Nota biografica | Versione lettura |
terremoto delle nove e tre minuti, 20 maggio la mia tazza trema e forma un istmo di latte tra isole di panna terremoto corrusco singhiozzo tra costole d'appennino non atteso lascito di un mattino altrimenti medusa stanca semichiusa finestra crollano i duomi i bambini escono di scuola per la mano bucano coi loro spilli la gonfia sacca del tempo: visi e strilli piegati dall’obliqua frenesia di un ballo durante geografia ed è ansia, emergenza accendersi e spegnersi di monitor casuale lampo di forbici in mezzo al rovello di mutismi che spreme la gola ma in fondo per me e la mia colazione non è più che un guscio d’uovo che s’incrina non più di un pantalone strappato chiederò magari una sarta che rammendi il cavallo come suonando un violoncello o una sorta e già che ci sono una massaia che coli gli albumi nel lavello ma c’è qualcuno a cui non basti rifarmi l’orlo? qualcuno che voglia di me salvare il tuorlo?