Nota biografica | Versione lettura |
(ORISTANO) Nelle viscere dell’Ipogeo - un ago, il fanciullo gioca a nascondino. Non teme il sacro l’infanzia, non intende tabù. Ma l’uomo attende la semina - pesca muggini. Altrove, sulle superbe rocce, risuona, sospeso - il mare. (2005)
E quando, nel pentagramma
di questa tremula sera, saprai
di esserti persa - mentre
la madre strabuzza gli occhi
e più non può svelare
il cruccio - in quale scrigno
serbato è il ricordo?
E quando volgerai lo sguardo,
e vedrai, dalla tua carne,
crescere un fragile virgulto;
il bambino a cui avresti voluto
offrire il tempo che ti rubava
le ore - ragazzina, nemmeno
sapevi come addolcire i mesi!
E quando sarai certa
di avere accolto l’ostinata vita
- scorgerai, nei suoi serali capricci,
nelle sue vaghe perplessità,
quella luce che potrà, dalle ombre,
risvegliare ancora albe certe.
Le stelle, allora, oltre le nubi,
canteranno, leggiadre
- uno scarmigliato inno all’amore.
(2011)