El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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l'amore in el-ghibli

raffaella bianchi

“Ricordo come fossero oggi tutti quei vostri racconti di storie d’immigrazioni, carichi dipassione, che si mischiavano e si fondevano tra date e personaggi, pugni tra donne e uomini d’amare”
Sabatino Annechiarico, Hora Migratoria Cociencia Social, anno 7, no. 29.1

Questa frase non si riferise alla letteratura d’immigrazione in Italia. Annechiarico evoca storie d’amore e migrazioni raccontate in un bar in una cittadina cosmopolita del Cile. Quale invece sia l’immaginario degli scrittori migranti in Italia riferito al sentimento amoroso è il tema che questo mio contributo si prefigge di sviluppare utilizzando come campione di analisi i racconti pubblicati dalla rivista letteraria El-Ghibli nella sezione “racconti e poesie”. Questo articolo rappresenta l’elaborazione successiva della comunicazione che ho presentato al Covegno L’Ibridazione è possibile organizzato per celebrare il decennale della rivista. La scelta di analizzare la rappresentazione del fenomeno amoroso s’inscrive nel contesto del recente dibattito sulle emozioni che caratterizza gli studi culturali e, più in generale, le scienze sociali e gli studi umanistici.

La sociologia dovrebbe insegnarci che l’amore è spesso un push o pull factor del fenomeno migratorio. L’amore che ci si lascia alle spalle nel paese d’origine o al quale ci si congiunge cambiando paese, è un fattore emozionale rilevante delle scelte migratorie. Nel racconto Il punto cieco di Julio Monteiro Martins (anno 8, no. 34), il dilemma emozionale del migrante che lascia l’amata viene rappresentato in chiave post-moderna con lo sdoppiamento del protagonista Julio Cesar. Julio non emigra e rimane con l’amata, mentre Cesar sale sull’aereo dove andrà incontro a nuova vita e a nuovi affetti. L’autore segue il dipanarsi di entrambe le identità multiple di Julio Cesar, o meglio, delle loro “identità plurime”, come egli stesso le definisce.

Anche in José di Christiana de Caldas Brito, il vagheggiato amore per Maria è un push factor che spinge il protagonista a venire a cercarla in Italia. Nel vagheggiamento amoroso allucinato che precede la morte dell’innamorato, Maria diviene donna angelicata, nella migliore tradizione stilnovista appare

“con un vestito bianco e un manto celeste (...) sulla sua testa brillano dodici stelle” (anno 1, no.5).

Come se il nome dell’amata non fosse sufficiente a richiamare gli attributi angelici e salvifici di questo amore, l’autore reinforza l’immagine con questa descrizione della donna. E’ solo con il ricongiungimento con Maria che il protagonista si libera della miseria della sua condizione rappresentata dalla roulotte dove alloggia che viene “purificata” dalle fiamme. Un ricongiungimento amoroso che si realizza solo nel vagheggiamento, in quanto Maria è donna d’altri.

Qui non si assiste tanto a un’ibridazione nella trama della narrazione, ma nelle fonti letterarie di questo testo che si richiama allo Stilnovismo dove la donna amata diveniva mezzo di elevazione spirituale. Il riferimento all’amore dantesco si fa poi ancora più esplicito in L’eterno ritorno di Artur Spanjolli (anno 1, no.7). Qui l’amore di Dante Alighieri viene paragonato all’amore del protagonista che ha appena ricordato Savoranola mentre passeggia per Firenze, luogo privilegiato di nascita della lingua italiana:

“...come Dante lungo il mare, evocava queste strade, anche io lungo queste strade evoco il mare di quell’epoca, quando mi invaghii di una fanciulla dai neri occhi a mandorla! L’amore non è altro che la storia dell’eterno ritorno” Agi Berta, La storia di Natascia (anno 1, no. 7).

Oltre al richiamo esplicito alla tradizione letteraria italiana c’è in questa frase anche un forte richiamo all’esperienza migratoria. Infatti, l’amore viene accomunato al ritorno. Un tema centrale della letteratura migrante,come si evince leggendo l’ultimo saggio di Raffaele Taddeo dove modelli archetipici di viaggio ricavati dalla tradizione della letteratura antica occidentale (ellenica, romana e tropi biblici) divengono strumento di analisi e categorizzazione per la letteratura italiana della migrazione.2 Nella ricerca di fonti di una tradizione culturale alle radici dell’identità italiana da parte di scrittori migranti di nuova residenza in Italia si può leggere un’attenzione alle radici culturali del paese ospitante che si mescola con la condizione del migrante. Questa nel passaggio sopraccitato viene rappresentata dal ritorno. L’amore, qui, diviene il sentimento che fa da ponte tra i due mondi. La condizione emozionale del soggetto scrivente.

