El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Nota biografica | Versione lettura |

del fatalismo in america o quando i bambini cadono vittime del 2° emendamento…

abdelmalek smari

“Dovunque tu vada,
parla di tuo fratello
che vive in inferno.”
Pablo Neruda

Una parola in cerca di un senso compiuto
Che cos’è il fatalismo? È un atteggiamento mentale primitivo di ordine magico (Sartre), al limite dell’istintivo, che serviva una volta a proteggere singole entità psicologiche o interi gruppi e popoli (primitivi anch’essi, al limite dell’istintivo) per superare i propri limiti e le inadeguatezze adattative di fronte a delle forze ostili cosmiche o forze inesorabili e spietate delle circostanze dell’esistenza e della natura, cioè del destino.
Un atteggiamento di ordine magico in quanto ci fa credere che mettendoci supini, pronti a subire i dettami delle leggi del destino, saremmo in grado di suscitare pietà o misericordia. Ed è già fatalismo.
Ora sappiamo che cos’è in realtà il lessema “destino”: è solo la traduzione del controllo inibitorio che il più forte esercita sul più debole al fine di dominarlo e di sfruttarlo.
Si tratta di fatalismo, in altre parole, anche quando ci troviamo, senza averne le forze necessarie, costretti a fronteggiare delle forze ostili alla nostra volontà storica ed esistenziale o, quando ci convinciamo che essi avranno inevitabilmente ragione del nostro combattimento, indipendentemente dal fatto che la nostra sconfitta sia immaginaria o effettiva;
e quando queste forze ostili e sorde ci costringono a gettare la spugna a volte senza nemmeno arrivare a formulare l’intento di combattere;
e quando ci obbligheranno a rassegnarci e a preferire la morte indegna, nell’inazione e nel torpore, a una vita nel movimento e nella vivacità, riducendoci a dire, ad esempio: “Questo è il fato!”
Ma tutto questo non è ancora fatalismo vero, il fatalismo patologico, quello definitivo, completo; no.
Perché un tale atteggiamento mentale diventi davvero fatalista, occorre che la nostra rassegnazione duri nel tempo in modo sostenibile, diventi sistemica e perseveri nella nostra inibizione, paralizzandoci nel nostro modo di essere, di percepire, di volere e di agire.
Le definizioni servono a delimitare, a distinguere e quindi a etichettare.
Spesso servono, agli etichettatori soprattutto, per stigmatizzare una persona o un gruppo di persone da escludere dal regno degli esseri umani, dando così alle loro piccole proprie anime l’illusione di erigersi allo stato dei superuomini o dèi!
Fino ad ora spesse volte sono state date definizioni piuttosto superficiali della parola o della categoria “fatalismo”, definizioni che hanno insistito troppo sulle apparenze culturali e sulle caratteristiche fisiche del gruppo o dell’individuo chiamati fatalisti, come i cosiddetti orientali. Nel caso di questi presunti orientali - fatalisti per natura e per vocazione! – il fatto d’indossare un turbante o un velo è in sé segno di fatalismo,
essere sporco o lento è fatalismo,
avere il viso pieno di mosche o avere una ferita aperta è fatalismo,
essere ignoranti o avere donne e bambini numerosi e rispettosi è fatalismo,
avere per religione l’islam, l’induismo o l’animismo è fatalismo,
essere di colore scuro, rosso, giallo o nero è fatalismo,
parlare arabo è fatalismo,
essere in armonia con i propri governanti è fatalismo ...
e la lista è lunga, molto lunga!
Per essere rispettata, una definizione deve prendere in considerazione non l’ombra – che può essere fuorviante - ma l’oggetto, la materia stessa di cui è costituito il concetto da definire.
L’essenza del fatalismo non può essere che questa capitolazione – sia d’originale culturale o ideologica e mercantile - che un dato individuo o un gruppo adotta per affrontare le difficoltà della vita che ai loro occhi - accecati dalla storia o dalla propaganda mistificatrice - sembrano insormontabili allorché per vincerle ci vogliono giusto un minimo di volontà lucida, qualche sforzo e la determinazione a combattere.
Se applichiamo questa definizione per giudicare tutti i popoli e tutte le nazioni della terra, scopriremo che:
- L’identikit della persona fatalista cambierà anch’esso di natura: da nero, scheletrico, sporco, vinto, ignorante, malato con la faccia piena di mosche, ecc ... il fatalista diventerà anche una faccia bianca, delle spalle larghe, un sorriso a denti pieni, un corpo sano e una mente santa, pulito e ben vestito, forte, intelligente insomma un verosimile WASP (White Anglo-Saxon Protestant).
- La geografia stessa dei fatalisti cambia anch’essa per andare a diffondere le sue ombre tristi su nazioni che si erano credute finora lontane anni luce ed incomparabili con le nazioni dette orientali.
Così troveremo fra queste nazioni incomparabili la più grande in assoluto di tutte le nazioni del pianeta e della storia: gli Stati Uniti.
Questa grande nazione è rimasta paralizzata per due secoli e qualche decennio, con uno stoicismo tale, con una rassegnazione tale, insomma un vero e proprio fatalismo, a subire le doglie assurde provocate da una misura che il tempo ha reso obsoleta, ma i cui massacri si contano a migliaia l’anno e che continuano a crescere sempre di più.
Questa misura - il diritto costituzionale che consente ai cittadini degli Stati Uniti di portare le armi, in altre parole la giustizia “fai-da-te” - è sopravvissuta alle condizioni che l’avevano generata e giustificata. Tali condizioni, si sa, non esistono più dalla fine del selvaggio West.
Una misura obsoleta e letale nel senso proprio della parola, eretta purtroppo a diritto fondamentale inviolabile della loro costituzione, eretta ad un imperativo morale.

