DAVID MCLEAN: Il LINGUAGGIO “NON-POETICO” DELL’ESSERE IN FILOSOFIA
David McLean, originario del Galles, dal 1987 vive in Svezia a Helsinborg. Non ama i cani di piccola taglia, le penne per scrivere, l’ispirazione o il blocco dello scrittore e coloro che scrivono, in particolar modo poesie, con l’intento di eludere la logica alla base di quanto asserito, in una personale sfida alla filosofia. Ama i cani di grossa taglia, scrivere al computer, la musica, i film di zombie, le poesie che scaturiscono dalla riflessione filosofica. Dopo un BA in Storia al Balliol, Oxford, si concentra, infatti, con crescente e serio impegno sugli studi in tale campo e consegue un MA in filosofia presso l’Università di Stoccolma.
Gli approfondimenti filosofici in seguito alla lettura di Heidegger e Nietzsche costituiscono la colonna portante di una scrittura che si materializza, sotto forma di spunti concisi, in un bisogno di battitura impulsivo, ogni giorno per circa mezz’ora, sullo schermo di un portatile. Filtro di un progetto in essere che via via si modella, attingendo le sue risorse espressive dalla realtà, rappresentata, dunque, dagli stessi oggetti a essa legati. Strumenti che l’autore avvalora, talvolta ricorrendo a una cruda raffigurazione poetica, senza alcuna manipolazione per fini estetici, ma in quanto costituenti dell’esistenza. Un obiettivo che si attua mediante l’incisività di un linguaggio che oltrepassa la disquisizione sulla possibilità di un vero mondo sovrasensibile, rinnegando i condizionamenti della dottrina platonica e abbandona al tempo stesso modelli di pensiero precostituiti. La parola è quindi intesa come custodia di un’autenticità che conferisce dignità all’essere stesso che si orienta in un livello più profondo rispetto a quello ontico. Tuttavia, tale condizione è destinata a confrontarsi con una libertà limitata dalla morte, ovvero una possibilità permanente in cui l’essere si compie per ciò che è, nella sua vera essenza. Un tema frequente nell’immaginario di David McLean, trattato attraverso tutta una serie di contenuti che si ergono a emblema, infatti, di un progetto dell’essere in quanto tale, nella sua caducità, al fine di trascendere i movimenti storici sviluppatisi nel corso del tempo. È così che emerge il sentito piacere da parte dell’autore nel leggere anche poeti come Sylvia Plath e Georg Trakl. Nell’opera di quest’ultimo, individuando una concomitanza di intenti in relazione al pensiero filosofico heideggeriano, la rivelazione dell’essere e dei valori trova profondo e definitivo compimento nella morte. Da qui l’affermazione, da parte dello scrittore, di un nichilismo che procede nel rifiuto di precetti religiosi, dell’esistenza di un principio primo, nonché dell’autoannullamento dell’io, come risoluzione dei suoi mali; in quanto nichilismo assiologico, nega, inoltre, lo statuto dell’esistente e dei valori, cui può sopperire il possibile senso offerto dal dispiegamento del linguaggio poetico. David McLean mette così in scena una convinta dedizione ai minimi dettagli, legati soprattutto alla sfera animale, avvalendosi di un’asserzione demistificatoria del suo stesso potenziale artistico e delle modalità in cui decide di manifestarlo, se non mediante un sottile sarcasmo. Una cifra stilistica modellata sull’esempio del poeta inglese Philip Larkin, la cui opera ha rivelato un sapiente equilibrio tra un linguaggio poetico vero, ordinario, misto a un tono dall’impronta ironica e riflessiva, quasi in esitante sospensione semantica, in modo da schivare quanto di bello potesse solo emergere da oscure complicazioni espressive.
L’autore dichiara, inoltre, di non amare la sua stessa grafia, nella quale stenta a riconoscersi e che fa fatica a decifrare, per una funzionale esposizione del suo pensiero, rifuggendo al contempo da una comune conoscenza dettagliata dei sistemi informatici. Una scrittura, la sua, che dissimula grandi intenti comunicativi dietro l’efficacia di una semplice, ma, a ogni modo, intensa rappresentazione. Un’energia poetica, dissacrante e demolizzante, che si configura in una costruzione volta all’annullamento, in modo da procedere al disvelamento delle intenzioni creative più accuratamente riprodotte sulla pagina, secondo uno schema di lavoro specifico. Per tali ragioni, si rivelerebbe un interessante esercizio d’indagine, l’approfondita lettura, oltre che delle sei plaquette, anche delle tre raccolte di poesia sinora pubblicate, quali: Cadaver's Dance (Whistling Shade Press, 2008), Pushing Lemmings (Erbacce Press, 2009), e Laughing at Funerals (Epic Rites Press, 2010). A esse si aggiungerà una settima plaquette, dal titolo Shouting at Ghosts (Grey Book Press), la cui uscita è prevista entro il 2013, così come il suo primo romanzo Henrietta Remembers, è atteso per il 2014.
Una voce contorta, dunque, quella di David McLean, che attraverso nozioni di filosofia, afferma e definisce, negando e annullando.
Riferimento al Bachelor in Arts, un corso di laurea di primo livello, della durata di tre o quattro anni a seconda dei paesi in cui è vigente, che trova una corrispondenza, nell’ambito del sistema d’istruzione italiano, con la laurea triennale o laurea breve di primo livello.
Riferimento al Master in Arts, un corso di laurea di secondo livello, della durata di due anni, che trova una corrispondenza, relativamente al sistema d’istruzione vigente in Italia, con la laurea magistrale, altrimenti detta laurea di secondo ciclo.
(Angela Caputo)