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Per un infinito numero di luoghi ho girovagato
come Odisseo di Itaca o Omenuko di Mgborogwu,
persino come gli animali non marchiati di Samuel Maverick,
dirigendo verso la direzione che l’istinto ha comandato –
con la speranza imperitura di scoprire la Terra Promessa.
Varcando il Sahara l’urina è diventata acqua per saziarmi la sete.
Nel mare la tempesta ha distrutto la mia barca e quasi il mio spirito.
Tra i novanta stipati nella barca ‘Salvami-Dio’ sono sopravvissuto.
Disteso nell’acqua come i relitti galleggiando verso Lampedusa,
Madre Maria nelle vesti di una squadra di soccorso mi trasse in salvo.
Trovandomi finalmente nell’Eldorado ho fatto il segno della croce,
convinto senz’ombra di dubbio che i miei problemi fossero finiti,
non sapendo che la realtà è completamente tutta un’ altra cosa,
che come termina un problema di un certo tipo ne sboccia un altro –
ricordandomi che la mia odissea è lontana dall’essere conclusa.
Brancolando in cerca di dove posar la testa son finito in un angolo,
e velocemente ho fatto coi cartoni il letto, materasso e cuscino.
Ma non avevo ancora chiuso gli occhi che arrivarono gli spazzini
a cacciarmi via senza pietà e maledicendomi per il lavoro extra.
Battendo tutta l’area di nuovo una baracca deserta mi ha salvato.
Con la sistemazione risolta ho cominciato a cercare un lavoro.
Seguendo gli avvisi per lavori umili ho girato dozzine di posti,
ma in tutti i casi mi è stato detto: ‘Spiacenti, siamo al completo.’
Collegando le cose l’una all’altra ho capito che la città non è per me,
a meno che non cambi il naso, il colore della pelle o la trama di capelli.
L’annuncio, ‘I lavori che i cittadini non fanno’, mi ha subito attirato,
ponendo fianco a fianco la fattoria e la fonderia per la mia scelta,
escludendo le opzioni che fanno della mia presenza un imbarazzo.
Senza ponderare troppo ho preso la strada della fonderia per i soldi,
poco importa se ne verrò bruciato e quindi più nero-e-conciato.