Impotenza di un’iper-potenza o semplice strategia del terrore?
Non vi è dubbio che la violenza è per gli Stati, e a maggior ragione per gli imperi, una dimensione fondamentale. È con la violenza, come fosse un polmone, che queste istituzioni legittimamente violente ispirano l’aria essenziale per la loro vita e buttano via scorie tossiche e letali. “Mors vestra, vita mea” direbbero i forti Imperi e Stati ai deboli e ai dominati individui o popoli vinti. Per manifestare la sua solidarietà con le vittime della sparatoria del Connecticut, il vice presidente dell’iperpotente lobby a favore dell’armamento dei civili, la NRA (National Rifle Association), ha fatto mostra, in una conferenza stampa, di un ragionamento completamente illogico e fatalista, ma molto interessato naturalmente.
Egli chiede: “Perché le armi che proteggono il presidente Obama o i poliziotti vengono considerate moralmente buone mentre quelle (armi e guardie di sicurezza) che dovrebbero proteggere gli studenti e il personale scolastico sono considerate cattive?”
Questo sofista si riferisce qui alla legge che vieta il porto delle armi nelle scuole stabilita dal presidente Clinton.
E il vice campione dei produttori e commercianti delle armi continua fingendo d’essere sorpreso: “La parola arma non deve essere una parolaccia. Quando effettuate il numero xxx e un agente - che sa maneggiare le armi e che si trova giustamente là per garantire la vostra sicurezza - arriva per difendere la vostra scuola, queste armi non sono cattive, ed è così anche il N.R.A.”
Morale? le armi hanno l’unico scopo di proteggere la vita e i beni dei cittadini. Le armi sono buone in quanto eliminano i cattivi!
Perché un tale messaggio passi senza stridere, occorre omettere di dire che anche gli assassini, se hanno a disposizione armi, munizioni e “selvaggina”, possono utilizzare queste armi.
L’affermazione del Numero 2 della N.R.A. mette il velo su una parte di tutta la verità: se è vero che le armi eliminano gli assassini, è altrettanto vero che queste stesse armi sono in grado di eliminare i cittadini innocenti. Ed è purtroppo questo che accade spesso negli Stati Uniti. Si tratta di una bufala per l’omissione di una parte del discorso.
Ecco come ci viene presentata la tragedia recente della scuola di Newtown e quelle passate e come vengono discusse e giustificate o, più precisamente, come viene percepita l’apatia degli americani di fronte ai massacri dei cittadini americani “DOC” e non solo loro, vedi il massacro dei Sikh scambiati per musulmani.
Per coloro che non confondono crimine e auto-difesa con la libertà di espressione, tali argomenti possono sedurre le persone interessate o ingannate, ma non riescono mai a convincere un’intera nazione, specie se considerata come la capitale del mondo, nazione in cui confluiscono enormi flussi di correnti d’idee, di culture e di interessi da tutti gli angoli della terra e che influenzano tutti gli strati della società fino ai venditori di sigarette.
Tuttavia, se tali argomenti possono essere buoni a qualcosa, questo qualcosa saranno per eccellenza i laboratori dei dipartimenti di guerra e gli studi del cinema e la televisione che cantano la ninnananna del popolo libero e felix.
Il problema per il paese dello zio Sam e gli altri poteri predatori è che essi sono sempre in guerra! Quindi, se questi Stati vogliono garantire l’abbondanza di selvaggina e la sua perennità, conviene fornire alle loro nazioni cacciatori veri in grado di rispondere “Presente!” in qualsiasi momento giunga loro l’appello alla caccia.
“occorre” che l’istinto predatore di questi cacciatori non dorma mai;
“occorre” che ci siano continuamente delle scene e dei discorsi di violenza - o aggressione per induzione tramite i videogiochi violenti e la tv - che permettano ai cacciatori di apprendere bene il senso di predazione, di affinarlo e di esercitarlo;
“occorre” che questo tipo d’istinto diventi il senso stesso della vita dei cittadini;
“occorre” che diventi costituzionale, sacro ed intoccabile.
Quindi è inimmaginabile per questo stesso paese che qualcuno osi criminalizzare quella situazione davvero patogena e responsabile di tanti massacri.
No! La terra dello zio Sam e i suoi presunti amici e alleati preferiscono arrampicarsi sul vetro e cercare di giustificare l’ingiustificabile!
Quindi, se si vuole veramente garantire la selvaggina in tutti i momenti della sua vita, occorre che l’impero faccia di ogni suo cittadino un cacciatore in potenza che deve servire ed essere pronto ad agire, a cacciare.
E queste violenze singolari, sporadiche o dovute ad alcuni folli o a qualche fanatico religioso possono in qualche modo giovare alla sopravvivenza dello Stato e a fortiori dell’impero.
Questa violenza strategica, anche se è un tabù, dopo gli anni rossi detti “di piombo” in Italia negli anni ’70, è diventata un segreto di Pulcinella.
Questa violenza ha un nome ed è la cultura o strategia del terrore e i sofisti trafficanti di armi e di terrore vi trovano il loro tornaconto.
E costituendosi in potenti lobby difendono con ancora maggiore efficacia questa cultura del terrore in barba allo Stato che, teoricamente, dovrebbe essere in grado di zittire qualsiasi lobby, ma non lo fa nel caso delle armi. Lo Stato non lo fa non perché non ne ha i mezzi o perché ha paura di essere considerato antidemocratico, no.
Non lo fa per la semplice ragione, strategica, che è necessaria la violenza e che i cittadini siano pronti alle guerre che possono suonare in qualsiasi momento qui o altrove, oggi o domani, contro X o Y, per un Sì o un No, in tutti gli angoli del pianeta, nello spazio, nelle profondità dei mari e degli oceani, nella giungla , sulle cime delle montagne, nelle città e in qualsiasi campagna!
E a questo punto non si sa davvero chi, fra la selvaggina e i bracconieri, importa di più: “Finché c’è selvaggina, ci saranno sempre cacciatori” o “Finché ci sono cacciatori, ci sarà sempre selvaggina.”