Per motivi esperienziali e per motivi letterari, sembra quindi che il sentimento amoroso sia un fattore importante per comprendere le dinamiche, i percorsi e le mappe concettuali migratorie. Tuttavia, le ricerche sui fattori che coinvolgono il processo migratorio sono spesso ancora basate su strumenti concettuali vicini a quella che viene definita “rational choice”, molto diffusa in ambito economico, ma ormai di scarsa rilevanza in ambito politico. Non stupisce, quindi, che tali ricerche abbiano evidenziato soprattutto fattori economici alla base della decisione di migrare, riducendo il migrante a puro soggetto assessuato che fugge da guerra e/o povertà.3 Questo approccio riduzionista è in netto contrasto con quell’emotional turn, vale a dire una rinnovata attenzione per le emozioni, che ha caratterizzato negli ultimi anni la ricerca nelle scienze sociali, storiche e antropologiche. Anche nel campo dei migration studies si è assistito parzialmente a questo fenomeno. Nel 2009, un numero speciale della rivista accademica Mobilities è stato dedicato all’analisi dei temi dell’amore e della sessualità migrante.4

Gli studi effettuati in questo campo evidenziano alcune tematiche di genere, in particolare nell’ambito della queer theory analizzando l’impatto della migrazione sulla trasformazione di valori e norme sociali per soggetti che si trovano svincolati dal quadro di valori della società di cui tradizionalmente facevano parte. In termini sociologici potremmo dire che riguardano i processi di socializzazione secondaria relativi al fatto amoroso e alla possibile scoperta di identità sessuali differenti durante questo processo, che viene visto come liberatorio. Invece, i racconti pubblicati su El-Ghibli non rappresentano storie LGBT. Come unica eccezione, citiamo la storia d’amore tra due novizie intitolata Il Respiro del Diavolo (anno 2, no. 1) e scritta da Ingrid Beatrice Coman. La narrazione, peraltro si svolge in un’ambientazione classica per il racconto lesbico e omosessuale, qual’è l’ambito conventuale.

I racconti pubblicati su El-Ghibli sembrano focalizzarsi sulle tematiche delle gioie e difficoltà dei processi d’ibridizzazione e integrazione in relazione al fatto amoroso. Se nel 1976 al festival del teatro di Avignone Tahar Ben Jelloun metteva in scena cronache della solitudione dei migranti africani, sottolineando le impossibilità dell’amore, i narratori di El-Ghibli non parlano tanto di solitudini, come scrive Jaclyne Augeryolle nel suo Porte Segrete,

“Da soli mai, ma in condivisione con l’Altro e gli altri, anche dietro a una porta chiusa”. (anno 9, no. 38 )

E le porte chiuse o sbattute, sembrano essere componente fondamentale del processo di ibridizzazione, dato che, per citare un racconto di Abdelmalek Smari,

“non esiste il paese del ‘rose-bonbon’” (anno, 7, no. 30).

I titoli sono spesso significativi. Per esempio, L’incontro di Ingy Mubiayi (anno 2, no. 8) parla del viaggio, presumibilmente in Africa, di una coppia per incontrare il padre di lei. L’incontro si riferisce quindi al ricongiungimento della moglie con una famiglia paterna che non conosceva, ma si riferisce anche alla comprensione della diversità e dell’appartenenza identitaria da parte del marito:

“Sono ancora l’unico bianco.... Io mi giro e mi rigiro sulla poltroncina. Non so come comportarmi. Poi mi viene in mente lei seduta sul divano di mia nonna, al paese, con la schiena rigida, la gamba che balla incessantemente, gli occhiali, che non si è tolta per tre giorni e il sorriso placido. Si girava e si rigirava. E tutti i miei parenti intorno. Chissà quanto non ha capito il dialetto. Lei sola nera in mezzo ai bianchi, sempre.” (Anno 2, no. 8)

E’ significativo in questo racconto come il viaggio verso le radici dell’Altro amoroso divenga incontro ed esperienza di comprensione. Anche ne Il pranzo pasquale di Gabriella Ghermandi (anno 3, no. 14) l’esperienza di incontro con la famiglia di origine dell’innamorata è momento fondamentale che diventa persino teatro di una cerimonia d’iniziazione a base di peperoncino. Il tutto orchestrato da nonna Berechtì, personaggio ricorrente nella narrativa della Ghermandi, che in questo racconto mette alla prova i vari fidanzati italiani della nipote con piatti estremamente piccanti.

