El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

l'improvvisazione poetica nella tradizione popolare italiana

Gian Paolo Borghi

Centro Etnografico Ferrarese

In un loro fondamentale Dizionario della musica popolare europea (Milano, 1970) Roberto Leydi e Sandra Mantovani considerano la tradizione europea dell'improvvisare soprattutto appannaggio delle aree meridionali e, in modo particolare, di quelle mediterranee.
L'improvvisazione risulta ampiamente presente nella comunicazione orale/tradizionale italiana, con specifico riferimento ai territori centrali, insulari e meridionali. Le tecniche connesse a questo importante fenomeno popolare sono riferite in prevalenza ai testi, ma sono pure indirizzate ad aspetti musicali di un certo interesse. Negli studi filologici e demologici meno recenti, l'insieme delle tipologie legate a queste modalità poetiche (d'improvvisazione e non) veniva unito sotto la denominazione di strambotto, ovvero di strutture lirico - monostrofiche con metrica di endecasillabi e strofe diversificate (distici, terzetti, quartine, sestine, ottave).
Anche il settore settentrionale della nostra penisola, in passato, è stato interessato dall'improvvisazione. Il fenomeno è oggi pressoché scomparso, ma non è completamente rimosso dalla memoria collettiva: il ricordo di alcune forme di canto lirico - monostrofico è, infatti, tuttora vivo, soprattutto nelle zone rurali. In territorio emiliano, ad esempio, l'elaborazione di stornelli (o stornelle, anche a contrasto) e di romanelle (a "rispetto" o a "rispetto"), basati a volte su modificazioni o rielaborazioni di preesistenti testi formalizzati, è documentata - sia pure con frequenze sempre più decrescenti - fino agli anni del secondo dopoguerra. In una loro importante ricerca stampata nel 1932, Oreste Trebbi e Gaspare Ungarelli (Costumanze e tradizioni del popolo bolognese) hanno pubblicato un'articolata serie di testi lirico - monostrofici con varie modalità di rima e con metrica di endecasillabi. Ne ricordiamo due, a semplice titolo informativo: uno stornello che venne raccolto nella Valle del Lavino:

L'amore è fatto come il vin del fiasco,
a la mattina è buon, la sera è guasto.

e un "rispetto" rilevato nel territorio di Molinella:

Bella bellina, che stai su la ringhiera
con la tô mâma parlerei un'ora,
con la tô mâma parlerei un'ora,
con te, bellina, una giornata intera.

Come abbiamo già precisato, variegate forme di canto "all'improvviso" - di diversa funzionalità anche ai nostri giorni - si riscontrano in Italia centro-meridionale, in Sicilia e in Sardegna. Ne citiamo alcune, sempre con finalità esemplificative: ottava rima, stornello, battorina, gobbula.
Le ultime due forme sono tipiche della Sardegna. La fattorina è un componimento a quattro o cinque versi, in genere ottonari o endecasillabi aventi contenuti lirici, satirici o di sdegno. La gobbula è un componimento di distici in successione, molto simile alla forma precedente, ma caratterizzata da un maggior numero di versi. Proponiamo un esempio di fattorina, tratto dal famoso Canzoniere Italiano di Pier Paolo Pasolini:

Non vogliono che ti guardi
né camminando né stando fermo:
si pensano io credo
che lo sguardo t'ingravidi.
Non vogliono che ti guardi.

Non cheren chi ti m'abbàide
né andende né arressa:
abbisu meu si pèssana
chi sa mirada t'ingràidere.
Non cheren chi ti m'abbàide.

La prestigiosa tradizione dell'ottava rima (detta anche ottava cavalleresca oppure ottava a contrasto) - in essere fin dal XIV secolo e resa "eterna" dall'opera poetica di Ludovico Ariosto, Torquato Tasso e Matteo Boiardo - connota le emergenze di cultura popolare tuttora presenti, tra l'altro, in Toscana, Lazio, Abruzzo e Sicilia. La sua caratteristica è la stanza di otto versi endecasillabi a metrica ABABCCDD. Nel caso di improvvisazione tra due "contendenti", il secondo deve iniziare la sua "ottava" di risposta con un verso rimante con l'ultimo della precedente. La vivacità dell'improvvisazione viene spesso valorizzata da tematiche di attualità e, ancora, da suggerimenti e proposte del pubblico presente al contrasto. La tradizione è oggi mantenuta in essere da varie manifestazioni (incontri ad hoc, feste popolari, ricorrenze calendariali diverse ecc.) e dall'associazionismo. Relativamente a quest'ultimo, risale a pochi anni fa la costituzione della Lega Italiana di Poesia Estemporanea (L.I.P.E.), con sede a Grosseto, che pubblica un periodico ("Poesia Estemporanea") e promuove contatti e iniziative sull'ottava rima e sull'improvvisazione in generale in Italia e all'estero (Corsica, Spagna, Cuba ecc.). Il primo numero dell'anno in corso di "Poesia Estemporanea" riporta, tra l'altro, un'ottava per introdurre l'anno nuovo attraverso Lo Strologo (L'astrologo). Ne è autore Mauro Chechi, noto artista maremmano:

Sognai un televisore in fondo a un fosso
lo "Strologo", il lunario, gli astri e il fato
un vecchio cane una scodella un osso
il nonno in cima all'andito affacciato
ma un uccellino con il petto rosso
frullò accanto al mio viso addormentato
volò nel cielo e mi portò via il sonno
e non ricordo che cantava il nonno.

Ecco, invece, indirizzi di saluto in ottava rima di due poeti toscani, Lio Banchi e Niccolino Grassi nell'ordine, presenti ad un incontro di poesia estemporanea a Braccagni, nel grossetano:

Anno Novantaquattro il dieci aprile
in questa sala per la terza volta
un pubblico così tanto gentile
ascolterà di canti una raccolta.
Se grandioso non avessimo lo stile
e la sapienza non vi fosse molta
voi sappiate che il canto improvvisato
comprare 'un lo possiamo in un mercato.

Mi sento titubante e impreparato
comunque miei uditori e mi riprovo
ero malamente abituato
or devo affrontare un tempo nuovo.
Ma non rinnego il canto improvvisato,
anzi e mi ci accosto e ben mi giovo,
sopra il terreno gravo il primo piede
poi si guarderà cosa succede.

Chiudiamo questa breve carrellata documentaria con due ottave composte dal poeta aretino Nello Landi e dedicate alla memoria di Edilio Romanelli, considerato il più abile "poeta a contrasto" degli ultimi sessant'anni. Sono tratte dalla rivista "Toscana Folk" del marzo 2001:

Questo è il poeta Edilio Romanelli,
nato ad Arezzo, in terra toscana,
in maggio nacque, un mese dei più belli,
nel quattordici, data un po' lontana,
a Roma, poi si trasferì con quelli
della famiglia sua compatta e sana
facendo l'ambulante venditore
e ovunque cantò versi a tutte l'ore!

Oltre che estemporaneo cantore
anche la penna sua non lasciò ferma,
di versi validissimo scrittore
ce ne danno i suoi libri la conferma,
uomo di compagnia e di buon cuore,
questo, chi l'ebbe conosciuto afferma,
sulla piazza, in teatro o sulla via
portava il buonumore e l'armonia!

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(ISSN 1824-6648)

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Anno 1, Numero 4
June 2004

 

 

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