La storia dei due marò
Il governo italiano ha fatto tutto il suo possibile per rimpatriare, affinché potessero festeggiare il Natale con le loro famiglie, due suoi marinai tenuti prigionieri in India accusati d’aver ucciso due cittadini indiani.
Alla fine il governo italiano ebbe ragione a scapito delle resistenze indiane dovute alla sovranità e all’onore nazionali! Sovranità e onore che sono completamente cancellati di fronte alla sovranità e all’onore del governo italiano.
Le persone uccise sono considerate come dei pescatori da parte del governo indiano, mentre sarebbero dei pirati somali secondo la versione ufficiale del governo italiano, che appunto cerca di difendere i suoi soldati.
Perché, checché si dica dell’India - che sarebbe diventata una potenza demografica, economica, democratica, nucleare, elettronica e spaziale, insomma una potenza moderna tout court - il caso dei due marò l’ha rivelata di un peso di piuma contro il peso di piombo che pesa ancora la piccola, geograficamente, e per di più vecchia, demograficamente, Italia.
Ma a parte la considerazione su quel grande bluff che ci presenta i popoli del terzo mondo, ancora alle prese con il sottosviluppo, l’anarchia, la burocrazia, l’impotenza..., come delle vere e proprie minacce per le potenze classiche nello stesso campo delle loro specialità di predatrici assolute… c’è un’altra lezione da apprendere dalla storia dei marò: questi due marinai - che avevano il dito pronto a premere il grilletto per uccidere davanti ad una persona non appartenente alla loro “etnia occidentale” – avrebbero indossato l’abito dell’intelligenza se avessero dovuto neutralizzare qualsiasi “pirata” appartenente ad una delle loro tribù occidentali.
Sappiamo che il valore della vita differisce da una sfera all’altra: essa è sacra se è occidentale e non conta quasi nulla se appartenente ad un cittadino di un paese del terzo mondo.
La facilità con cui i due marò uccisero i due cittadini indiani e il modo in cui il loro paese li difende dimostra come le potenze, vere e concrete queste, hanno forgiato un forte ma infernale dispositivo ideologico e concettuale per giustificare o meglio banalizzare la violenza.
Ieri è stato l’ebreo, cospiratore e sterminabile secondo l’ottica deformante dei nazisti, fascisti e altri collaborazionisti;
ieri è stato ancora il comunista mangia-bambini da abbattere grazie all’alleanza infernale tra i due templi - Vaticano e Sceiccherie del Golfo - con l’aiuto e per conto del Capitale e quegli stessi fascisti e nazisti riciclati in democratici di facciata e filantropi (la distruzione dell’ex URSS);
oggi è il turno del musulmano che questi nazisti e fascisti dipingono prima da terrorista o pirata irrecuperabile, così dopo avranno una ragione per dargli la caccia o farlo fuori in tutta pace di coscienza.
Quelli che agiscono in tal modo dimenticano che, con la globalizzazione, siamo veramente democratici quando lo siamo sia internamente alla nostra tribù che esternamente con gli altri popoli del mondo.
Il governo italiano reclama l’innocenza dei suoi marò non perché non abbiano ucciso o l’abbiano fatto per errore, ma perché hanno ucciso due persone “massacrabili”, come si schiacciano due scarafaggi o due pidocchi! E il colmo è che un paese del terzo mondo ha osato chiedere a due cittadini occidentali di rendere conto di un loro crimine!
Rendere conto ad un paese del terzo mondo, le vere potenze, proprio esse, detentrici dei titoli di predatrici storiche… ma che idea e che pretesa! ma siamo al cinema!?
Pertanto “non condannabili”, i due marò dovrebbero essere liberi per altri motivi, strategici questi: i guerrieri - e tutti i civili lo sono se sono complici attivi, passivi, per ignoranza o per indifferenza - non dovranno mai disapprendere la cultura di uccidere a piacimento gli indesiderati dannati della terra ovunque si trovino che ostacolano la forza vitale delle nazioni forti, le uniche che meriterebbero la vita.
Questi guerrieri in potenza non devono per nulla al mondo perdere la disponibilità o l’uso di uccidere: sono fatti e coltivati per uccidere.
Bisogna quindi mantenere viva questa cultura di violenza tra i cittadini e fare di ogni individuo un guerriero in potenza e, se possibile, un gladiatore ove:
gli strateghi pianificano, indicano e definiscono gli obiettivi e sponsorizzano le operazioni;
gli esecutori (mercenari, collaboratori e soldati regolari) le realizzano;
le società civili benedicono;
l’opinione pubblica applaude;
le O.N.G. si fanno infermiere! Ah, queste “Caritas urget!” che si fanno trovare inevitabilmente come iene nelle scene putride per preparare i massacri e poi versare lacrime di coccodrillo e ciò con la benedizione e l’avallo dei servizi segreti e dei governi predatori...
Queste O.N.G. sono lì - dicono a coloro che credono nei loro discorsi - per fare le infermiere e giustamente per ammassare le macerie dei corpi umani triturati e i bambini “miracolosamente” salvati - grazie a queste brave O.N.G., anche se avevano distrutto loro il tetto e la famiglia - ed iniettati poi nei mercati fiorenti di traffico di organi umani e della tratta dei bambini nelle capitali dell’Illuminismo e della civiltà, vedi Associazione Zoe e i bambini del Ciad tra altri esempi di filantropia da coccodrillo.
Queste O.N.G. sono dunque lì dove vige il disordine e dove la pesca dei bottini non può ch’essere miracolosa.
E pazienza se a volte capita che uno di quei guerrieri o gladiatori in potenza giri il fucile e faccia esplodere la propria testa (Hemingway?) o quella di un suo connazionale, come dimostra l’America follemente innamorata delle armi e del sangue che scorre... è anche per questo tipo di considerazioni che le armi devono continuare a circolare e gli assassini devono continuare a seviziare ma devono in qualche modo essere considerati innocenti o perlomeno “compresi”...

