bambino rom e una bimba
cinese, Nico e Ly, per sopravvivere sono costretti a vendere rose
di sera, nei ristoranti e nei locali di Roma.
E' una storia
di concorrenza: i due si scontrano e si contrappongono, ma poi
si innamorano. Sullo sfondo si muovono gli adulti, in una città
con tutte le sue miserie, le sue superstizioni, le sue atrocità
ideologiche.
E' una Roma vista di sera, in cui non sono
presenti le fastosità religiose.
Il romanzo si sviluppa in
sette giorni, quasi a rappresentare un ciclo intero, un tempo
chiuso, per indicare che anche le nostre storie, quelle degli
esseri umani, sono chiuse.
Significativo è il fatto che un
tunisino come Melliti parli di una cinese e di un rom, con il
chiaro tentativo di dare umanità a quel gruppo etnico che noi
chiamiamo "zingari", e che lo scrittore giustamente indica
sempre come rom, salvo quando è citato da altri in maniera
spregiativa. Nico è un personaggio-bambino che non si sente
appartenente a nessuna patria, ma solo al territorio dove è nato,
dove vive e dove crescono i suoi sentimenti e i suoi
affetti.