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Lei non verrà.
Il sorriso, il sole
Scompariranno a loro volta.
Bisognerà ch’ io ripieghi
Le mie attese, i miei monconi
E il mio cuore abitato
Da un battito senza eguali.
Mi attende la sera
E lo scarafaggio;
Poi la Strada
Sempre troppo lunga.
I tuoi odori acquatici
E la noria mi affonda.
Riaffiorano immagini di annegamenti, quando il mare
Libera la sua vorace tenerezza di madre antropofaga.
Riaffiorano
Insistenze di linfe ribelli dentro le sbarre di pelli costringenti.
Amavo l’avventura senza via d’uscita,
Mentre già ero così ricco di tante mercanzie
Stivate alla prua dei tuoi seni.
Le mie mani setacciavano il tuo corpo,
Annodando i loro dubbi divoranti,
Stanando l’oro delle spighe.
Io sapevo, ad esempio, che l’areola profumava d’arancio amaro.
Conoscevo pressoché tutto: la deriva delle tue maree,
la cadenza del tuo respiro, la resina delle tue ascelle, il tuo odore di mare latteo,
le tue ombre protettrici nella sera,
i tuoi gesti che addolciscono
i miei angoli.
Il tuo sesso, lo chiamavo
paradisiaco.
I tuoi odori sottomarini
E la noria mi travolge
Quando riemergo tu sei là
Ad ormeggiare la vertigine,
il tuo corpo, è la terraferma.
Senza questo grido
In forma di pietra acquamarina
E il suo testardo germogliare
Senza questa collera,
i suoi slanci genesici
e il suo vomere costellante
Senza l’oltraggio
Le sue lumache perforanti
Le sue discariche insondabili
L'evocazione non sarebbe che
una cannonata di nostalgie,
una buaggine vischiosa
il paese non sarebbe
che un ricordo-concime,
un agguato teso
ai lacrimatoi.