Se la violenza garantisce la sicurezza, la violenza regnerà
I sofisti venditori di armi e i pro gun in generale svolgono quindi il loro ruolo cercando di farci ingoiare l’idea, naturalmente falsa, che l’uomo è solo coscienza, o più precisamente, che il cittadino americano è così civilizzato, libero e responsabile, che sarebbe assurdo e contro-producente interferire nella sua vita privata e disturbarne la coscienza con restrizioni liberticide - come i presunti imperativi morali o le presunte leggi dello Stato per fargli cambiare delle idee, seppur sbagliate, o dei comportamenti, seppur pericolosi!
Sarebbe come commettere nei suoi confronti una grande ingiustizia, un crimine di lesa maestà! I sostenitori di questa ideologia criminale dimenticano che l’uomo, come ha detto Gramsci, “non può essere che una formazione ottenuta con la coercizione…” cioè attraverso l’istruzione alla cittadinanza e il rispetto per gli altri e per le regole della società.
E, da questo punto di vista, è significativa la nuova abitudine degli italiani di fumare alle finestre, che faccia caldo o freddo, che piova o nevichi: dopo il divieto di fumare nei luoghi pubblici, l’atto stesso di fumare è stato interiorizzato e elevato ad una sorta di imperativo morale di non fumare negli ambienti chiusi in generale, anche a casa propria.
Quando le leggi sono giuste e buone per il bene di tutta la comunità esse sono accettate e osservate senza ipocrisia e senza trasgressione e si trasformano man mano dalla loro osservanza “forzata” in costumi e regole morali condivise e accettate da tutti i cittadini.
Così il signore o la signora che fumano ai loro balconi ci dicono con il loro atteggiamento che la legge ha avuto un effetto sulla cultura e questa a sua volta ha avuto un effetto sulle coscienze individuali dei cittadini.
Questi cittadini civili ci dicono anche che la coscienza è effetto dei costumi e della cultura regnante prima d’essere un effetto esclusivamente individuale.
In ogni caso consentire alle armi e alla morte quindi una tale libertà di circolare fra la gente con il falso alibi di rispettare un precetto (il II emendamento della costituzione americana) che non ha più voce in capitolo vale a dire, per parafrasare un politico siriano, se la violenza garantisce la sicurezza, la violenza regnerà. Dal momento che il nuovo film di Spielberg “Lincoln” è uscito in questi giorni, si può ritornare alla vita di questo personaggio illustre della storia americana ed interrogarla per trarne degli insegnamenti e seguire i suoi ideali e la sua determinazione nella sua lotta fino alla vittoria totale a rischio della vita.
Ma occorre un altro Lincoln perché gli americani recalcitranti misurino finalmente oggettivamente e onestamente il pericolo della loro stupidità?
Queste iene, questi seminatori di morte e di disastri, dimenticano che l’uomo è di dimensione psicologica e sociale.
La coscienza personale è importante, naturalmente, dal momento che tanti mali non si compiono, anche in assenza delle leggi della polis.
Ma molte altre azioni che la morale del paese o del tempo considerano come riprovevoli, le faremmo volentieri nonostante la nostra impeccabile coscienza, non appena la legge o la censura esterna chiudono un occhio.
Per controllare le sue innate tendenze alla violenza aggressiva l’uomo ha quindi bisogno sia delle proprie forze che di quelle degli altri, della comunità in cui vive, delegando una parte dei suoi poteri a ciò che chiamiamo lo Stato, con le sue leggi e i suoi strumenti di coercizione.
Rispettare la propria coscienza è una cosa buona e obbedire alla legge è altrettanto un bene, ma naturalmente le due cose si devono completare a vicenda.
Spesso la coscienza consente ciò che la legge - la risultante codificata e coercitiva di tutte le coscienze singole del gruppo - vieta e viceversa. Dove la coscienza non arriva, la legge corre in suo soccorso ma anche l’opposto è vero e indispensabile.
E che cos’è la legge se non la coscienza della comunità? E che cos’è la coscienza personale se non una legge personale che l’individuo stesso promulga e applica a se stesso?
Legge e coscienza sono quindi complementari, poiché l’esistenza dell’uomo non è soltanto individuale, ma è anche fondamentalmente collettiva.
Lasciare libere le armi, contando sulla sola presunta infallibilità della coscienza è come riempire di veleno una siringa.
E poi a cosa serve una pistola che non dovrebbe sparare, visto che la coscienza dei cittadini è data per libera ed integra e quindi rispettosa degli altri?!
Ma i sofisti sanguisughe si accomodano perfettamente su tali contraddizioni finché il branco, chiamato anche opinione pubblica, continua a dormire sonni tranquilli non vedendo che nella libera circolazione delle armi c’è in realtà una libera circolazione di morte e di carneficine.
Mentre spesso invece basta un piccola ebbrezza d’orgoglio o d’onnipotenza, di timore o di sospetto, di rabbia o di presunta legittimità di auto-difesa, di vino o di hashish, d’ipnosi per dottrine o per sostanze… perché l’istinto predatore dell’uomo riprenda tutti i suoi diritti e chieda la sua parte di sangue e di crudeltà...e perché questo istinto formidabile riaffiori e venga attualizzato, praticato, esercitato. È come se esso esigesse da noi di mantenerlo in vita solo perché a sua volta ci mantenga in vita! Curiosa è la logica dell’anarchia!

