Nota biografica | Versione lettura |
[…] La tratta non è solo un problema di sesso, di puttane e di clienti. La tratta è anzitutto un affare colossale. Un
business. È una schiavitù che rende un mucchio di soldi e questi soldi se li dividono bianchi e neri, in perfetto
accordo. Sulla pelle di noi ragazze non nasce solo la fortuna di gente come la maman (protettrice) che ho visto su
un giornale, seduta su un divano a Benin City, circondata da pile alte così di soldi.
Ci sono anche i bianchi perbene, quelli che non picchiano mai i figli o la moglie, quelli che magari la domenica
vanno in chiesa, hanno un bel cane, bravi vicini, una reputazione su cui non appare mai l’ombra di una macchia.
Sono questi che vendono i visti, che organizzano i viaggi, che ti fanno passare senza dare nell’occhio dentro agli
aereoporti. Sono i poliziotti venduti, gli avvocati delle maman, i mediatori, gli affittuari.
Un sacco di brava gente che ha fatto fortuna grazie al traffico delle Ragazze di Benin City… […]
Testo tratto dal libro Le Ragazze di Benin City - Laura Maragnani e Isoke Aikpitanyi (Melampo Editore, 2007)
La mia casa è un buco nero
scavata dalle ossa
Dei miei fratelli;
la mia anima è perduta,
la tiene maman
nella sua borsa
insieme ai miei sogni sbiaditi.
Guardo le stelle
Ma solo mentre aspetto,
ogni sera;
le guardo
e penso
al profumo dei baobab
nella terra rossa di Abuja.
Niente soldi
niente amore;
pagare prima
per favore…
Io sono dolore
nutrita dall’inganno;
batte lontano il tamburo dei ricordi,
come una danza welu,
come il lamento dell’antilope azzannata;
il suo inchino
alla terra
nella notte stellata.
Niente soldi
niente amore;
pagare prima
per favore…
Ognuno di noi è al mondo, e nel mondo incontra gli altri attraverso il proprio corpo. Partire dal corpo cercando di capirne i messaggi che invia, divenendo così un prezioso ed insostituibile mezzo per conoscere e leggere la realtà. Nella società contemporanea si parla molto di corpo al punto che si potrebbe dire che c’è un vero culto del corpo; questo corpo di cui si parla tanto non corrisponde però al corpo reale, concreto e limitato, che ognuno di noi ha. Sicuramente si tratta di un’immagine ideale del corpo verso la quale si tende…
[…]… “Riuscire a vivere senza vendere il proprio corpo e senza rinunciarvi. Senza perdersi e senza mettersi in salvo. Ritrovare una completezza, un’identità contro una civiltà maschile che l’aveva resa irraggiungibile”. (Sputiamo su Hegel. E altri scritti - Carla Lonzi - Editore et al., 1974)
LA DONNA CON IL TAILLEUR ROSSOEntra
e chiede un caffè,
La guardo
riflessa sulla parete a specchio;
Assorta
beve,
Distrattamente
una goccia di caffè
le segna il rever della giacca rossa.
Solleva la testa,
una mano
scivola tra i capelli,
Muove la bocca per dire grazie.
Come un pois,
la goccia di caffè
le disegna
un fiore all’occhiello.
Paga il conto,
Uscendo sistema la giacca rossa
ed accarezza la gonna
sui fianchi;
La perfezione è un mistero
dentro i gesti,
che passano.