Per concludere, segnaliamo - e riportiamo in minima parte - quattro studi molto interessanti. Il più recente è di una ricercatrice americana, Erica Johnson, che inserisce l'analisi delle opere della Dell'Oro in una ricerca sulla funzione della casa e prende in considerazione anche gli scritti di Jean Rhys e Marguerite Duras. Significativo è lo studio della rivista Transalpina, pubblicato nel 2003, che associa l'opera di Erminia Dall'Oro a romanzieri e scrittori del XIX e XX secolo. Altri due sono, rispettivamente, firmati da Laura H. Harris (sul romanzo "L'abbandono") e da Maria Rosa Cutrufelli (in un'introduzione a una raccolta di racconti da lei curata).
Erica Johnson, "Home, maison, casa", Associated University Press,
London - "Home, Maison, Casa: La politica della casa nei lavori di
Jean Rhys, Marguerite Duras e Erminia Dell'Oro"
Il testo è centrato sull'idea
della casa, così spesso data per scontata nella teoria critica dell'esilio e il trasferimento. I romanzi di Rhys, Duras e Dell'Oro, i cui lavori
sono profondamente imbevuti da contesti coloniali della Repubblica Dominicana, Britannica, Indocina Francese e Eritrea Italiana, servono
rispettivamente come base per un'esplorazione dell'impatto materiale e psicologico dell'eredità del colonialismo sulla soggettività
femminile in relazione al senso della casa. Queste scrittrici, che furono tutte "rimpatriate" da un paese coloniale in Europa fra l'età di
sedici anni a quella di venti, si confrontano tutte con definizioni geografiche e nazionali di ciò che costituisce una "patria" e rivelano che
"casa" non corrisponde necessariamente a un posto fisico nel mondo né aderisce a categorie legali di cittadinanza. Cioè, la Rhys, Duras
e Dell'Oro non sono interessate al fatto se residenti coloniali e immigranti; possono collocare la loro "casa"
( anche nel senso di patria) nelle colonie o nella metropoli europea della quale loro sono legalmente cittadine. Esse esaminano
piuttosto spazi pubblici e privati in contesti sia coloniali che metropolitani e rivelano i modi in cui relazioni sociali e reti di legami in sé,
si definiscono come "la casa" dei loro soggetti. Attraverso la loro attenzione sia alle relazioni sociali, configurate in termini di classe,
genere e razza, sia alle dimensioni materiali dell'abitare nell'impero, Rhys, Duras e Dell'Oro presentano multipli paradigmi della casa e
esplorano fino a che punto la casa figura come oggetto del desiderio, luogo della perdita, strumento dell'imperialismo , e, più
importante ancora, un luogo dal quale scrivere. La metodologia comparativa del lavoro sostiene un'analisi di diverse costruzioni di
"home", "chez-moi", " a casa" per citare alcune parole chiave che , insieme si riferiscono all'idea della "casa" (anche patria in inglese)
e l'abitazione fisica che rappresenta la casa. Lo studio risulta in una giustapposizione critica dello spazio ideologico e psicologico di
casa con lo spazio materiale dell'abitare".
TRANSALPINA n° 6: "Le Poids des disparus". Rivista fondata dal gruppo
italiano del Centro di ricerca delle lingue romanze, pubblicata da
Presses Universitaires de Caen, sotto la direzione di Mariella Colin
"Grandi figure storiche, modelli idealizzati o parenti precocemente
scomparsi, certi assenti gravano sul destino dei viventi. L'ombra che
vela la loro esistenza si rivela allora determinante nei loro percorsi
di vita e di scrittura: E' ciò che rivelano gli studi qui riuniti,
attraverso l'esempio dell'epigrafia commemorativa o negli scritti di
alcuni poeti e romanzieri del XIX e XX secolo. Gli scrittori di fine
ottocento ispirati dalla figura di Beatrice, i poeti Carducci e
Ungaretti o ancora i romanzieri Gadda, Gianna Manzini e Erminia Dell'Oro
sono così convocati per testimoniare i legami tra il lutto e l'attività
letteraria."