La mosca di Binet, la farfalla Schopenhauer: Un processo agli istinti?
Gli istinti di per sé non sono cattivi: al contrario, possiamo dire che sono ciò che l’uomo – e non solo l’uomo – ha di più vitale, quindi di più bello, più buono e più sublime. Questi istinti, gli esseri viventi li portano dentro e devono loro la vita e la sopravvivenza.
Solo che all’infuori dell’educazione, che dovrebbe indicare loro la strada per raggiungere il loro “oggetto d’amore”, in senso psicoanalitico, sui generis, gli istinti perdono la loro strada ed agiscono alla cieca.
In ogni caso, civile o barbaro, l’uomo senza educazione è sempre un barbaro in potenza. Deve quindi fare, così come la città in cui vive e si evolve, sforzi e sacrifici continui non tanto per eliminare questa barbarie, estirpandola o esteriorizzandola per purificarsene che sarebbe come versare olio sul fuoco e sarebbe un massacro, ma per cercare di incanalarla, sublimandola attraverso l’arte e la scienza o ritualizzandola con la religione o la meditazione.
Il massacro degli istinti legittimi, tanto calunniati e ingiustamente messi all’indice, si osserva però con più chiarezza nella vita dell’uomo il cui ambiente si è profondamente rivoluzionato ed allontanato dalla natura rispetto alle altre forme di vita che esse continuano ad avere il loro orientamento e il senso della loro vita.
La famosa mosca chiamata “stupida” da Alfred Binet e la farfalla di Schopenhauer sono anche loro vittime di questa perversione dell’ambiente/istinto ad opera dell’uomo, lo stesso che non ha cessato di cambiare e pervertire il suo ambiente dopo la scoperta del fuoco.
Infatti questi insetti, e altri animali ancora, che hanno mantenuto intatto il loro istinto, vedono solo spazi senza ostacoli che li condurrebbero verso la luce e la libertà laddove c’è in realtà un fuoco ardente per la farfalla e il vetro di una finestra per la mosca.
Ma l’uomo è di gran lunga più accecato della mosca e della farfalla. Perché non solo egli si comporta come loro quando continua ad ignorare la sua condizione di cieco, ma crede e vuole farci credere che è lucido e limpido come la ragione matematica, mentre dovrebbe essere più ragionevole e riconoscere che solo un lavoro educativo focalizzato e centrato sui campi di azioni dei suoi istinti potrà salvare la vita e la dignità a se stesso come alla mosca e alla farfalla tra le altre creature.
Tale esigenza può anche trovare soddisfazione altrove: la cultura umana è ricca di questo tipo di ritualizzazioni atte a contrastare gli effetti devastanti di alcuni istinti predatori, come la tendenza a sbranare per riempire il proprio ventre, soddisfare il sesso, proteggersi e proteggere la prole e il gruppo e, infine, dominare l’ambiente e anche i propri simili.
Se gli Stati Uniti, la grande nazione per eccellenza, sono fatalisti, ciò può significare che il resto delle nazioni del mondo dovrebbe esserlo a maggior ragione: a ciascuno la sua parte di sconfitte e di capitolazioni di fronte a un simile scandalo.
Nel momento in cui scrivevo queste parole, due massacri nuovi hanno di nuovo scosso l’America e tutte le nazioni del mondo.
Smettiamola quindi di tacciare da fatalisti innati solo i cosiddetti orientali risparmiando da un tale anatema i WASP e i loro cloni occidentali, questi presunti dèi che non conoscerebbero il fallimento e non saprebbero ciò che la parola “vulnerabili” può significare.

