Nata ad Asmara - Eritrea - dove suo nonno paterno si stabilì nel 1896. Si è trasferita in Italia a Milano da giovane mantenendo però legami profondi con il popolo eritreo di cui ha seguito le vicende.
Entra nel mondo della letteratura solo alla fine degli anni '80, ma lo fa con grande personalità. Ha scritto romanzi e firmato articoli, reportages, alcuni ambientati in Eritrea durante e dopo gli anni del colonialismo italiano. Scrive anche libri per l'infanzia e per l'adolescenza ed è impegnata nella diffusione della letteratura di migrazione.
Numerose sono le partecipazioni a convegni (Festival della letteratura di Mantova, "Gioco degli specchi" di Trento), a seminari di studio anche all'estero. È nella giuria del premio letterario Eks&Tra, dedicato agli scrittori migranti in lingua italiana. Nei volumi che raccolgono le opere segnalate in questo concorso, è possibile leggere suoi interventi sulla letteratura della migrazione.
Corsi universitari sono incentrati sui suoi testi (ad esempio: all'Università di Chieti Pescara, Elena Ricci, docente di Critica letteraria e letterature comparate ha avviato a settembre 2003 un corso "Raccontare l'Africa: voci di donna". Brani della Dell'Oro - da "Asmara addio" - verranno letti e commentati insieme a quelli di Karen Blixen, Véronique Tadjo, Bessie Head). I suoi libri sono tradotti in altre lingue, specialmente in tedesco.
Per meglio cogliere ciò che ha alimentato il suo immaginario e le sue idee su un pezzo di storia italiana, proponiamo stralci tratti da due interessanti interviste comparse diversi anni fa sul "Corriere della Sera" e su "Famiglia Cristiana".
Intervento autobiografico Erminia Dell'Oro, Famiglia Cristiana N.
38-1998
"Avevo 10 anni quando mio padre mi portò all'alba nella piccola stazione
di Asmara, e mi mise sulla littorina per mandarmi a trascorrere le
vacanze dai nonni materni, a Massaua. Fu il viaggio incantato verso il
mare. La littorina si tuffava a picco fra i baratri, spariva nei tunnel,
riemergeva fra montagne coperte di fichi d'India, abitate da scimmie
chiassose. Intorno volavano i falchi, le aquile reali. All'improvviso
il paesaggio cambiava. La littorina si lanciava fischiando in una piana
arroventata dal sole, percorsa dalle carovane dei cammelli, dai mercanti
di sale e da donne velate. Incontravamo gazzelle, nidi giganteschi su
alberi spogli, termitai che sembravano castelli degli gnomi. Mio padre
nacque e morì ad Asmara. Anche lui, come il nonno e gli italiani che
abitarono l'Eritrea fin dai primi anni della colonizzazione, era
definito "un vecchio coloniale". Arrivarono dopo, ai tempi
dell'invasione italiana dell'Abissinia, nel 1936, migliaia di altri
italiani: lavoratori, disoccupati che non avevano niente da perdere,
avventurieri in cerca di fortuna, artigiani e professionisti che si
inventarono una nuova vita nella nostra Africa. L'avventura coloniale
durò poco. Nel 1941 l'Italia perse la guerra e le colonie. Entrarono in
Eritrea, con un mandato decennale di amministrazione, gli inglesi.
Furono anni difficili. Molti italiani rimpatriarono. Quelli che rimasero
si diedero da fare perché non svanisse, anche per loro, il sogno
africano."
Intervista firmata da Serena Zoli - Corriere della sera, 2 febbraio
1989
Perché questo silenzio signora Dell'Oro, su una vicenda italiana che,
come la saga famigliare da lei raccontata, comincia alla fine
dell'Ottocento e ha coinvolto migliala di Italiani trasferitisi o nati
in Africa ed è durata più di una generazione?
«Me lo sono chiesto anch'io. La storia dell'Eritrea, anche noi che
stavamo là (io sono nata ad Asmara)-non la sapevamo. Per esempio, nel
libro racconto la tragedia del lago Ascianghi avvelenato con l'iprite
delle nostre truppe nel 1936. Ma è un episodio che ho appreso leggendo
I libri dì Angelo Del Boca. l'unico storico impegnato nel ricostruire
la nostra vicenda coloniale. Eppure la storia delle colonie è storia
d'Italia e di Italiani a tutti gli effetti. Forse la si è voluta
occultare, seppellire, insieme alla vergogna del fascismo.
A parte la storiografia e politica, non c'è però neanche una nostra
letteratura sull'argomento. E' vero. Credo che sia perché nelle colonie
Inglesi è andata gente più acculturata, più sofisticata, gente che
poteva lasciare testimonianze. Da noi andò la massa del poveracci, del
disperati. Oggi, a vari livelli, avverto un certo risveglio su quella
storia sia per la guerra in Eritrea, sia per le vicende del Tana Beles e
infine, come dicevo, per la ricerca storica di Del Boca».