Laura A. Harris, "Africa Italia, due continenti si avvicinano", Fara
Editore 1999
"Ne L'abbandono, l'unione di due razze come simbolo dell'ibridità si ritrova, per esempio, nell'abilità linguistica di Marianna,
praticamente bilingue di madrelingua zigrina e italiana. Per di più, l'abilità e l'intelligenza di Marianna, le consentono di ottenere anche
la cittadinanza italiana e dunque di sfruttare anche i mezzi legali per la ricerca di un'identità nel periodo post-coloniale [la legge italiana
infatti garantisce la cittadinanza e un cognome italiano a tutti i nati da almeno un genitore italiano anche se in Eritrea]. Il nucleo del
racconto, ovvero lo status meticcio di Marianna dentro e fuori le identità nazionali, fa passare in secondo piano i concetti di razza e
nazione basati su costrutti prettamente politici. Allo stesso modo il fulcro della storia trascura la posizione soggettiva di Sellass, una
donna completamente e unicamente eritrea. L'esperienza di Sellass come un ibrido solamente di carattere nazionale, tipico dei cittadini
di paesi soggetti alla dominazione coloniale, non può utilizzare la natura meticcia che viene in essere come elemento dell'ibridità non
solamente nazionale ma anche razziale. Così Sellass ripetendo più volte: "Ma come ha potuto? Come ha potuto?", un ritornello riferito
all'amato Carlo, mostra la mancata ibridità culturale a cui lei suo malgrado è stata soggetto. In altre parole: come ha potuto Carlo,
l'Italia, fare ciò che ha fatto, abbandonare l'Eritrea in quel modo infame, e non riconoscere che la sottomissione, dimostrata attraverso il
tipo di devozione di Sellass [l'africana] per Carlo [l'italiano], era parte essenziale dell'identità nazionale italiana. L'imperialismo, la
volontà di conquista e di supremazia su cui l'Italia si reggeva al tempo dell'unione tra Carlo e Sellass erano il fulcro dell'unità nazionale
del giovane Regno d'Italia."
Maria Rosa Cutrufelli, introduzione a "Nella città proibita", A.A.VV, edizione Net (tradotto anche in inglese: Cutrufelli Maria Rosa, In the
Forbidden City: An Anthology of Erotic Fiction by Italian Women.
Translated by Vincent J. Bertolini).
"In letteratura è proprio l'esplorazione del confine tra osceno e erotico, tra pornografia ed erotismo, la grande tentazione e la grande
sfida". Così scrive Maria Rosa Cutrufelli nella prefazione all'antologia da lei curata, Nella città proibita, un esperimento in Italia, dove non
esiste una tradizione di scrittura erotica a firma femminile. ....
Fisicità, tentazioni, carnalità, proiezioni, rimpianti, ossessioni. Da 14 penne di donne diversissime per età, soggettività e stile, prende
vita un campionario di erotismo declinato secondo coordinate quanto mai varie. L'amore lesbico trova spazio con Margherita Giacobino e
Valeria Viganò; alla piattezza delle aspirazioni delle adolescenti di periferia narrate da Rossana Campo fa da contrappunto il delirio
erotico di una novantenne ad opera di Silvana La Spina.
Già, le età e il tempo sono altri stereotipi. Si può anelare al piacere a nove anni (racconto di Maria Rosa Cutrufelli), a quindici anni
(Cinzia Tani), o negli anni della pensione (Angela Bianchini). Si può cercare il sesso diciottenne in discoteca fra musica ed ecstasy
(Claudia Salvatori) o si può essere dilaniate da una visione tragica del potere del sesso (Sandra Petrignani). Di fronte agli uomini si può
divenire vittima della loro ossessione (Erminia Dell'Oro), arroccarsi nell'arroganza (Lidia Ravera), oppure morire assassinate, come nel
racconto di Marc de' Pasquali, l'unico in cui il protagonista è maschile.
Un dato è certo: le donne non scrivono repertori di perversioni. Sono andate oltre la trasgressione, perché cosa significa oggi trasgredire?
Il libro non è solo un filtro dell'erotismo delle donne; apre una finestra a chi vuole conoscerle un po' di più e forse gli interessati non
sono così pochi, considerando che questa è l'edizione tascabile della
versione uscita sei anni fa grazie a Tropea"