Silenzio, bambini stiamo per massacrarvi in serie!
Gli americani, abbiamo detto, sono fatalisti, ma il fatalismo è un mostro bipede. Si tiene in piedi a sinistra sulle masse alienate e alienabili, ivi compresi gli intellettuali, e a destra sulle forze interessate opportuniste.
Con l’industria e la cultura dell’“induzione alla violenza” attraverso i canali di Hollywood, i mass media e alcuni intellettuali, criminali perché complici, puntano con la loro propaganda sui più giovani la cui coscienza è ancora in formazione.
Fatalisti? Sì, gli americani lo sono e come! Altrimenti come è possibile che non reagiscano in modo adeguato ed efficace di fronte ad un verosimile olocausto che i presunti pazzi continuano a perpetrare regolarmente contro i loro concittadini?
Passino ancora i raid e i massacri effettuati in modo sistematico dal loro governo e i suoi alleati contro i dannati della terra provenienti dall’Afghanistan, l’Iraq, lo Yemen, la Siria e, infine da ieri il Mali… ma consentire tali massacri nel proprio territorio, contro i propri cittadini, con la motivazione di rispettare il II emendamento ciò non può essere dettato che dal fatalismo.
E il fatalismo, nel caso di un paese come gli Stati Uniti, è di gran lunga più grave di quanto non lo sia nei paesi sottosviluppati, dato che le capacità tecnologiche, culturali ed organizzative dell’impero del momento sono incomparabili con i deserti tecnologici, culturali e morali dei dannati della terra.
“Gli Stati Uniti d’America: una serie di omicidi che hanno alimentato il dibattito sulle armi” è il titolo del quotidiano le Monde.fr dicembre 2012 che prende in esame una serie allucinante di omicidi. Li elenco, partendo dai più recenti, cioè dal 2007 con un’escalation tragica e terribile avvicinandoci al tempo attuale:
16 aprile 2007 Uno studente di 23 anni proveniente dalla Corea, Seung-Hui Cho, uccide 32 persone, tra cui 27 studenti prima di suicidarsi…;
24 dicembre 2008 Un uomo vestito da Babbo Natale spara su delle persone alla vigilia di Natale a Covina, un sobborgo di Los Angeles, uccidendo nove persone, e si suicida;
10 marzo 2009 Dopo aver stabilito una “lista di persone da abbattere” Michael McLendon, 28 anni, uccide dieci persone, tra cui la madre e lo zio in tre città dell’Alabama prima di puntare la pistola contro se stesso.
3 Aprile 2009 Un immigrato dal Vietnam, Jiverly Wong, 41 anni, spara in un centro per immigrati a Binghamton (New York), uccidendo tredici persone;
5 Novembre 2009 Uno psichiatra militare di origine palestinese, il maggiore Nidal Malik Hasan, innesca una sparatoria nella base militare di Fort Hood in Texas, uccidendo tredici persone;
8 gennaio 2011 Jared Lee Loughner spara a distanza ravvicinata e ferisce gravemente l’eletto democratico Gabrielle Giffords, davanti a un supermercato a Tucson (Arizona): sei morti e diciannove feriti. Questa sparatoria differisce dalle precedenti per il suo carattere apertamente politico…;
12 ottobre 2011 Nella località balneare di Seal Beach (California) un uomo, in conflitto con la sua ex moglie per la custodia del loro bambino, spara nel salone dove lei lavora. Il bilancio è di otto persone morte, tra cui la sua ex moglie;
2 aprile 2012 Un coreano di 43 anni uccide sette persone e ne ferisce tre all’università religiosa d’Oikos (California);
20 luglio 2012 James Holmes, 24 anni, spara in una sala cinematographica ad Aurora (Colorado), uccidendo dodici persone e ferendone 58;
5 Agosto 2012 Un uomo armato legato a un movimento neo-nazista attacca dei fedeli in un tempio sikh a Oak Creek, Wisconsin, uccidendo almeno sei persone prima di essere ucciso;
21 Ottobre 2012. Tre persone sono morte e altre quattro sono state ferite quando un uomo ha aperto il fuoco in un salone di bellezza nella periferia di Milwaukee.
14 dicembre 2012 Una sparatoria ha ucciso 27 persone, tra cui 18 bambini, in Connecticut;

Anche l’impero dello Zio Sam può avere il suo regime e i suoi dissidenti del regime!
Non meno di centocinquantatre (153) persone sono state abbattute freddamente negli ultimi cinque anni sul territorio della grande nazione dei diritti umani, quella stessa nazione che è pronta a punire intere nazioni se osano toccare un capello di uno dei loro cittadini!
E non importa molto all’iper-potenza giustiziera, malata di “caritas urget” ma molto attenta agli interessi dei suoi potentati locali, se quello che considera come gravi violazioni dei diritti umani nei paesi del terzo mondo spesso non sono altro che misure legittime con cui questi paesi combattono la delinquenza e la criminalità a casa loro.
Centocinquantatre (153) persone vengono uccise come dei cani rabbiosi!
Il motivo? Una strana follia che, a quanto pare, riguarda solo gli Stati Uniti, se si esclude l’uccisione dell’8 gennaio 2011, che rientra più nella sfera della politica.
Eh sì, anche l’impero dello zio Sam ha il proprio regime e i dissidenti di questo regime sono simili in questo agli stati che lui stesso ha chiamato “canaglia”.
Questi assassini agiscono, come la mafia in Italia, per delle ragioni politiche ma i poteri dominanti non vogliono riconoscere questa spaccatura mortale per lo Stato.
Nel caso della mafia si preferisce arrampicarsi sugli specchi piuttosto che riconoscerle anche una qualche motivazione politica! Solo pochi iniziati hanno capito che ci sarebbe stato nella sua natura un po’ di politica, “secessionista” certo, ma politica in ogni caso, perché dimostrerebbe la tendenza del Sud ad affrancarsi dal Nord, considerato dai meridionali come un vero colonizzatore. “Al mare i continentali!” gridava lo stesso Gramsci prima di scegliere l’unità.
Ma gli “anti-secessionisti” fanno passare anche questa tendenza politicizzata per sola criminalità organizzata. Da qui questa situazione di stallo in cui si trova l’Italia da ormai qualche secolo. Da qui la tendenza a caratterizzare come scandaloso ed inaccettabile qualsiasi tentativo di trattativa tra lo Stato e la mafia, sigillandolo col segreto di Stato.
Lo scrittore Carlo Cassola nel suo romanzo “Monte Mario”, fa dire a due dei suoi personaggi: “Papà era siciliano solo per parte di madre.”
“Ma aveva preso tutto da lei. Aveva lo stesso carattere insinuante... faceva un favore a quello, un favore a quell’altro... è in questo modo che è andato avanti nella carriera. Io glielo dicevo, hai la mentalità mafiosa. "È la mentalità di noi siciliani" rispondeva lui. Perché si considerava siciliano dalla testa ai piedi. E chi sa che non lo fosse veramente...”
Se le parole in sé hanno un senso e se esse non mentono troppo, ciò dimostra che l’anima del popolo siciliano capisce meglio e diversamente il significato della parola mafia.
Ma torniamo alla nostra America: che cosa fanno effettivamente le autorità, i cittadini e la società civile? Continuano a discutere di tutti i mali del mondo e di tutte le barbarie del cielo, tranne che della loro follia.
Follia? è un eufemismo mistificatore dietro il quale si nasconde la vera natura di questo male terribile e barbaro che affligge l’America.
Sì, la libera circolazione delle armi è fondamentale in questi massacri: lo è nella misura in cui dà forma fisica ai massacri e determina il numero di vittime.
Ma finché l’America e i suoi alleati - ma sono davvero amici o alleati coloro che non ci mostrano i nostri problemi e la nostra debolezza? - non procederanno a una sorta di auto-analisi intelligente, onesta e seria; finché si rifiuteranno di riconoscere la natura politica di questi massacri, la nostra iper-potenza non potrà mai uscire da tale barbarie.
È ovvio che tutti i discorsi mielosi sulla fratellanza degli uomini, i loro diritti alla vita e alla dignità, ecc. ecc., non servono a un granché se dall’altra parte i potenti continuano a sfruttare le masse, se l’America continua a fare delle guerre terribili ad altri popoli e se continua ad armare il suo popolo contro… se stesso!
Ma gli americani, figli di terra madre dei discorsi sulla libertà e il rispetto dei diritti umani, non sono tutti così ingannabili.