Mentre nell’incontro che avviene con famiglie italiane, le narrazioni sembrano evidenziare le problematicità. Le descrizioni rappresentano un incontro con un Altro che disorienta, ma sono anche momenti di esperienza di discriminazione. E’ il caso di Natascia che si trova al servizio della famiglia di Marco, ragazzo con qualche problema di handicap, del quale è innamorata. Come una Carmen alla rovescia, i genitori di Marco offrono dei soldi a Natascia per diventare la compagna del figlio che sembra innamorato di lei. Natascia accetta per poter continuare a vivere il suo amore e non rifiuta i soldi per aiutare la figlia che è rimasta con la nonna. Sembra quindi che Natascia abbia raggiunto una condizione ottimale di vita. Ma la rappresentazione della donna straniera rimane negativa per questa sua nuova famiglia d’adozione. Natascia viene comunque considerata una donna a servizio e, in ultima analisi, una sgualdrina:

(1) Certo, queste donne dell’est, anche quelle che sembrano brave, un po’ puttane lo sono”. Agi Berta, La storia di Natascia (anno 8, no. 34)

La mercificazione del corpo di Natascia libera la famiglia della responsabilità sul corpo problematico del figlio. Al tempo stesso rende il “servizio” di Natascia ambiguo, ma la famiglia non coglie la contraddizione di essere all’origine della mercificazione del corpo di Natascia, scaricandone la responsabilità sulla “natura” moralmente labile delle migranti dell’est. Recentemente, la critica femminista ha posto l’accento su queste professioni di cura tipiche della società italiana post moderna, come la badante, sottolineando come la cura del corpo sia fortemente incentrata di riferimenti sessuati. Il dibattito che ne segue è tutto interno al femminismo italiano, una riflessione sull’Altro che non sembra interessata a interrogare o investigare le ragioni e le emozioni delle migranti5. Mentre questo racconto si concentra sulle emozioni di Natascia e la narrazione sottolinea come sia l’incontro con l’occidente a mettere la ragazza nelle condizioni di “corrompersi”, ma in un processo che sembra un lieto fine a metà dove l’amore puó anche svilupparsi ed essere vissuto con gioia, ma non rappresenta un veicolo d’integrazione.

L’illusione di integrarsi attraverso l’amore è anche il tema del racconto di Vesna Stanic dove Radmilla (anno 0, no. 2) che aveva smarrito il suo amore a Mostar, durante la guerra, pensa di poter sistemarsi con Giovanni il suo datore di lavoro, prendendosi cura di lui, dato che Giovanni

“era l’unico che non le si rivolgeva come una domestica.”

Amir, il protagonista de Il terrorista di Julio Monteiro Martins (anno 5, no. 22) ha una relazione extra-coniugale con una donna italiana, ma questo amore porta a conseguenze opposte all’integrazione. Elena, la sua amante racconta al marito che vede Amir per motivi politici, dato che l’uomo ha legami terroristici. La bugia che vuole essere una scusa per nascondere una tresca amorosa ha pesanti conseguenze, dato che il marito denuncia Amir. Fatima, la moglie di Amier e i suoi tre figli si ritrovano senza sostegno economico. Il fatto politico qui diviene fondamentale e il racconto testimonia l’islamofobia as a way of life, un’islamofobia del quotidiano che entra nel privato, sotto le lenzuola per trasformarsi in una porta sbarrata.