Valori ed istinti
Gli americani qualunque sono però all’altezza della loro grande nazione e sono i primi a constatare tali contraddizioni.
È quindi evidente che i cittadini americani, dal più semplice al genio, riescono a capire il significato di questo esempio di condotta ufficiale del loro governo, fondamentalmente violento, eretto a dottrina strategica, anzi a ragion di stato, da cui derivano tutte le conseguenze immaginabili.
Infatti ciò che i cittadini americani registrano attraverso i discorsi mistificanti dei loro governanti e dei loro amici e alleati è una sorta di ricetta per una vita dignitosa e anche gloriosa: imparano così che valori come libertà, diritto, rispetto, prosperità e dignità sono l’espressione epifenomenica degli istinti predatori.
E allora è altrettanto evidente che una tale ricetta insegna loro la cultura di risolvere i loro minimi conflitti con tutto quello che hanno in materia d’astuzia e - se ci riescono e perché no? - con tutto l’arsenale che hanno nelle loro case e nei loro cassetti.
E poi, per un sì o per un no, essendo per loro disponibili le armi d’assalto, non ci pensano due volte a prenderle per farla finita con gli ostacoli.
E se invece il male dell’America non fosse altro che l’impulso dei suoi gruppi etnici oppressi - dai veri detentori del potere, i WASP, per denunciare comunque la loro condizione? La domanda è retorica ma l’idea che ne risulta non è male. In realtà, non essendosi autorizzate a portare alla luce del giorno le ingiustizie che subiscono - la loro infelicità e quindi la loro tendenza ad essere dissidentisti - queste etnie orribilmente ferite, castrate, umiliate e ignorate “delegano” i loro piccoli, gli autori di questi omicidi sono tendenzialmente tutti giovani, a realizzare in qualche modo il sogno di farsi giustizia che hanno nel più profondo di se stessi.
Naturalmente la potenza degli USA è ancora solida;
naturalmente i supermercati sono ancora pieni e la spazzatura anche e ciò costituisce per gli scontenti delle forti ragioni per gioire e per restare amici e fratelli tra di loro e con i loro oppressori;
naturalmente c’è ancora la pena di morte e le guerre in cantiere nel mondo che servono come delle realizzazioni mascherate di desideri malati di queste anime morte e come spinta incontrollabile degli istinti predatori di questi frustrati dell’impero;
naturalmente questo è un po’ di sale nella vita, che altrimenti scorrerebbe piatta e noiosa per chi ama gli spettacoli di violenza, perché l’uomo moderno è un grande necrofilo;
naturalmente i giornali e la televisione trovano il loro tornaconto a soddisfare la loro pulsione sadica, vorace di suspense e di scoop e, ciò va da sé, per accumulare soprattutto tonnellate di quattrini e di potere sulle opinioni della gente e il loro modo di ragionare;
naturalmente i produttori e venditori o, meglio, i trafficanti d’armi continuano ad ammassare anch’essi onori e oneri per contribuire massimamente ad assicurare agli americani modi più concreti, le armi, per esprimere il loro diritto innegabile alla libertà di espressione e di esercitare con la forza il secondo emendamento della loro costituzione.
Per questa loro psicologia schizofrenica, i trafficanti di armi agiscono come l’“homo islamicus” quando dice di applicare la sharia, mentre rinchiude sua madre in una prigione a vita!
Naturalmente c’è ancora una sorta di equilibrio, salutare per la nazione americana, dal momento che i gruppi etnici che la compongono potrebbero diventare una bomba a scoppio ritardato potentissima…
Ma il giorno in cui questo equilibrio si romperà,
quando gli altri popoli che l’America stessa opprime adesso si ribelleranno e potranno vincere,
quando i bidoni della spazzatura saranno vuoti e i problemi cominceranno a non trovare soluzioni neanche a livello metaforico,
quando tutto si trasformerà nel suo contrario, ...,
quel giorno l’America come la conosciamo oggi non saprà capire cosa le è successo e allora essa sarà solo un vecchio ricordo, doloroso e brutto e le mancheranno le lacrime stesse per piangere il suo destino... Historia docet.
Mentre le madri piangono i loro figli giovani caduti per colpa del Capitale e del traffico di armi, le misure che il presidente Obama, circondato per l’occasione da bambini, ha annunciato per combattere la “gladiatorizzazione” degli States si rivelano di poca efficacia, se il problema di fondo - la licenza di possedere e portare le armi – rimane in vigore.
Così Obama avrà pensato a tutto, tranne all’idea di emendare lo stesso II emendamento abrogandolo proprio.
Il fatalismo è un anti-valore non solo perché è anacronistico, ma anche perché è avvolto da un velo di superstizione: circondarsi di bambini per suscitare la misericordia delle lobby di pro-gun e di trafficanti di armi è un segno d’impotenza.
Naturalmente facendosi fotografare coi bambini Obama dimostra la sua capacità di comprendere gli istinti degli uomini e il loro linguaggio e di saperli usare per parlare con loro come spesso sanno fare i politici...
L’etologo Desmond Morris ha notato l’abilità che hanno i politici, i donnaioli e le cortigiane e ancor più i mendicanti ad usare la gestalt del bambino - dimensioni piccole, viso tondo e sorridente e la guancia esposta - e in sua assenza quella di un cagnolino, per innescare nel vis-à-vis le reazioni di protezione.
A questo proposito mi viene in mente l’immagine del presidente Monti che si era messo ad accarezzare per un tempo interminabile, preziosissimo per la televisione, un cagnolino bianco che la presentatrice del programma a cui è stato invitato gli aveva regalato.
Monti ha scommesso su un cane … vincente… con la forza dell’istinto.
Osserviamo i mendicanti che si fanno accompagnare da bambini, da cani sporchi e volontariamente inchinarsi di fronte al più miserabile tra gli uomini per quattro soldi... per non parlare delle prostitute e dei mercenari ...
Così Obama sta facendo di tutto per convincere i suoi concittadini a comportarsi da onorevoli cavalieri, invece di abrogare tout court l’emendamento della morte, mentre le armi continuano ad andare a ruba e i gun show continuano ad allestire le loro fiere popolarissime.
Il problema è che questi criminali sarebbero in grado, se volessero imporre al terzo mondo questa bella e sacrosanta libertà di espressione attraverso i B52, i droni obamiani, i Rafale e i Tornado. Sì gli americani sono fatalisti, se per fatalismo intendiamo l’impotenza se non l’abdicazione dei politici americani di fronte al diktat delle lobby della morte!
Anche nelle guerre che sta conducendo nello Yemen e in Somalia da anni l’America non ha perso tanta gente come in quei massacri!
Insomma non si deve calpestare il diritto delle persone a portare le armi, anche se le si utilizza contro i bambini di sei o sette anni. Quanto a questi bambini, essi hanno il diritto d’esistere solo per fare da selvaggina ai signori cacciatori.
È stato persino rilevato come la causa di questi omicidi sia l’assenza o la mancanza di armi nelle scuole per il loro divieto!
Ci vogliono più armi nelle scuole per avere meno vittime! E se questo argomento sorprende, esso è di una logica stringente secondo alcuni difensori della libera circolazione di armi da fuoco. Lo stesso giorno della strage di Newtown, il 14 dicembre, Larry Pratt, che dirige il Gun Owners Association of America, disse: “Le leggi federali e nazionali hanno decretato che nessun adulto ha il diritto di avere un’arma a scuola di Newtown, dove sono stati uccisi i bambini. Questa tragedia sottolinea l’urgenza di liberarsi da queste restrizioni negli ambiti scolastici.”
Questo interesse per i bambini americani mi è stato dettato innanzitutto da una mia presa di coscienza personale. Perché se i bambini del terzo mondo soffrono, è un po’ a causa della storia: i loro paesi - ammesso che i neocolonialisti glielo consentissero - non possono ancora riprendersi dai colpi mortali e dai disastri che hanno sofferto per il colonialismo classico.
Ma la sofferenza dei bambini americani wasp e non wasp è diversa. Si tratta di un dolore voluto e concretizzato dai rapaci trafficanti di armi e dai sofisti teorici e apologisti accecati dal basso interesse - giornalisti, intellettuali e giuristi complici - che mantengono vivo in modo artificiale un emendamento necrotizzato chiamando a pretesto il rispetto della Costituzione !
Poi, come dice Gramsci, il fatto di avere la possibilità di criticare non dovrebbe darci la licenza di dire cose stupide, ma solo quella di fare delle ipotesi e creare alternative e altre vedute per delineare i mali e trovare loro i rimedi.
Mi sono interessato dell’America perché questa nazione è la capitale del mondo e, come tale, è anche la mia capitale e non può che interessare me, come mi interessa Costantina, la mia città natale o Algeri come capitale dell’Algeria ...
Questa America è presente in me e io sono presente in essa ... e così è per tutti gli abitanti della terra, dannati o no che siano.
“Sono sempre stato dell’idea che la verità abbia in sé la sua stessa medicina, e che essa sia, in ogni caso, preferibile al silenzio prolungato che è tra l’altro offensivo e degradante per colui che sta zitto…” cito ancora Antonio Gramsci.
Il silenzio non è necessariamente d’oro, al contrario a volte è di fuoco e fonte perciò di molti malintesi e dolori.
A questo proposito l’algerino direbbe: “Il bastardo è figlio del silenzio!”
Ma i bambini e i giovani in generale sembrano essere nati per morire. E un simile destino sembra una sorta di iniziazione atroce, o una sorta di selezione sociale assurda e atroce.
E certo non sono i fronti che mancano a nutrire questo olocausto! Prima le guerre, poi la ragion di Stato, la difesa di un emendamento, il mercenarismo, la pena capitale…

Inizio pagina

Home | Archivio | Cerca

Archivio

Anno 9, Numero 39
March 2013

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links