La relazione tra fatto amoroso e integrazione si fa ancora più esplicita in quei racconti che utilizzano l’ironia come strumento di espressione. In tutti i racconti, l’ibridazione sessuale e amorosa è un processo sempre a sfavore del cittadino migrante, il quale, come ci ricorda Kamal, il personaggio di Mohamed Malih, deve anche accontentarsi delle donne che nessun italiano vorrebbe come compagne:

“Tu non hai idea di quanti ne vedo che finiscono alcolizzati e dormono sotto i ponti. Hanno tutti alle spalle delle storie come quella di Mohamed. Si mettono con un’italiana e pensano di essere integrati. Invece questa li usa e quando si stufa li molla. Da un giorno all’altro dice caro Mohamed vattene da casa mia. Trovare un altro Mohamed per lei sarà un gioco da ragazzi. Uno di quei coglionissimi Mohamed convinti che il loro cazzo sia il miglior strumento per integrarsi. La verità è che questo genere di donne sono quelle che vengono scartate dagli uomini italiani. Hanno quasi tutte problemi di testa oppure sono drogate o hanno qualche difetto fisico. Sobbarcarsi questo genere di donne rientra nel genere di lavoro che gli italiani non vogliono più fare.” Stracomunitari (anno 9, no. 36).

Il tema del razzismo e dei pregiudizi razziali è affrontato con notevoli dosi di ironia e humor in due racconti di affermati scrittori, Kossi Kombla Ebri e Igiaba Scego. Il ritratto di Vito Renica, leghista meridionale (no. 3) della Scego descrive il processo identitario e i valori alla base del leghismo, riprendendo in chiave ironica il motivo di un altro romanzo, questa volta autobiografico, dell’amore ibrido, Allunaggio di un immigrato innamorato di Mihai Butcovan6. Ma è il protagonista di Del rap hip hop (l’ottavo peccato)(anno 3, no. 13) di Komla Ebria raccontare una storia di diversità nell’accettazione del corpo, della vecchiaia, che entra nel profondo della diversità tra lui, africano, e la compagna, occidentale. Lei rifiuta la decadenza del corpo e, essendo più giovane di lui, gli chiede di sottoporsi a un processo di clonazione. L’essere che esce dalla sala operatoria del prof. Dolly sembra il medesimo di tanti anni fa, ma è andato troppo lontano nel suo processo di trasformazione e ora non sente più il cuore che intona un rap-hip hop quando vede la sua Daniela. Ora lei diviene insignificante; invece l’infermiera che aveva apprezzato le sue doti, gli provoca un nuovo spasmo amoroso. Mentre molti racconti pubblicati su El-Ghibli sono ripiegati nel passato e nelle memorie d’infanzia o nei legami con il paese d’origine, Komla Ebri proietta i suoi personaggi nel futuro. La dimensione temporale è rilevante.

Il passato, nei racconti esaminati è carico di storie di amori impossibili, spesso ambientate in altri paesi. E’ il caso dell’amore per Farhad nell’oppressivo Iran raccontato in prima persona ne Il diritto di amare di Ghita (anno 2, no. 9). Un altro esempio è il mancato matrimonio combinato dalle famiglie di Chacko e Mary in Amore di Gabriella Kuruvilla (anno 3, no. 12), o l’amore diviso dalla guerra in Bosnia ne’ Il Rapimento di Bozidar Stanisic (anno 0, no. 0). A volte le storie sono regressioni in un passato carico di rimorsi dove l’allontanamento dalla famiglia d’origine è legato a tradizioni maschiliste. E’ il caso del sesso a pagamento ottenuto con i soldi della vendita della sorella a un uomo anziano, raccontato da Sunii Deepak in Le lettere non scritte (anno 4, no. 16), o ancora quello incestuoso di Vladimir Juan de la Vega per la sorella Ada nel racconto Fa caldo a Limadi Stefanie Golish (anno 6, no. 24).

In conclusione, se nelle società tradizionali il sesso e il concepimento tra membri di diverse tribù non puo’ avvenire, come viene raccontato da Shirin Ramzanali Fazel in Gabriel (anno 4, no. 19) e i matrimoni sono regolati da strutture irrigimentate, il presente appare ricco di possibilità di ibridazioni amorose, ancorché faticose, dove il migrante rimane comunque il soggetto debole della coppia. Ma la vera sfida è la paura del futuro dell’ibridazione, quella che porta Eveline e Gabriel a ritornare ad Accra per evitare che la loro figlia Emily cresca in Italia. La madre, Eveline, ben esprime questo sentimento:

“Ho paura per Emily! (...) Paura che diventi come loro!(...) Paura che quando cresce diventi come le ragazzine di questo paese.(...) Io lavoro nelle loro case, le vedo... le sento! Lo sai che non abbassano lo sguardo nemmeno quando parlano con il padre? Lo sai che rispondono ai genitori urlando, non rispettano le mamme? Lo sai che fumano per strada come i maschi? Lo sai che sull’autobus ragazzine giovanissime si baciano davanti a tutti. Lo sai che si bucano l’ombelico, si dipingono il viso e si mettono jeans strappati; hanno tutto ma non sono contente? (...) Ho paura che Emily possa vergognarsi di noi un giorno; ho paura che Emily non sarà mai accettata da loro... in fondo ha sempre la pelle nera. Ho paura d’invecchiare in questo paese, ho paura di perdere nostra figlia. Gabriel, Shirin Ramzanali Fazel (anno 4, no. 19).

L’autrice di Lontano da Mogadiscio si cimenta qui con le speranze di integrazione di una coppia che decide di riunciare a vivere in Italia, preferendo lo stile di vita del paese d’origine. Realizza questo progetto grazie a un “Gratta e Vinci”. La verosimiglianza del racconto che insiste sulla durezza delle condizioni di vita e sulla mancanza di speranza di un futuro migliore contrasta con la maniera fortuita con cui viene sciolta la trama. Un fato benigno assiste la coppia, da soli non ce l’avrebbero fatta. Il biglietto vincente diventa il deux es machina di questa storia di rifiuto d’integrazione. Ma qui siamo già in un’altra dimensione, non è più l’amore l’emozione dominante, ma la preoccupazione per il futuro e la paura.7

Come abbiamo visto, negli ultimi dieci anni, i racconti pubblicati da El-Ghibli affrontano la tematica dell’amore in relazione al processo di integrazione attraverso la citazione di tropi della tradizione letteraria italiana e attraverso la narrazione di incontri dove identità e valori giocano un ruolo determinante. In generale, il quadro rappresentato non è quello dell’impossibilità o della solitudine. I racconti sottolineano le difficoltà legate ai processi discriminatori, perlopiù legati alle diversità identitarie di quella istituzione primaria della società che è la famiglia. La mercificazione dei corpi appare in maniera delicata, quasi indiretta. Il passato viene descritto come il luogo dell’impossibilità amorosa, il presente è vissuto con un ottimismo conscio delle dinamiche della diversità, mentre il futuro genera qualche inquietudine.

1Tutti i racconti qui citati sono apparsi in numeri diversi della rivista El-Ghibli nei primi dieci anni della sua pubblicazione.
2Raffaele Taddeo, La ferita di Odisseo-il "ritorno" nella letteratura della migrazione italiana, Besa, 2010.
3Sull’importanza della sessualità nel processo migratorio vedi anche Gurvinder Kalra e Dinesh Bhugra, “Migration and Sessuality”, in International Journal of Culture and Mental Health, vol. 3, no. 2, pp. 117-125, 2010.
4Nicola Mai e Russel King, “Love, Sexuality and Migration: Mapping the Issue(s), numero speciale di Mobilities, vol. 4, no. 3, Novembre 2009.
5Molto di questo dibattito si svolge sui blog, ma non ho trovato voci migranti di badanti o interviste che interrogano lavoratori che impiegano il corpo. Sembra un dibattito fatto “sui corpi” dove la prospettiva rimane quella della donna egemonica e non di quella migrante. Vedi per esempio: Lagnasnost “Sex Workers/Badanti: la schiavitù della cura, la scelta di appagare il desiderio”, in Al di là del buco: verso la fine della guerra fredda (e pure calda) tra i sessi, worldpress blog, 4 luglio 2013, disponibile alla pagina: http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/07/04/sexworkersbadanti-la-schiavitu-della-cura-la-scelta-di-appagare-il-desiderio/
6Mihai Mircea Butcovan, Allunaggio di un immigrato innamorato. Besa, 2006.Per un’analisi di queste due narrazioni nel contesto culturale e politico italiano vedi il contributo: Raffaella Bianchi, ‘Amore & Leghismo: Perspectives of Italian Writers with Migrant Backgrounds’, PAMLA 2012 Conference, Seattle University, 19-21 ottobre 2012.
7 Per un’analisi delle economie globali affettive della paura vedi S. Ahmed “Affective Economies”, in Social Text, vol. 22, no. 2, pp.117-139, 2004.

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Anno 10, Numero 41
September 2013

 

 

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